
Il suono dei violini Stradivari è davvero migliore degli strumenti moderni e qual è il loro segreto? Dalle ricerche degli scienziati ai pareri dei violinisti e del pubblico: le teorie per capire come i liutai di qualche secolo fa ottenevano sonorità così particolari
La liuteria italiana ha una storia antica e prestigiosa di cui i violini Stradivari rappresentano il fiore all’occhiello riconosciuto in tutto il mondo. Sono secoli che costruttori di strumenti e scienziati spendono il loro tempo per realizzare il violino dal suono migliore. Per svelare il segreto dei più famosi strumenti musicali antichi oggi si possono analizzare materiali e caratteristiche con tecnologie sempre più sofisticate.
Le origini del violino nella forma e nell’accordatura odierna risalgono al XVI secolo in particolare nelle città di Venezia, Brescia ma soprattutto Cremona. I violini Stradivari fanno parte di una tradizione italiana che comprende liutai come Andrea Amati e i suoi figli e discepoli come Antonio Stradivari, Andrea Guarneri, Giovanni Battista Ruggeri e Francesco Rogeri. Ma se alla fine gli strumenti moderni fossero addirittura migliori di quelli antichi?
Indice
- Violini Stradivari esistenti
- Legno dei violini Stradivari
- Vernice dei violini
- Violini Stradivari vs. moderni
- Il segreto degli Stradivari
Violini Stradivari esistenti
Suonare un violino Stradivari è il sogno di ogni musicista, il suono è ineguagliabile per intensità e grazia, ma solo pochi fortunati hanno questa possibilità. In tutto il mondo ne rimangono ancora circa solo 700 esemplari, ognuno dal valore di diversi milioni di euro e prima o poi potrebbero non essercene più. Cosa non impossibile se pensiamo alla fine dello strumento del violinista inglese David Garret, che subito dopo un’esibizione a Londra è inciampiato sul suo violino da 3 milioni di euro distruggendolo completamente.
I collezionisti sono disposti a fare follie per aggiudicarsi pezzi unici. Lo Stradivari Lady Blunt del 1721 così chiamato perchè appartenuto per trent’anni a Anne Blunt, nipote del poeta inglese Lord Byron, è stato venduto nel 2011 per 15,9 milioni di euro. La casa d’aste newyorchese Tarisio nel 2022 ha venduto per 13 milini di dollari uno strumento suonato da Toscha Seidel anche nel musical hollywoodiano del 1939 Il mago di Oz.
Perchè gli Stradivari costano così tanto e qual’è la vera magia dei violini del liutaio cremonese vissuto a cavallo del ‘700? A Cremona c’è un Museo del Violino diviso in dieci sale che ne tracciano la storia dalle origini al suo utilizzo nel cinema tra immagini, reperti, video e suoni, passando per l’esposizione di strumenti dei grandi maestri. La leggenda racconta che Stradivari utilizzasse solo alberi trentini della Val di Fiemme e che facendo rotolare i tronchi ne ascoltasse prima il suono per scegliere i migliori. Ma forse c’è dell’altro.
Legno dei violini Stradivari
Quando si parla segreto dei violini Stradivari ci sono teorie che combinano chimica, fisica e meccanica. Sembra di vedere il mago Merlino alle prese con pozioni magiche segrete in cui immergere il violino per ottenere un suono meraviglioso in un susseguirsi di leggende, legni magici e fenomeni chimici. Ogni tanto c’è uno scienziato che annuncia la scoperta di una ricetta magica che tira in ballo curvatura, spessore, inclinazione, colore, ossidazione, resine, idrolisi.
Il suono è dato dalla forma o dal materiale? Certamente i violini Stradivari più invecchiano e migliorano. Per quale motivo? Al Mount Sinai Hospital di New York, cinque violini Stradivari e sette violini contemporanei sono stati messi a confronto. Analizzati con una Tac hanno mostrato precise differenze ed in particolare sarebbe l’omogeneità della densità del legno a renderlo superiori rispetto ai violini moderni.
Il rischio quando si fanno questi studi è che il prezioso strumento si danneggi anche mentre se ne studiano le caratteristiche costruttive. Per evitare spiacevoli inconvenienti, un ricercatore olandese del centro medico dell’Università di Leida (LUMC) ha messo a punto un programma al computer per rilevare la densità del legno in modo non invasivo, partendo dall’idea che proprio la densità del legno abbia un impatto preciso sull’efficacia delle vibrazioni e quindi nella produzione del suono.
Vernice dei violini
E se piuttosto del legno il segreto dei violini Stradivari dipendesse dal trattamento anti tarlo della vernice? Le teorie sulla composizione chimica delle vernici che ricoprono lo strumento sono le più considerate negli ultimi anni. Secondo queste teorie lo strato di vernice che ricopre gli strumenti non ha solo uno scopo estetico e di mantenimento delle caratteristiche fisiche e tecniche, ma svolge anche un ruolo determinante nella qualità complessiva del suono dello strumento.
Bruciando minuscoli schegge di legno dai lavori di restauro fatti su alcuni violini Stradivari e Guarneri, Nagyvary, biochimico ungherese dell’università del Texas, è arrivato ad una conclusione. Gli antichi liutai del Seicento e del Settecento trattavano il legno in un modo del tutto sconosciuto ai colleghi francesi e inglesi. Per sconfiggere i tarli avrebbero sperimentato un mix di sostanze come borace (detergente o antisettico), fluoruro, cromo e sali di ferro. Interagendo con il legno questi agenti chimici avrebbe avuto come effetto “secondario” conferire ai violini un suono ineguagliabile, arrivato fino ai giorni nostri.
I ricercatori svizzeri del laboratorio di Scienza dei Materiali e Tecnologia sono arrivati ad una conclusione simile. Oltre al tipo di legno è la vernice ad essere decisiva nel modificare le proprietà vibro-acustiche degli strumenti da cui dipende un suono più o meno caldo . Utilizzando una tomografia a raggi X su quattro diverse vernici su legno di abete rosso proveniente dalla Norvegia, hanno scoperto che la composizione chimica della vernice e la sua capacità di penetrare nel legno modifica lo smorzamento delle vibrazioni.
Violini Stradivari vs. moderni
Tra Tac, spettroscopie, risonanze magnetiche a infrarossi nucleari, nessuna tecnologia potrà mai ripetere i gesti che facevano 300 anni i liutai nelle piccole botteghe artigiane. Ma possibile che le attuali tecnologie nel campo della fisica acustica non possano riprodurre e realizzare un violino con un suono altrettanto bello o forse addirittura migliore rispetto a violini Stradivari costruiti nel 1600?
La domanda se l’è posta qualche anno fa Claudia Fritz, ingegnere acuistico che insegna all’Università di Parigi e che insieme al liutaio americano Joseph Curtin organizzò una prova bendata un sul modello delle degustazioni di vino. Quando si copre l’etichetta, mischiando vini pregiati e del supermercato, non mancano sommelier che trovano ‘sfumature di nocciola acerba’ e ‘sentori’ di mirtillo in vini dozzinali da scaffale. Ma con i violini cosa succede?
21 violinisti professionisti bendati hanno suonato 6 violini, 3 antichi che compendevano due Stradivari e Guarneri dal costo complessivo di 10 milioni di euro e 3 moderni da qualche migliaio di euro. Alla fine sono risultati migliori gli strumenti recenti, uno costruito solo poche settimane prima del test. Solo 8 maestri su 21, quindi il 38% dei musicisti ha scelto uno Stradivari e non quello più prezioso, scartato da tutti e valutato come uno dei peggiori strumenti suonati nella prova.
Un’altra sfida tra violini Stradivari e moderni pubblicata sulla rivista scientifica statunitense Pnas ha visto protagonisti un pubblico di 82 e 55 ascoltatori divisi in due sale di concerto a New York e Parigi. I violini preferiti, suonati dietro a uno schermo da violinisti bendati che ahnno eseguito un repertorio di pezzi solisti e con orchestra, ancora una volta sono risultati quelli moderni.
Il segreto degli Stradivari
Quale sarebbe il segreto degli Stradivari se i violini moderni vengono preferiti da violinisti e ascoltatori? In realtà altre ricerche come quella condotta ricercatori del Politecnico di Milano e dell’università di Padova e pubblicata sul Journal of the Acoustical Society of America, hanno apprezzato il suono degli Stradivari individuando un “particolare bilanciamento di apertura, chiarezza e nasalità”.
Insomma quando si parla di violini Stradivari non tutti sembrano essere d’accordo. Già nel 2012 i liutai di Cremona dissero che le prove viste in precedenza non erano attendibili, ma frutto dell’invidia francese nei confronti di un primato ancora tutto italiano. Salvatore Accardo, uno dei massimi violinisti italiani, ha sostenuto come ormai manchi una cultura della qualità del suono. Gli appassionati di musica classica nelle sale da concerto non sono più in grado di capire le differenze come i giovani non capiscono più la differenza tra musica analogica e digitale.
Oltre ai fattori musicali e culturali c’è poi chi azzarda che il neuromarketing abbia la sua parte perchè, come per qualsiasi prodotto, anche per il suono di un violino l’aspettativa potrebbe sostituire la realtà. Se non fossero stati bendati, violinisti e pubblico avrebbero risposto in modo diverso? Antonio Stradivari nel 1600 non poteva immaginare che il suo mito, dopo oltre 400 anni, oltre che con la tecnologia avrebbe dovuto fare i conti con l’emotività dei consumatori.