Dall’origine della musica nella preistoria ai primi strumenti antichi che greci e romani suonavano millenni fa. I ritrovamenti archeologici e gli studi sull’importanza dei suoni nel favorire l’evoluzione biologica e sociale dell’uomo

Oggi le canzoni si ascoltano in streaming mentre i giovani si dilettano a remixare loop con le ultime app musicali. Il nostro sguardo è sempre proiettato al futuro anche nella musica. Pochi però si chiedono quale sia il tortuoso percorso tra biologia, scienza e arte che nel corso dei millenni ha permesso di sviluppare i primi strumenti antichi a partire dalla preistoria per arrivare a tutto ciò che oggi produciamo e ascoltiamo.

Scoprire quali siano le origini della musica, prima ancora della sua recente storia, è un tema che da sempre affascina scienziati, archeologi, antropologi, biologi, musicologi, psicologi, neuroscienziati e filosofi. Molti di loro sostengono che il modo con cui creiamo e percepiamo i suoni sia alla base del linguaggio e quindi dell’evoluzione biologica, culturale e sociale dell’uomo. Tanto basta per cercare di capire come siano andate effettivamente le cose.

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Quando è nata la musica?

L’uomo attraverso l’orecchio percepisce le vibrazioni dei suoni che vengono elaborate dal cervello per comprendero il mondo. Udire in modo preciso i suoni è ciò che ci differenzia da molti animali. Siamo però gli unici ad avere la capacità di produrli anche in modo consapevole costruendo strumenti o utilizzando il tono della voce per comunicare ma anche per sedurre. Non a caso per Charles Darwin la capacità di creare ritmi, melodie e armonie ha a che vedere con la selezione naturale.

Sul fatto che i musicisti siano latin lovers esiste un’ampia bibliografa ma secondo il filosofo Jean-Jacques Rousseau c’è qualcosa in più. A livello evolutivo non basta considerare la musica solo come richiamo sessuale sul modello degli uccelli. Gli studiosi sostengono che il linguaggio musicale sia alla base delle civiltà perchè ben prima delle tribù giovanili moderne che costruiscono personalità attorno ad un genere musicale, la musica aveva già reso l’uomo primitivo capace di sentire e trasmettere emozioni.

Quando 2 milioni di anni fa sulla terra prese il sopravvento l’homo erectus, un cervello sempre più grande favorì l’invenzione di attrezzi e strumenti sofisticati che migliorarono alimentazione, corpo e mente. Nel frattempo si sviluppò una nuova sensibilità ed espressività mimica e vocale in una ‘musilingua’ primordiale che consentì una comunicazione migliore all’interno di gruppi che costituirono l’embrione delle future società.

Strumenti musicali preistorici

Una ulteriore evoluzione dell’uomo è avvenuta circa 200 mila anni fa quando il cervello dell’homo sapiens cominciò a separare il linguaggio dai suoni. Mentre si inventarono parole per definire cose e azioni, la musica si fece largo nei riti collettivi simbolici. Esistono ritrovamenti archeologici e pitture rupestri nelle caverne che testimoniano l’utilizzo di vari strumenti a fiato, percussivi o in grado di produrre particolari rumori.

Un flauto preistorico con buchi per le dita realizzato con ossa animali risalente a 43 mila anni fa è stato trovato nella caverna di Hohle Fels in Germania. Nelle pitture rupestri si vedono persone che danzano utilizzando strumenti aerofoni a corde fatti ruotare per produrre ronzii. Nei rituali i ricercatori credono che gli abitanti delle caverne usassero anche i cosiddetti litofoni, particolari rocce che percosse creavano rumori simili a gong.

Strumenti musicali antichi

La musica prima come vocalità e poi come consapevole emissione di suoni e note si sviluppa quindi contemporaneamente all’evoluzione biologica dell’uomo. Insieme alle modifiche del corpo e della mente cresce la capacità di creare nuovi strumenti prima percussivi, poi a fiato e via via a corde sempre più sofisticati. Sono serviti milioni di anni per arrivare ad arpe, chitarre, clavicembali, pianoforti fino alle tastiere elettroniche moderne. La possibilità di creare musica con l’intelligenza artificiale non è altro che l’ennesimo episodio di questa evoluzione.

Quando sono stati inventati i primi strumenti musicali antichi che ricalcano in qualche modo nella forma e suono quelli moderni? Si hanno tracce di musica nell’antica Grecia fin dal VI secolo A.C., mentre si sa che canti e strumenti accompagna la civiltà romana fino alla caduta dell’impero. Come suonavano? Ovviamente non esistono registrazioni ma solo documenti scritti. Ma gli studiosi oggi hanno a disposizione sistemi tecnologici molto potenti per risalire al loro suono.

Com’è possibile ricostruire forma e timbro degli strumento antichi? La tecnica utilizzata richiede sofisticati software e potenti computer e prende il nome di ‘physical modeling’, ovvero sintesi per modelli fisici. In pratica, a partire da resti di scavi archeologici, si usano equazioni matematiche ed algoritmi che simulano non solo il comportamento fisico dello strumento, ma anche la sua reazione al suono.

Strumenti antica Grecia

Tra gli strumenti dell’antica Grecia nei ritrovamenti di opere pittoriche o nelle descrizioni dei poeti dell’antichità c’è l’Epigonion. É uno strumento di legno a corde di cui finora si erano avute notizie solo attraverso la letteratura o l’archeologia. Come molti strumenti antichi era suonato in due diversi modi: pizzicando le corde o percuotendole con un martelletto, proprio come molti millenni dopo avverrà con l’arpa o il pianoforte.

Il suono dell’Epigonion in effetti è molto simile a quello di strumenti musicali moderni come l’arpa e il clavicembalo. I ricercatori del progetto Astra (Ancient Instruments Sound Timbre Reconstruction Application) coordinati dal Conservatorio di Salerno e dal Cern di Ginevra per scoprirlo hanno usato la sintesi per modelli fisici. Particolari equazioni matematiche e algoritmi hanno realizzato una copia virtuale dello strumento con gli stessi materiali e tecniche costruttive, fino ad imitare anche il modo in cui veniva suonato.

Quale spartito fare suonare all’Epigonion? Dato che la musica dell’antica Grecia non era scritta ma si tramandava oralmente, i ricercatori hanno pensato di eseguire uno spartito medievale. Il risultato che si può vedere nel video seguente è certamente interessante. L’esperimento permette di ascoltare le melodie del passato utilizzando dati certi senza affidarsi alle semplice supposizioni di copie realizzate in scala.

Lituus strumento antica Roma

Tra gli strumenti antichi usati nell’antica Roma c’è  Lituus, uno strumento a fiato simile alla tromba. Di lui si persero le tracce oltre 300 anni fa. Grazie all’aiuto di un nuovo software utilizzato da un gruppo di scienziati scozzesi della Epsrc (Engineering and Physical Sciences Research Council) dell’Universita’ di Edimburgo, lo strumento è stato ricostruito in collaborazione con gli strumentisti svizzeri della Schola Cantorum Basiliensis.

La ricostruzione del Lituus è stata resa possibile sulla base di ricerche effettuate su strumenti analoghi. Il risultato è uno strumento lungo 2,4 metri simile ad una tromba, con una campana svasata nella sua parte terminale. Gli esperti della Schola Cantorum, conservatorio focalizzato sulla musica antica, hanno suggerito ai ricercatori non solo il timbro e il tipo di suono che avrebbe potuto avere lo strumento originale, ma anche la modalità con cui veniva suonato.

Il suono del Lituus è molto acuto, ha una gamma tonale decisamente limitata ed molto difficile da suonare. Con i due esemplari realizzati nella forma che il Lituus aveva in epoca mediovale, gli strumentisti della Schola Cantorum Basiliensis hanno eseguito il mottetto “O Jesu Christ, meins Lebens Licht (BWV 118)” di Bach. La forma dello strumento in epoca Etrusca e Romana era leggermente diversa, curvo alla fine come il Carnyx dei Galli. Il suo suono pungente veniva utilizzato dai militari come segnale durante le battaglie.