Dai muri e vagoni di periferia alle mostre internazionali, la street art esce dai ghetti e diventa espressione di arte contemporanea. Il design partecipativo coinvolge i cittadini con laboratori artistici a cielo aperto che combattono il degrado creando bellezza

La street art è un lotta pacifica e colorata per sensibilizzare e unire le persone. Sarà per via delle crisi economiche ma negli ultimi anni c’è stata una vera e propria esplosione di opere e murales in ogni luogo del mondo. Non ci sono più solo writers che colorano in forma anonima i muri delle metropolitane, ma sono le stesse istituzioni cittadine a sfruttare la forza comunicativa delle opere coinvolgendo gli artisti in programmi per combattere il degrado delle periferie.

Se la cultura è un motore di sviluppo economico, la street art è una forma d’arte contemporanea che a partire dalle difficili dinamiche sociali delle periferie, ridisegna quartieri e crea bellezza. L’artista di strada dialoga con i luoghi e la gente, si confronta con il sistema e ne denuncia le ingiustizie. Le opere hanno un impatto visivo immediato, il cui scopo è scuotere il cittadino distratto generando dubbi, domande e una nuova consapevolezza.

Indice

Origine street art

Si possono trovare similitudini perfino tra street art e l’arte preistorica dei graffiti, ma pensando al presente, le prime opere e murales furono disegnate da bande di giovani armati di bombolette spray su vagoni di treni e muri di New York negli anni ’20 e ’30. Dalla fine del ‘900 l’arte di strada esce dalla clandestinità imponendosi come vera e propria espressione artistica che include murales, installazioni, performance e video arte.

Da attività illegale e sovversiva, la street art, pur rimanendo un movimento libero e autonomo impossibile da catalogare, è stata inglobata nella cultura popolare dei mass media. Gli artisti di strada disegnando sui muri abbandonati dei quartieri cittadini hanno trasformato le periferie americane in vere e proprie mete turistiche. Firmati da artisti divenuti famosi in tutto il mondo, alcuni murales resistono alle intemperie come mostre a cielo aperto fuori dai circuiti turistici tradizionali.

Ad esempio a San Francisco si contano 776 opere e murales creati negli anni settanta e nei decenni successivi. Lo stesso Keith Haring ha sempre elogiato i muri delle città con luogo prediletto per esprimere l’arte. Non a caso la suo ultimo lavoro prima di morire è stato Tuttomondo, un murales realizzato nel 1989, che occupa 180 metri quadrati della parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio Abate a Pisa.

Street art e contro mercato

Street art, muralismo e arte urbana nascono come ecosistema che utilizza l’arte per protestare, esprimere concetti e migliorare le cose. Mentre nella sale del potere si prendono decisioni che riguardano l’umanità, fuori, sui muri delle strade periferiche gli artisti esprimono la propria creatività nelle forme più diverse contro un sistema che cerca di omologare tutti dal punto di vista culturale ed economico.

L’arte di strada é un movimento in continua evoluzione difficile da circoscrivere: per sua stessa natura lavora contro il sistema e i limiti imposti. Eppure oggi anche il mondo della street art non sfugge dalle contraddizioni e dal valore economico. Se alcune opere come i quadri di Bansky sono tra le più quotate al mondo, la street art non ha ancora una precisa definizione in ambito artistico.

Quando si parla di street art le polemiche non mancano mai, specie in Italia: legale o illegale, fuori o dentro il mercato, lontano da ogni definizione. Gli stessi artisti se lo domandano: é un movimento o una vera forma d’arte contemporanea? E’ anche difficile conservare i murales nel tempo, ma oggi fotografia e social consentono di catalogare e diffondere opere magari destinate a scomparire mentre applicazioni per smartphone forniscono percorsi guidati nelle grandi città per gli amanti del genere.

Arte di strada e turismo

La street art può essere un modo per riqualificare le zone periferiche e attrarre turismo? Di certo è un fenomeno in continua evoluzione. Non resta che osservare i lavori dei maggiori esponenti italiani come Blu, Ericalcane, Ozmo, Alice Pasquini, Pao e Millo solo per citarne alcuni. Le loro opere riempono muri di città come Milano, Torino, Padova, Bologna, Genova, Firenze, Roma fino a Bari e Palermo, ma anche quelle di piccoli paesi sconosciuti.

Il comune di Assemini della città metropolitana di Cagliari si è voluto dare un nuovo look affidandosi alla cura di artisti locali liberi di esprimere la propria arte sui muri. Le tecniche utilizzate sono le più disparate. Stencil, pray, sticker, muralismo, poster spesso si mescolano tra loro adattandosi all’ambiente e alle tematiche che l’artista vuole esprimere. Il tutto diventa un volano turistico dato che è possibile assistere a performance dal vivo partecipando a Festival di street art organizzati in paesi dimenticati e periferie di grandi città.

Anche Milano con le sue periferie sempre più intraprendenti da un punto di vista culturale ed artistico non poteva che diventare il fulcro dei graffiti e più in general dell’arte grafica. Si chiama Milano Graphic Festival ed è un evento evento dedicato all’immagine visiva che comprende mostre, lzionoi, laboratori, installazioni e visite guidate. Per l’inaugurazione è stato realizzato un murales lungo quasi 60 metri sul muro di una strada che conduce a Quarto Oggiaro.

Street art e murales famosi

In Europa Berlino è tra le capitali all’avanguardia nella street art. Custodisce il più grande murale al mondo fatto su un edificio abitato. Si tratta di 22mila metri quadri di affresco distribuito su tre palazzi in maniera continuativa. Altri esempi eccezionali sono presenti sul territorio e proprio a Berlino esiste il primo museo dedicato alla street art. Si chiama Urban Nation museum ed è un luogo privilegiato per mostre, ricerca e programmi educativi.

Bristol in Gran Bretagna é forse tra le mete più gettonate per i murales d’autore dato che é la città natale di Banksy, tra i più famosi writers al mondo. E non è il solo. A partire dagli anni 90 sono accorsi artisti da tutto il mondo per esprimere sé stessi. Interi quartieri si sono trasformati in cattedrali artistiche dove esistono percorsi organizzati che mischiano arte decorativa e denuncia politica.

Negli Emirati Arabi a Dubai la street art cambia ancora faccia e rendendo più attraenti grattacieli, centri commerciali e palazzi di lusso. Un museo alla luce del sole é presente proprio nel quartiere centrale, dove artisti di fama internazionale hanno partecipato al progetto decorativo con disegni di splendida fattura. Utilizzando le tecniche più disparate gli artisti parlano di questioni sociali e politiche senza dimenticare mondi fantastici. Blek Le Rat, Aiko e Nick Walker sono alcuni dei nomi emergenti che si stanno imponendo alla scena internazionale.

Design partecipativo

Oltre alla street art esistono altre forme di espressione artistica e movimenti spontanei di design partecipativo per migliorare le periferie e rendere più vivibile le città. C’è chi decora panchine, pali della luce e qualsiasi oggetto all’uncinetto come nel Guerrilla Knitting e nello stesso tempo pone attenzione alle problematiche sociali o urbanistiche (Pothole Knitting) riparando buche e crepe sulle strade cittadine.

Il Guerrilla Knitting nato in America nel 2004 è un movimento nato per dare un tocco di colore a panchine, pali, staccionate e cancelli. Si avvicina al Yarn Bombing (bombardamento di filati) detto anche Fabric Graffiti Movement ideato da due ex writers di Minneapolis. Il Pothole Knitting è una deviazione del Guerrilla Knitting, più centrato su un rapporto con la strada e in particolare sui buchi e le crepe nell’asfalto pericolose soprattutto per i ciclisti. Meglio coprirle con maglieria e uncinetto colorato per enfatizzare il problema e sensibilizzare così l’opinione pubblica.

Gli esempi di design partecipativo si moltiplicano anche in Italia grazie ai social street delle città, ma idee e progetti firmati da veri e propri artisti si sono fatti strada in questa insolita forma d’arte in tutto il mondo. Un esempio è Agata Olek che nel 2002 ha ricoperto il toro di bronzo di Wall Street con un maglione rosa e blu mentre Juliana Santacruz è impegnata nel ‘mettere in evidenza’ buche e crepe nell’asfalto di Parigi.

Guerrilla gardening

Tra le forme di design partecipativo c’è anche il cosidetto Guerrilla Gardening diventato sinonimo di consapevolezza per le tematiche ambientali. Tutto nasce e funziona grazie al coinvolgimento degli abitanti della zona che organizzano azioni per creare aree verdi. Una guerra a base di semi di fiori e piante combattuta principalmente in contesti cittadini, magari degradati, fino a diffondersi e trasformarsi in movimenti internazionali.

Il Guerrilla Gardening è nato nel 1973, quando un gruppo di ambientalisti trasformò un terreno abbandonato in una zona di New York in un giardino. Attivisti giovani e di tutte le età possono contribuire a migliorare il decoro urbano piantando una piantina o un tulipano in strada, piuttosto che riutilizzando vecchie cabine del telefono come serre per coltivare piantine di vario genere. Gli orti urbani ne rappresentano una naturale evoluzione.

Arte e cultura possono migliorare le periferie se vengono vissute ed elaborate dalle comunità dei luoghi anche con progetti multidisciplinari che uniscono formazione, arte ed ecologia del territorio. Ad esempio il progetto Systema Naturae dell’artista Emanuele Poki unisce street art, educazione ambientale e progettazione di spazi verdi per insegnare ai ragazzi un nuovo contatto con la natura.