Il rapporto tra soldi e felicità: come la ricchezza può influenzare soddisfazione personale, benessere e relazioni sociali. Quanto denaro bisogna guadagnare per vivere bene e come trattare i soldi per vivere in modo pieno ed equilibrato?

Nella società moderna spesso si associa la felicità al possesso di denaro e beni materiali. Molti si chiedono se i soldi facciano la felicità, o se ci sia qualcosa di più importante nella vita. La risposta non è semplice, perché dipende da molti fattori, come le aspettative, i valori, le esperienze e le circostanze di ciascuno. La ricerca della sicurezza finanziaria può fornire una certa tranquillità, ma fino a che punto soldi e felicità percorrono strade parallele?

In questo articolo cercheremo di analizzare il rapporto tra soldi e felicità da diverse prospettive, basandoci su studi scientifici, testimonianze e riflessioni filosofiche. Vedremo quali sono i vantaggi e gli svantaggi di avere molti o pochi soldi, come influenzano la nostra salute mentale e fisica, come si relazionano con le altre sfere della nostra esistenza, come il lavoro, la famiglia, gli amici, le passioni e come trovare un equilibrio tra vita e denaro.

Indice

Soldi felicità e successo

Esiste un legame tra soldi e felicità? E se sì, quanto è forte e in che modo si manifesta? Queste sono domande che da sempre interessano gli studiosi di psicologia, economia, sociologia e altre discipline. Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi esperimenti e sondaggi per cercare di dare una risposta basata su dati oggettivi e non solo su opinioni personali. I risultati sono spesso contrastanti o parziali, ma ci offrono comunque degli spunti interessanti per riflettere.

La società in cui viviamo sembra suggerire che il valore delle persone sia direttamente proporzionale al conto in banca e alla capacità di consumo. Lavoriamo tutti come matti per fare soldi, spesso per acquistare e circondarci di cose inutili. Tra le tante cose positive di un modello di società occidentale che ha portato libertà e democrazia, lo sviluppo economico produce un consumismo sfrenato che ha conseguenze sia sul piano sociale che personale.

Nel mondo crescono le disuaglianze e le disparità economiche che creano ingiustizie, corruzione, guerre e migrazioni, senza considerare l’impatto ambientale insostenibile dei moderni stili di vita. A livello personale siamo tutti continuamente bombardati da stimoli consumistici, con il rischio che il senso della vita e la soddisfazione personale si riducano al possesso di beni capaci di offrire l’apparenza di status elevato.

La ricerca della sicurezza finanziaria può fornire una certa tranquillità, ma fino a che punto i soldi contribuiscono effettivamente alla felicità? Fare soldi è una aspirazione che al posto di migliorare la vita può finire col rovinarla? Gli studi dimostrano che oltre a un certo livello di reddito che soddisfa i bisogni fondamentali e qualcosa in più, l’aumento della ricchezza non correla direttamente con una maggiore soddisfazione personale.

Ricchezza e felicità

Secondo gli psicologi avere molti soldi non è detto che renda più felici migliorando il proprio stato d’animo, ma potrebbe creare solo un sacco di problemi. Oltre un certo livello di ricchezza aumentano è difficile amministrare il patrimonio e cambiano i livelli di ambizione. Più si è ricchi e più aumenta il bisogno di ricchezza perchè lo stato sociale ed economico è sempre relativo al mondo di cui facciamo parte.

La ricchezza è legata e all’identità personale in un mix di status, potere e ruoli sociali che in qualsiasi contesto fanno scattare una competizione senza fine per tenere il passo con amici, familiari, colleghi di lavoro con cui si condivide la vita. Il rapporto tra ricchezza e felicità è strettamente correlato a come ci considerano amici, parenti e colleghi ricchi o poveri, insieme al costo della vita del luogo in cui viviamo.

Il reddito pro capite conta poco dato che tendiamo a non bastarci mai, ci confrontiamo sempre con gli altri e troviamo chi è meglio di noi. Ciò vale a livello di carriera, stipendio, dimensioni della casa, tipologia di vacanze e scuole frequentate dai figli. Ma se nelle persone a reddito medio guadagnare di più può essere uno stimolo a migliorarsi, nei super ricchi può diventare una vera ossessione.

Oltre una determinata ricchezza personale si scatena un gap aspirazionale infinito tra reddito percepito e ambito, tale da compromette seriamente il livello di soddisfazione della propria vita. Le persone molto ricche sono sempre preoccupate di perdere soldi o di investirli nel modo sbagliato. Il rischio è non avere nemmeno tempo per pensare a come godersi i soldi per stare bene da soli e insieme agli altri.

Soldi e benessere

È innegabile che i soldi abbiano un impatto sulla nostra salute, sia mentale che fisica. Chi ha più soldi può permettersi cure mediche migliori, alimentazione più sana, abitazioni più confortevoli, attività sportive e ricreative più frequenti. Questi fattori contribuiscono a prevenire o curare molte malattie, a ridurre lo stress e a migliorare la qualità della vita. Tuttavia, non sempre avere più soldi significa essere più sani.

Alcuni studi hanno mostrato che esiste una soglia oltre la quale il reddito non aumenta ulteriormente la salute, ma anzi può avere effetti negativi. Ad esempio, chi guadagna molto può essere esposto a maggiori pressioni lavorative, a conflitti familiari o sociali legati al denaro, a tentazioni di consumo eccessivo o a dipendenze da sostanze nocive. Inoltre, chi ha molti soldi può perdere il senso della gratitudine e della semplicità, due atteggiamenti che favoriscono la salute mentale.

Quindi, come trovare il giusto rapporto tra soldi e salute? La risposta dipende da ciascuno di noi, dalle nostre priorità, dalle nostre necessità e dalle nostre aspirazioni. Non esiste una formula universale che valga per tutti. Ciò che possiamo fare è cercare di essere consapevoli di come il denaro influisca sul nostro benessere per usare i soldi in modo responsabile e saggio senza lasciarci schiacciare dalla paura o dall’avidità, ma apprezzando le cose che abbiamo condividendole con gli altri.

Concentrarsi esclusivamente sul perseguimento del denaro può portare a una vita priva di significato, relazioni superficiali e stress cronico. Per essere felici conta la ricchezza relativa o di stato, ovvero il denaro guadagnato rispetto al proprio gruppo sociale di riferimento, sempre pronto a scatenare sentimenti di invidia o compassione.

I nostri soldi e gli altri

Il denaro non è solo un mezzo di scambio, ma anche un simbolo di status, di potere, di fiducia. Il modo in cui lo usiamo, lo guadagniamo, lo spendiamo, lo prestiamo, lo doniamo, lo nascondiamo, lo mostriamo, ha un impatto sulle nostre relazioni con gli altri. Il denaro può essere fonte di cooperazione o di conflitto, di generosità o di egoismo, di gratitudine o di invidia, di amore o di odio.

Uno degli aspetti più importanti delle nostre relazioni è la reciprocità, ovvero la tendenza a ricambiare i favori e le attenzioni che riceviamo dagli altri. La reciprocità può essere positiva o negativa. É positiva quando restituiamo un bene con un altro bene, ad esempio quando ringraziamo qualcuno che ci ha aiutato o regalato qualcosa. La reciprocità negativa si manifesta quando restituiamo un male con un altro male, ad esempio quando ci vendichiamo di qualcuno che ci ha fatto del male o rubato qualcosa.

Da un lato il denaro può facilitare la reciprocità positiva, perché permette di esprimere gratitudine e apprezzamento verso gli altri in modo tangibile e misurabile. Ad esempio, possiamo comprare un regalo per il nostro partner, invitare a cena un amico, fare una donazione a una causa che ci sta a cuore. Ma i soldi possono ostacolare la reciprocità positiva, perché possono creare asimmetrie e incomprensioni tra le parti coinvolte. Possiamo sentirci in debito con qualcuno che ci ha prestato dei soldi, oppure offenderci se qualcuno ci offre un servizio gratuito e noi offriamo dei soldi in cambio.

Il denaro può anche influenzare la reciprocità negativa perché permette di compensare i danni che abbiamo subito o causato agli altri in modo oggettivo e convenzionale. Ad esempio, possiamo pagare una multa per una contravvenzione, risarcire una vittima per un torto, restituire soldi che abbiamo preso in prestito. Da un altro lato i soldi possono alimentare il risentimento e la rivalità tra le parti coinvolte. Ad esempio, possiamo provare invidia verso qualcuno che ha più soldi di noi, oppure possiamo sfruttare qualcuno che ne ha meno.

Quanto guadagnare per essere felici

Se i soldi non fanno la felicità, essere poveri certo non aiuta. Quindi quanto bisogna guadagnare? Uno dei primi studi a occuparsi del rapporto tra soldi e felicità fu quello di Richard Easterlin, pubblicato nel 1974. L’autore osservò che nei paesi ricchi il livello medio di felicità non aumentava in proporzione al reddito pro capite. Questo fenomeno fu chiamato “paradosso di Easterlin” e suggeriva che oltre una certa soglia di benessere materiale, i soldi non avessero più un impatto significativo sulla soddisfazione personale.

Per la soddisfazione personale contavano di più altri fattori, come le aspettative sociali, il confronto con gli altri, la qualità delle relazioni. Studi successivi hanno confermato o confutato questa tesi, a seconda dei metodi usati e delle variabili considerate. Ad esempio, nel 2010 due economisti americani, Daniel Kahneman e Angus Deaton, analizzarono i dati di un sondaggio nazionale condotto su oltre 450 mila persone.

Distinsero due dimensioni della felicità: l’esperienza emotiva quotidiana (cioè il sentimento di gioia o tristezza che proviamo in ogni momento) e la valutazione cognitiva della propria vita (cioè il giudizio complessivo che diamo alla nostra esistenza). Scoprirono che l’esperienza emotiva migliorava con l’aumentare del reddito fino a un certo punto (circa 75 mila dollari annui), dopodiché si stabilizzava. Invece la valutazione cognitiva continuava a crescere anche con redditi molto alti, indicando che le persone ricche si sentivano più realizzate e soddisfatte della loro vita.

Molti ricercatori sono però d’accordo che oltre ad una certa soglia di ricchezza venga compromessa la felicità personale. Un recente studio pubblicato su Nature e realizzato attraverso un sondaggio su 1,7 milioni di adulti di 164 paesi, ha affermato che la soglia della felicità sia di 95 mila dollari all’anno. Anche Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia, e Matt Killingsworth, esperto di studi sulla felicità, sostegno che 100 mila dollari sia un reddito giusto per essere soddisfatti.

Nazioni ricche e felici

Se a livello personale si prova molta più gioia passando da 10 mila a 20 mila dollari e molto meno da 100 mila a 200 mila dollari, i paesi più felici sono quelli con più ampie prospettive di crescita. Chi vive in nazioni con un PIL pro capite inferiore ai 6700 dollari ha però il 12% di probabilità in meno di essere soddisfatto rispetto a paesi con un reddito di circa 18 mila dollari. Secondo gli studiosi la differenza nel livello di soddisfazione sale solo del 2% nei paesi con reddito di 54 mila dollari rispetto a quelli fermi a 20 mila dollari.

Un sondaggio realizzato dall’Ocse in 37 paesi del mondo indica che nel nord Europa ci sono paesi dove si vive meglio e con una qualità della vita migliore. Qui la crisi economica ha colpito meno duramente e non ha minato le fondamenta della società a livello di occupazione e servizi sociali. Le classifiche come il Better Life Index dell’Ocse spiegano il fenomeno anche con l’esistenza di una soddisfazione personale che va oltre i parametri economici.

La felicità delle persone non dipende solo dai soldi, ma dalla capacità della politica di offrire strumenti e servizi per migliorare la vita. Il World Happiness Report mette tra i parametri della felicità, oltre al reddito, assenza di corruzione, sostegno sociale, libertà nel compiere scelte e aspettativa di vita in buona salute. In Italia i dati Istat parlano di un livello di soddisfazione della popolazione oltre 14 anni di età pari a 6,9.

La situazione economica malgrado tutto è ritenuta soddisfacente dal 50,5% degli italiani, con evidenti grandi differenze sul territorio. Da nord a sud cambiano costo della vita e stipendi. Guardando la mappa dei redditi dichiarati si scopre che a Milano il reddito procapite e di oltre 30 mila euro all’anno, che diventano circa 25 mila euro a Roma, 20 mila a Napoli e 16 mila a Ragusa.

Vivere bene con pochi soldi

Esistono molte teorie su come non sia necessario dannarsi nel fare soldi per essere felici. Tutto parte da una domanda: quanto costano le cose che ci fanno stare bene e quali sono quelle superflue e inutili? “Se il denaro non ti rende felice, probabilmente lo spendi male” è il titolo di un libro apparso sul Journal of Consumer Psychology. Come abbiamo già visto fare soldi in quantità non è legato al concetto di benessere effettivo.

E se il segreto della felicità fosse vivere bene con pochi soldi? Quando la grande crisi economica abbia colpito larghi strati della popolazione, studiosi, psicologi, ricercatori e intellettuali durante le crisi si dedicano assiduamente ad un nuovo tema: dare senso alla povertà. Lo stesso Papa Francesco ha sempre messo in guardia l’uomo dai conflitti tra ricchezza e vanità, tra guadagno e dono o tra profitto e solidarietà.

Se fare soldi non rende felici o è una meta irraggiungibile, privarsi del superfluo non solo non costa niente e fa stare bene, ma potrebbe cambiare davvero la vita. La soluzione è fare di necessità virtù, partendo da una idea di esistenza non basata sulla ricchezza: il minimalismo. Non c’è nulla di nuovo, ma questa filosofia o un consumo consapevole fanno riflettere sulla possibilità di cambiare prospettiva nella propria vita.

Equilibrio tra soldi e felicità

La felicità non si raggiunge passando il pomeriggio al centro commerciale, o tentando la fortuna giocando i numeri al lotto con la speranza di diventare ricchi. I maniaci dello shopping compulsivo, che poi magari faticano ad arrivare a fine del mese e non hanno i soldi per fare la spesa, possono aumentare la soddisfazione personale semplicemente osservando alcune regole di carattere generale.

Chiedersi come spendiamo i nostri soldi aiuta ad essere un pò meno consumatori e un pò più cittadini ed è il primo passo per aumentare la felicità personale. Possiamo sfruttare il tempo in molti modi diversi: aiutando persone in difficoltà o anziani, oppure collaborando in piccole comunità, quartieri e condomini. Sviluppare progetti comuni e passioni, cercare di migliorare le cose di tutti i giorni, lavorando insieme, è un modo semplice per stare bene e non costa nulla.

In generale é molto più soddisfacente comperare esperienze invece di cose. Tutti possono impiegare il proprio tempo libero in modo proficuo tra bambini, anziani, lavoro, educazione, oppure dedicandosi alla cultura. Per costruire un rapporto migliore tra soldi e felicità ci sono alcune regole: aiutare gli altri invece di se stessi; comperare tanti piccoli piaceri invece di pochi grandi; spendere meno soldi in assicurazioni; pagare subito e consumare dopo e soprattutto pensare a ciò che non si sta pensando.

Nel rapporto tra soldi e felicità è importante avere una visione chiara dei nostri valori e dei nostri obiettivi, e cercare di allinearli con le scelte economiche. Se il denaro è un mezzo per realizzare i nostri sogni, per esprimere la nostra creatività, per contribuire al bene comune, allora può essere una fonte di felicità. Se invece è un fine in sé, o un modo per compensare le insicurezze o frustrazioni, allora può diventare una fonte di infelicità.