
La storia del pianoforte dall’invenzione ai migliori pianoforti digitali, acustici, verticali a coda e di design. Confronto tra forma, suono, tecnologie e prezzi di tastiere elettroniche pesate e strumenti tradizionali delle maggiori marche vendute sul mercato
Chi non ha mai desiderato suonare un pianoforte? Questo strumento rappresenta lo stato dell’arte nella musica. I migliori pianoforti da concerto hanno una sonorità imponente e un grand piano a coda è quanto di meglio si possa desiderare da uno strumento musicale. Ma anche senza arrivare a tanto, le tastiere digitali pesate hanno aperto un mondo di possibilità a livello di suoni, praticità e prezzi.
I migliori pianoforti comprendono valori, passione artigianale e ricerca spasmodica della perfezione. Un buon pianoforte a coda o verticale ha una tecnica costruttiva sopraffina che si è perfezionata in duecento anni a cominciare dall’invenzione di Bartolomeo Cristofori. Un percorso di conoscenza che ancora oggi trae ispirazione dall’antica liuteria per lanciarsi nella tecnologia digitale con nuove forme di design.
Indice
- Storia del pianoforte
- Il pianoforte moderno
- Pianoforti digitali o acustici?
- Migliori pianoforti digitali
- Pianoforti acustici verticali
- Pianoforti a coda prestigiosi
- Pianoforti di design
- Pianoforte del futuro
Storia del pianoforte
Chi ha inventato il pianoforte? La storia comincia da Bartolomeo Cristofori, liutaio cembalaro che visse tra il 1655 e il 1731. Assunto al servizio del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, non si limitò alla semplice manutenzione della collezione di clavicembali e strumenti musicali, ma volle inventare nuovi strumenti. Le carte già dal 1700 parlano del suo Arpicembalo, uno strumento a tastiera che non si limitava a pizzicare le corde come il clavicembalo, ma le poteva colpire e fare risuonare grazie ad un meccanismo a scappamento.
L’Arpicembalo era molto complesso e costoso e continuò ad essere elaborato in Europa nei decenni successivi. Cinque esemplari furono acquistati in Spagna dalla regina Maria Barbara de Braganza. Le prime composizioni dedicate al nuovo strumento furono scritte da Lodovico Giustini (1685-1743), dedicate a Don Antonio del Portogallo, zio di Maria Barbara e studente di Scarlatti. La storia del pianoforte prosegue poi in Germania per mano dell’organista di corte Gottfried Silbermann (1683-1753) che cominciò a costruirli nel 1730.
Un primo pianoforte dato in prova a Johann Sebastian Bach (1685-1750) fu scartato perchè il meccanismo dei tasti era troppo duro per suonare gli abbellimenti utilizzati nelle composizioni del maestro tedesco. I successivi miglioramenti operati dal Silbermann e dallo stesso Cristofori ebbero più successo. Alcuni pianoforti furono acquistati da Federico il Grande, re di Prussia (1740-1786) e lo stesso Bach divenne un agente di vendita promuovendo il loro utilizzo nell’Europa centrale dopo la morte del liutaio padovano.
Esistono ancora tre pianoforti di Cristofori al Metropolitan Museum of Art di New York City, al Museo di Strumenti Musicali di Roma e al Musikinstrumenten dell’Università di Lipsia. Il pianoforte del Metropolitan del 1720 è il più antico sopravvissuto. Esteriormente è simile a un clavicembalo, ha 54 tasti al posto degli attuali 88, una sola tastiera, senza possibilità di smorzare le vibrazioni e un suono molto diverso dai pianoforti moderni.
Il pianoforte moderno
I pianoforti antichi pur dotati di tasti dinamici erano delle specie di clavicembali con un suono più forte e brillante, ma senza le capacità espressive attuali. Erano quindi adatti ad accompagnare solisti o piccoli ensemble piuttosto che grandi orchestre. L’evoluzione della meccanica nel corso dell’ottocento ha permesso di costruire modelli sempre più performanti e simili a quelli dei giorni nostri.
Il pianoforte ha giocato un ruolo fondamentale sia nella storia della musica che nell’immaginario dei musicisti e del pubblico per suono e versatilità della gamma dinamica, melodica e armonica. Rispetto agli altri strumenti c’è l’immediatezza della visualizzazione delle note ma anche il prestigio della forma e la mole imponente dei pianoforti a coda. Essendo uno strumento armonico, tra i musicisti è sempre stato considerato lo strumento di riferimento anche per comporre.
Da Mozart in poi, pianisti virtuosi classici e jazz hanno sviluppato un enorme repertorio di spartiti per piano solo, da camera o orchestra. Dalla fine del ‘900 il pianoforte è divenuto anche un simbolo nelle case delle famiglie borghesi europee o del Nord America. Nell’era di internet, malgrado televisori da mille pollici e smartphone siano diventati i nuovi totem delle case, molti genitori fanno studiare pianoforte ai figli, pur in mezzo a mille distrazioni, ben sapendo i benefici del suonare uno strumento.
Oltre ai tradizionali pianoforti acustici verticali e a coda, oggi le maggiori case costruttrici di pianoforti realizzano pianoforti digitali. Questi strumenti non hanno corde, sono tastiere musicali elettroniche con tasti pesati che riproducono suoni campionati di piano con altoparlanti. I cosiddetti silent piano hanno corde ma meccanismi che possono escludere i martelletti quando serve (ad esempio per suonare la sera senza dare fastidio ai vicini), offrendo al pianista le stesse sensazioni di tocco e agilità dei tasti di un vero pianoforte acustico.
Pianoforti digitali o acustici?
Sempre più pianisti principianti o professionisti acquistano un pianoforte digitale al posto di uno tradizionale per questioni di convenienza, mancanza di spazio e comodità. La rivoluzione tecnologica ha colpito anche questo settore, tanto che Bechstein, una delle più blasonate e fabbriche di pianoforti verticali e a coda al mondo, ha deciso di mettere il suo marchio vicino a quello di un produttore di pianoforti e gadget elettronici come Casio.
I pianoforti digitali rispetto a quelli tradizionali verticali hanno alcuni vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi le tastiere digitali con tasti pesati costano meno, sono meno ingombranti e si adattano alle dimensioni di appartamenti moderni sempre più piccoli. Si possono suonare in casa a tutte le ore del giorno e della notte anche in cuffia. Avere un vicino pianista che si esercita varie ore al giorno infatti potrebbe recare un serio disturbo anche agli appassionati di musica.
I pianoforti digitali viceversa sono piccoli, leggeri e si possono suonare anche di notte: basta mettersi una cuffia stereo e il gioco è fatto. Per quanto riguarda il prezzo i modelli entry level digitali hanno prezzi più che abbordabili. Inoltre non vanno mai accordati contrariamente a quelli acustici che hanno fino a 230 corde che perdono tensione con l’uso e sono molto suscettibili alle variazioni di temperatura e umidità delle case.
La differenza tra pianoforti digitali e acustici è nella tastiera e nel suono. Dietro ad ogni tasto di un piano tradizionale c’è un martelletto che percuotendo una corda la fa vibrare. Il suono poi risuona all’esterno dalla tavola armonica. Come si vede nel video, il meccanismo del tasto meccanico è diverso, non esistono martelletti ed corde, ma un meccanismo che colpisce un attuatore elettronico che emula più o meno efficacemente la pressione di un tasto.
Migliori pianoforti digitali
Malgrado le ovvie differenze costruttive, i maggiori produttori di pianoforti digitali come Yamaha, Roland, Kaway, Korg e la stessa Casio, tanto per citarne alcuni, con il tempo hanno sviluppato tecnologie sempre più sofisticate per emulare in tutto e per tutto un pianoforte acustico. Ci sono riusciti? Sono sulla strada buona. Un piano digitale di ultima generazione ha sofisticati sistemi per garantire ai musicisti, non solo il suono di un vero piano a coda, ma anche sensazioni e suonabilità eccellenti.
I migliori pianoforti digitali hanno altoparlanti posizionati sia sopra che sotto la tavola armonica in modo da rendere il suono tridimensionale e profondo. Tasti in legno, come quelli usato sui pianoforti a coda e meccanismi a martello, sembrano fornire sensazioni molto reali, anche per pianisti professionisti. Pesatura dei tasti, gamma di colori e dinamica assomigliano molto agli strumenti a corde, mentre esteticamente si possono trovare soluzioni per tutti i gusti e necessità.
Yamaha La casa giapponese presenta modelli di pianoforti digitali sempre all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e della qualità del suono
Kawai Strumenti con un buon rapporto qualità prezzo classici e digitali dedicati a professionisti e appassionati che si avvicinano alla musica
Roland Tra i musicisti moderni questa marca è una delle più conosciute. Offre strumenti digitali con una qualità sonora e un tocco avanzato per lo studio
Weber Strumenti americani verticali a coda e digitali. Una storia lunga oltre un secolo fatta di passione ed esperienza
Casio Una marca di prodotti elettronici che nel settore dei pianoforti digitali ha portato sul mercato alcune soluzioni innovative nel suono che cerca di eguagliare il pianoforte a coda
Pianoforti acustici verticali
Se le tastiere digitali hanno preso decisamente il sopravvento nel mercato consumer, acquistare un pianoforte verticale a corde ha ancora senso per chi deve affrontare un percorso di studi classici. In questo caso non esiste un solo modo di intendere il suono e il tocco, ogni pianista ha le proprie esigenze e ogni maestro le proprie preferenze. Le marche elencate di seguito rappresentano l’eccellenza a livello mondiale dei produttori di pianoforti acustici verticali.
Mason & Hamlin Uno dei produttori americani più antichi e rispettati, produce strumenti dal 1854 con una accurata lavorazione artigianale
Schulze Pollmann Dalla fusione di due aziende tedesche trasferitesi in Italia, un piano dalla solidità tedesca e dal fascino italiano
Cristofori Azienda nata dall’unione di due tra i più grandi rivenditori di pianoforte americani per costruire uno strumento eccellente
Grotrian Nata nel 1835, l’azienda si tramanda di padre in figlio insieme all’amore per la musica: il 75% dei pezzi del piano è fatta a mano
Baldwin La più grande azienda americana costruttrice di pianoforte e strumenti a tastiera nata nel 1862, ora acquisita dalla Gibson Corporation
Petrof Produce pianoforti verticali e a coda dal 1864. Suono inconfondibile per grandi sale da concerto e verticali per scuole di musica e case
Schimmel Quattro generazioni di costruttori da un laboratorio di Lipsia all’inizio del 1885 fino ad oggi per pianoforti da concerto e da casa
Pianoforti a coda prestigiosi
I pianoforti a coda sono tra gli strumenti più prestigiosi per forma, suono e status che indubbiamente ancora rappresentano. Dato il notevole prezzo, i costruttori puntano da sempre alla massima qualità costruttiva per convincere i migliori pianisti di ogni epoca. Alcuni marchi sono ancora venduti, altri sono passati alla storia come il francese Pleyel fondato nel 1807 da Ignaz Pleyel, compositore e musicista amico di Joseph Haydn.
La famiglia Pleyel aveva con Chopin un rapporto di vera amicizia oltre che di collaborazione professionale. Forniva al maestro gratuitamente pianoforti verticali e a coda a seconda del tipo di timbro desiderato. In cambio il pianista si impegnava in una sorta di sponsorizzazione presso i suoi allievi e ammiratori, ricevendo una commissione del 10% sulle vendite. Scelta da pianisti come Chopin, Liszt, Debussy, Grieg, Ravel e Stravinksy, questa azienda è stato costretta a cessare l’attività dopo oltre 200 anni e 250.000 pianoforti costruiti.
Ogni piano Pleyel ha 5.000 parti separate e richiedeva per la sua costruzione fino a 1500 ore di lavoro di 20 esperti artigiani differenti. I pianoforti a coda delle marche più famose al mondo come Stenway sono cotruiti ancora all’80% in modo artigianale. Per i Fazioli realizzati a Sacile lavorano una quarantina di artigiani che dedicano 800 ore nella costruzione. Solo per la struttura sono una decina i diversi legni utilizzati.
Ogni costruttore di pianoforti a coda ha un suo segreto. La tavola armonica é il vero segreto della sonorità dei Fazioli. Viene costruita impiegando l’abete rosso proveniente dalla Val di Fiemme. Le caratteristiche di questo legno, usato anche nei leggendari violini Stradivari, sono particolarmente adatte alla costruzione di membrane risonanti dato che il suono migliora con il passare del tempo.
Fazioli Una storia iniziata nel 1978 a Sacile, in provincia di Pordenone, ma che vanta già grandi interpreti e pianisti da Hélène Grimaud a Herbie Hancock fino a Friedrich Gulda. Dalla fabbrica escono solo 120 pianoforti all’anno e il 95 % della produzione va all’estero: Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna sono i mercati principali
Steinway Da oltre 150 anni il massimo del prestigio e del suono di pianoforte acustico a coda e verticale, utilizzato dai più grandi pianisti Classici e jazz
Bösendorfer La cultura viennese del suono. l’azienda produce pianoforti dal 1828 con scelta di materiali di classe e lavorazione a mano
Blüthner 150 anni di storia dei Pianoforti per questo prestigioso marchio di strumenti made in Lipsia dal suono ricco e caldo e dall’alto artigianato costruttivo
Bechstein Una storia che parte dal 1853 passando da Debussy e Liszt, fino ai sofisticati pianoforti digitali moderni da studio
Pianoforti di design
Il pianoforte, digitale o acustico che sia, rimane il re degli strumenti. Per centinaia di anni è stato oggetti di attenzioni artistiche e sociali, status nelle case di ricchi, nobili e benestanti, prima di fare bella mostra di sè anche negli appartamenti dei comuni mortali. Oggi nelle stesse case primeggiano oggetti tecnologici di tutti i tipi, a cominciare dai televisori iper tecnologici da appendere come quadri fino all’ultimo dei mobiletti Ikea. Ma il valore degli oggetti va ben oltre l’utilizzo.
Il design è legato alla società e la progettazione ha un ruolo nel modificare le nostre vite. Così questa breve guida sul pianoforte non potevano non citare anche i pianoforti di design che lanciano nel futuro le forme di cassa armonica, telaio, tastiera e martelliera. D’altronde l’estetica degli strumenti musicali è sempre stata importante. Anche ai tempi di Bartolomeo Cristofori, quando a fine del ‘600 inventò il Fortepiano per ampliare le possibilità espressive del clavicembalo, c’erano intarsi e decorazioni nel legno che ne aumentavano il prestigio.
Trecento anni dopo sono le maggiori case costruttrici di pianoforti a doversi inventare il pianoforte digitale del futuro. Più che parlare di qualità del suono, che oramai ha raggiunto un livello eccellente, si parla di forme. Certo se per un pianista il suono rimane la cosa più importante, così come il tocco sui tasti, ma la stragrande maggioranza di chi si avvicina ad uno strumento musicale ha altre priorità e domande. La prima è: come starà il piano in casa?
Pianoforte del futuro
Nel caso del pianoforti digitali abbiamo già visto che esistono sul mercato un’infinità di varianti di modelli con diversi colori, finiture e fogge. Ma chi ha soldi e spazio per pensare ad un pianoforte a coda? Se un piano a coda Stenway nero lucido è sempre sinonimo di gran classe e anche di un bel conto in banca, Roland tempo fa ha voluto cambiare registro lanciando il Digital Piano Design Awards, un concorso di progettazione aperto a designer, musicisti, creatori di strumenti e amanti della tecnologia elettronica.
Lo scopo era realizzare un pianoforte digitale a coda del futuro rivoluzionario nello stile, originale, superiorie esteticamente ed elegante, ma che rispettasse anche la sensibilità della tradizione. Alcuni nuovi progetti sono interessanti specie nel disegno, con forme sinuose e sofisticate o aerodinamiche, magari per volare nel futuro a suon di note. Un esempio è il Facet Grand Piano creato dal designer coreano naturalizzato statunitense Jong Chan Kim.
In qusto pianoforte di design non è importante solola forma futuristica, ma anche la posizione dei diffusori all’interno di una camera audio che funziona da base e produce un suono accurato, mentre il coperchio aiuta a convogliare le onde sonore verso il pubblico in ogni direzione esso si trovi. Un display touchscreen consente di interfacciarlo con ogni fonte digitale e tipo di suono. Siamo solo agli inizi di una rivoluzione nel mondo degli strumenti musicali?