Il pettegolezzo contagia uomini e donne senza distinzioni di classe: quali sono i motivi che lo scatenano? Psicologi e sociologi cercano di fare chiarezza sui meccanismi che scatenano il gusto di sparlare degli altri

Il pettegolezzo è un fenomeno sociale diffuso, il più delle volte connotato negativamente. Il motivo è da ricercarsi nello stesso significato del termine che designa il desiderio di parlare male, di denigrare persone mettendole in cattiva luce. Gente comune, uomini politici, soubrette e famosi personaggi tv e dello spettacolo. Chiunque può essere oggetto di commenti maliziosi e inopportuni che possono rovinare carriere politiche, professionali e più in generale la vita privata delle persone.

Succede in particolare quando il pettegolezzo più leggero si trasforma in un gossip insistente animato da invidie e gelosie: ecco che i canali social diventano lo strumento privilegiato per la diffusione di notizie sul conto delle persone ignare del pericolo di condividere stati d’animo e situazioni private direttamente sulla rete. Il fatto è che dopo aver parlato dell’assente di turno, al posto di sentirsi in colpa, la coscienza si sente appagata e tranquilla. Ma allora cosa c’è dietro questa esigenza e quali sono i segnali che lo identificano?

Significato di pettegolezzo

Spettegolare significa parlare di una persona non presente ma conosciuta (almeno di nome): alle informazioni generiche sulla sua vita e abitudini si aggiungono giudizi valutativi. L’esempio è nella vita di tutti i giorni, quando due o più persone appartenenti a un gruppo di riferimento si incontrano: solitamente si inizia con riconoscere fatti e virtù positive, per poi cadere in opposti giudizi tra commenti maliziosi e inopportuni sull’onda dell’entusiasmo condiviso.

L’antropologia culturale si è occupata di questo meccanismo sociale antico nato con il linguaggio e diffuso in molte comunità progredite e non. Una modalità di sopravvivenza? Sembra che servisse a creare un clima di fiducia e a rafforzare i legami tra i membri di un gruppo: condividere un pettegolezzo diventava una forma di alleanza e di rafforzamento ma soprattutto di sicurezza contro qualcuno di esterno, individuo o gruppo sentito come ‘diverso’. In questo senso si definisce come un desiderio di uniformare i comportamenti secondo regole condivise dalla comunità appartenente.

Spettegolare è piacevole quando si riduce a una breve chiacchera innocua che non danneggia nessuno, diventa persino tranquillizzante quando si scopre che persone ritenute più fortunate hanno in realtà stessi problemi se non più gravi. Anche seguire i gossip può essere un motivo di svago per il nostro cervello che non reca alcun danno: indagare sui fatti privati di personaggi famosi ci fa sorridere e magari diventa un’occasione di condivisioni con amici.

Spettegolare allontana lo stress

Secondo gli psicologi il gusto del pettegolezzo è una modalità di comunicazione che riguarda tutti e non va denigrata. Uomini e donne, ricchi e poveri, non ci sono distinzioni. La conferma arriva dagli esperti dell’Università della California con lo studio “Gossip can have social and psychological benefits” pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology e riportato da Science Daily. Di pettegolezzo parlano psicologi sociali e sociologi famosi, mentre analisi antropologiche sottolineano il ruolo positivo del gossip e di come la sua origine sia antica e risalente ai primati.

Riferire dei fatti altrui è un modo per alleggerire la propria mente e allontanare lo stress. Grazie a una sorta di chiacchiericcio condiviso si trova conforto, si ha la possibilità di dare giudizi e di conoscersi meglio, confrontandosi con il proprio interlocutore. E non solo. Da un’analisi più approfondita sembra che con il pettegolezzo ci si senta più liberi di confrontarsi su argomenti difficili e sostenere relazioni improbabili mentre si dimenticano i problemi e si dà libero sfogo alla fantasia.

Pettegolezzo o altruismo?

Cadere nel pettegolezzo è tanto facile che molte volte non ce ne rendiamo neanche conto, anche se riguarda individui con i quali intratteniamo relazioni e condividiamo appartenenze a gruppi. Da valutare è la condizione sociale in cui il pettegolezzo si sviluppa maggiormente. Conoscere chi sono e cosa fanno gli altri, nelle comunità ristrette rappresenta una garanzia da perseguire per salvaguardare la propria stabilità e assicurare i legami collettivi. Inoltre può diventare un modo che avvicina persone diverse, libere di relazionarsi e discorrere su temi comuni, soprattutto quando non ne esistono altri.

Se è vero che tra pettegolezzo e altruismo ci sono profonde differenze, ed è solo collaborando che l’uomo si è evoluto, è vero anche che parlare degli altri in loro assenza è un modo per garantire alla collettività collaboratori migliori. Certo nel pettegolezzo la sottile differenza tra bene e male deve essere gestita con equilibrio, perchè parlare degli altri è una attività complessa che non va presa alla leggera altrimenti il rischio è cadere in ambiguità maldicenze e dannose allusioni. Forse è per questo che i bambini imparano questa arte a circa 9 anni di età, per poi progredire verso forme sempre più sofisticate da adulti.

Pettegolo a me?

Difficile ammettere di essere pettegolo. La connotazione del pettegolezzo è negativa ma le modalità sono talmente diffuse che spesso molte persone non ne sono consapevoli nascondendosi dietro a strategie comunicative più o meno velate. Secondo gli psicologici il pettegolo è una persona che ha una vita interiore povera, priva di stimoli e di passioni, centrata sull’apparenza e sulla volontà di allontanare i propri problemi occupandosi di quelli degli altri. La scarsa autostima e il bisogno di essere al centro dell’attenzione sono fattori che concorrono a creare il prototipo di pettegolo: attento ad elevare se stesso, esercitare il potere influenzare le opinioni altrui e creare complicità tra le persone.

Cadere nel pettegolezzo è facile e riguarda individui con i quali intratteniamo relazioni e condividiamo appartenenze a gruppi: conoscere chi sono e cosa fanno le altre persone all’interno di comunità ristrette e con limitati orizzonti culturali rappresenta la condizione ideale per il proliferare del pettegolezzo. Il confine tra parlare e sparlare è difficile da mantenere, il rischio è cadere in ambiguità maldicenze e dannose allusioni. Ma fare del pettegolezzo non significa solo denigrare, mettere in cattiva luce qualcuno o gettare discredito. Nella comunicazione interpersonale è un modo per riferire comportamenti poco raccomandabili riscontrati all’interno di una comunità.

Pettegolezzo a fin di bene?

Raccontare ‘storie’ sugli altri è un meccanismo psicologico ricorrente dell’animo umano. Parlando a ruota libera di vizi e virtù delle persone vicine, si allertano altri amici per prevenire comportamenti poco accettabili nel gruppo e nello stesso tempo si assicurare i legami collettivi. Il pettegolezzo diventa quindi una garanzia da perseguire per salvaguardare la propria stabilità e un modo che avvicina persone diverse: un’occasione di dialogo e di relazione per discorrere su temi comuni, soprattutto quando non ne esistono altri.

Esiste addirittura una terapia del pettegolezzo positiva per lo spirito: cosa c’è di più liberatorio che svelare a un amico del presunto tradimento di un conoscente? Ma attenzione a non esagerare con le confidenze e alle ipotesi più opinabili: il gossip si presta particolarmente a supposizioni spesso infondate che rischiano di rovinare la vita alle persone. Lo stesso fenomeno del bullismo così diffuso tra i giovani soprattutto sui social può essere attribuito in parte all’atto di spettegolare per mettere in seria difficoltà chi è più debole e reputato come diverso.

Riviste di gossip in Italia

Per gli amanti di gossip e pettegolezzo che sia il vicino di casa o la star del momento poco importa, fondamentale è trovare qualcuno con cui confrontarsi. Se una sana spettegolata liberatoria a fin di bene ogni tanto può essere una cura antistress, l’importante è darsi delle regole di buona educazione, rimanendo nei limiti della decenza e della salvaguardia altrui. Ancora una volta il fatto di poter condividere e parlare con qualcuno in un clima di socialità può essere il modo migliore per stare meglio, sorridere e allontanare le preoccupazioni.

Lo sanno bene i produttori televisivi, le riviste di settore e i siti come Gossip che vivono su dicerie e parole in libertà che riguardano Vip veri o presunti. Dai concorrenti del Grande Fratello fino ad attori, soubrette, personaggi della tv, artisti e politici, nessuno è risparmiato da malignità su carriere e storie d’amore. Da sempre c’è un’ampia letteratura di riviste cartacee dedicate al gossip in Italia dai titoli famosi come Novella 2000, Grand Hotel, Oggi, vendute in milioni di copie. Ora ne conoscete il motivo…