
L’importanza del paesaggio sonoro nel raccontare il rapporto uomo ambiente. Dal traffico automobilistico ai suoni di natura, città e nazioni: come ecologia acustica, biofonia e sonificazione studiano versi di animali e rumori della terra per capire chi siamo
Lo sapevate? Non sono solo le immagini a raccontare la storia dei luoghi che viviamo. Città, strade, piazze, natura possono essere rivelati anche da rumori e suoni a costituire un vero e proprio paesaggio sonoro. Ce ne dimentichiamo perchè per questioni evolutive la vista è il senso più sviluppato nell’uomo. Il cervello elabora le immagini per collegare informazioni, ricordi ed esperienze. Così passiamo delle ore a guardare lo smartphone, poco ad ascoltare.
Pensiamo poco al paesaggio sonoro anche perchè spesso il sottofondo quotidiano è un incubo di rumori insopportabili, traffico di automobili, lavori stradali, ristrutturazioni del vicino. Più che suoni della natura si tratta di un frastuono che elimina ogni traccia di silenzio. Ultimamente però si stanno sviluppando nuove sensibilità sui temi ambientali, dall’ecologia allo sviluppo sostenibile, che oltre all’aspetto visivo e bio chimico riflettono anche sulla pervasività del suono nelle nostre vite.
Indice
- Significato di paesaggio
- Paesaggio sonoro
- Paesaggio sonoro in città
- Paesaggio di suoni americani
- Suoni della natura
- Orchestra degli animali
Significato di paesaggio
La prima idea di paesaggio che viene in mente è antica e collegata alla vista. Tutti sappiamo che nella pittura e nella fotografia la descrizione di un ambiente può raggiungere vari livelli di profondità o poesia. Dai banali tramonti postati su Facebook fino all’artista che dà senso a ciò che vede e ascolta, c’è tutto un mondo di sensibilità, tecniche e clichè che vanno oltre l’ideale di bellezza. Il tentativo di raccontare la storia dell’uomo comprende tutte le forme d’arte, la letteratura ma anche la musica e i rumori.
Prima ancora del rapporto tra musica ed emozioni l’uso del suono per comunicare ha origini antiche se non preistoriche. E’ grazie all’evoluzione della tecnologia e dei supporti musicali, a cominciare dal fonografo, che i rumori hanno iniziato a raccontare storie prima a teatro, poi al cinema o nei videogiochi. Per non parlare di compositori visionari che con la musica del rumore hanno fatto un balzo in avanti, arrivando a unire il suono di elicotteri ai quartetti d’archi.
Paesaggio sonoro
I primi studi di paesaggio sonoro risalgono agli anni ’70, quando il compositore canadese Murray Schafer sviluppa il progetto World Soundscape Project. Altri esperimenti di soundscape composition mirano a creare un ritratto sonoro di un ambiente. Sono molteplici le discipline coinvolte in queste esperienze che a volte si allontanano dall’ambito prettamente musicale e artistico.
Il paesaggio sonoro è importante anche da un punto di vista scientifico e sociale. Il rapporto tra suoni e umani parte dall’acustica e dalla musicologia ma poi riguarda storia, etnologia, antropologia, estetica, sociologia. A livello percettivo coinvolge medicina, filosofia, pedagogia, psicologia. La sonorizzazione degli spazi ha a che fare con architettura, ingegneria, urbanistica, design, geografia, scienze della comunicazione, diritto e linguistica.
Per questo i paesaggi sonori interessano da sempre artisti e scienziati di ogni parte del mondo. Pensiamo alla possibilità di creare una storiografia degli ambienti sonori ricostruendo i suoni dei secoli scorsi, oppure a come preservare i suoni moderni affinchè non siano perduti per sempre. Tra i gruppi attivi in questa particolare forma di ascolto spicca in Italia il collettivo di artisti dell’Aisp (Archivio Paesaggi Sonori) che da molti anni raccoglie, registra e archivia centinaia di suoni per realizzare la mappatura sonora di vari luoghi italiani.
I cacciatori di suoni devono fuggire dal caos metropolitano cercando oasi e riserve in cui isolare i suoni della natura o umani dall’incessante sottofondo di rumori. Nei parchi e nei centri storici delle città risulta ancora possibile cogliere il vociare dei cortili e dei mercati. Il risultato? Un mondo di composizioni di ambient elettroacustica italiana, i cui protagonisti sono contemporaneamente compositori, esecutori e ascoltatori.
Paesaggio sonoro in città
Sarebbe bello se un giorno i cacciatori di suoni potessero tornare a casa a mani vuote, senza nessuna registrazione se non quella del silenzio. Invece l’inquinamento acustico delle città è arrivato ad un livello talmente insostenibile che l’orecchio, abituato ad un sottofondo costante su cui scorre la vita, ne è del tutto indifferente. Eppure ogni metropoli ha un paesaggio sonoro specifico, non solo fastidioso ma segno di unicità ambientale e storica che si può anche trasformare in progetto artistic.
‘Audioscan. The Sound of the City’ ad esempio é l’opera ideata da Giorgio Sancristoforo. Si tratta di uno scambio tra arte contemporanea e musica nato per trasformare il rumore, prodotto di scarto della società tecnologica, in opera d’arte. L’installazione interattiva era basata sulla mappatura sonora dell’intera città di Milano di cui erano state campionate tutte le 1580 vie e piazze contenute all’interno del perimetro della circonvallazione esterna.
Il paesaggio sonoro in questo caso serve a meditare sulla dimensione uditiva dell’esperienza umana, sia dal punto di vista estetico, che di benessere sociale. Di altra natura è l’esperienza creata in una città che ospita un capolavoro dell’architettura italiana: il battistero di Piazza dei Miracoli di Pisa, il monumento ai lati della Torre Pendente. Dopo studi scientifici durati un decennio, nel 2006 il battistero è stato protagonista di un esperimento concerto della durata di 12 minuti sotto la super visione del professor Leonello Tarabella, responsabile del Computer ArtLab del Cnr di Pisa.
E’ stato proprio il battistero a vibrare come uno strumento e a creare un suono. Il miracolo è dovuto alle risonanze suscitate dai dispositivi elettro-acustici controllati da un computer. All’interno del monumento tutti i suoni vengono amplificati e l’effetto surround è assicurato. In particolare la cupola, sollecitata da particolari amplificatori dislocati nei punti nevralgici dai ricercatori del Cnr, si è comportata come un particolare dispositivo di accumulo di suoni trasformati in altri più suggestivi anche con l’aiuto di apparecchiature informatiche.
Paesaggio di suoni americani
Se di paesaggi sonori sono fatte tutte le città e nazioni, non poteva mancare la biblioteca di suoni più grande del mondo conservata in America nel National Recording Registry. Si tratta di un patrimonio di registrazioni di musica e parole di inestimabile valore storico, sociale e culturale. Contiene 132 milioni di documenti di ogni genere: articoli, libri, fotografie, mappe e manoscritti, ma soprattutto registrazioni sonore in cui è contenuta la storia dell’America.
Ogni anno dal 2000 vengono selezionate una cinquantina di registrazioni da inserire nella biblioteca di suoni. Ci sono discorsi e registrazioni musicali che coprono un periodo di ottantacinque anni, dal 1903 al 1988. Nei primi del ‘900 non erano stati ancora inventati i microfoni e i suoni venivano registrati attraverso fonografi a cilindro che incidevano le vibrazioni su un disco di cera rotante.
Non è facile scegliere cosa inserire nella National Recording Registry per accontentare e rappresentare tutto il popolo americano tra musica, sottofondi di eventi importanti o rumori. Nella musica si va da rare incisioni del Metropolitan Opera, agli arpeggi ipnotici dei Sonic Youth. Negli ultimi anni sono stati aggiunti brani di jazzisti famosi come John Coltrane o Nat King Cole, ma anche artisti come Jimi Hendrix, Frank Zappa, Stevie Wonder, Santana, Billy Joel e Metallica
Per ascoltare paesaggio sonoro storico americano basta collegarsi al Jukebox virtuale. Ci sono i discorsi di Martin Luter King, oppure gli assolo di chitarra di Jimi Hendrix, passando dalle registrazioni di musica blues, jazz, popolare e classica. C’è il programma radiofonico della Guerra dei mondi di Orson Welles o la colonna sonora di Guerre stellari. Impossibile dimenticare la prima conversazione ufficiale che nel 1927 avvenne tra il presidente della compagnia telefonica americana e il segretario inglese delle poste e telegrafi.
Suoni della natura
I suoni della natura sono utilizzati in diversi ambiti divulgativi, di ricerca o artistici. Nel settore scientifico più che di paesaggio sonoro si parla di sonificazione, un processo che unisce musica e matematica e che consiste nel rappresentare e rendere percepibili attraverso dei suoni fenomeni altrimenti non udibili o non rappresentabili in forma abbastanza chiara. Utilizzano la sonificazione il Cern di Ginevra per tradurre in musica le debole vibrazioni dei vulcani, oppure i ricercatori che controllano gli ambienti antartici e i cambiamenti climatici.
L’ecologia del paesaggio sonoro è un’altra disciplina della bioacustica per la conservazione dei suoni naturali che svolge anche un importante ruolo di controllo dell’inquinamento umano. C’è chi come il ricercatore bioacustico e musicista statunitense Bernie Krause ha unito l’esperienza su musica e rumori con la passione per la natura diventando uno dei pionieri nel campo della soundscape ecology.
Questo biologo musicista dopo 40 anni di lavoro in 2 mila habitat differenti ha realizzato un archivio che comprende complessivamente più di 5 mila ore di registrazioni che includono i versi di animali di circa 15 mila specie. Metà degli ambienti naturali e delle specie di questa raccolta di suoni della natura non esistono più e sono molti gli animali ad essere a rischio estinzione in molte zone.
La registrazione di versi di animali e suoni della natura prende anche il nome di biophony. E di biofonia si occupa sicuramente Earth.fm, una raccolta di rumori di habitat che tutti possono ascoltare, aggiornata in continuazione grazie a collaboratori in tutto il mondo. E’ stata creata senza scopi di lucro per diffondere una maggiore consapevolezza sul patrimonio ambientale da preservare.
I ricercatori di bioacustica dell’Università di Pavia nelle foresta della riserva naturale del Sasso Fratino invece hanno registrato i suoni del bosco. La particolarità di questo ambiente è l’assenza di rumore, il che consente di registrare ogni suono di foglie e animali senza sottofondo. I ricercatori hanno registrato l’impronta sonora di questa natura ancora intatta per cinque anni, un completo ciclo biologico che serve a valutare e monitorare tutte le biodiversità presenti e la loro evoluzione negli anni per valutare gli impatti del cambiamento climatico.
Orchestra degli animali
La Grande Orchestra degli animali è un altro progetto di conservazione del patrimonio sonoro naturale registrato, raccolto e catalogato a partire dal 1968. Si va dal suono della foresta pluviale amazzonica alla barriere coralline dell’Oceano Pacifico, dai versi delle balene fino agli elefanti. Per ogni paesaggio sonoro ascoltato sul sito, una cartina mostra il luogo di provenienza.
I suoni della natura non sono solo un momento di meditazione estetica uditiva sul regno animale, ma un monito alle generazioni presenti e future perchè riflettano sui rischi ambientali di un mondo moderno che non vuole più ascoltare. L’orchestra degli animali è un disco che purtroppo perde anno dopo anno alcuni elementi. Elefanti africani, lupi del nord America, uccelli della la tundra sono alcune delle specie minacciate da inquinamento e riscaldamento globale.
Il paesaggio sonoro fa riflettere ma può diventare anche un’esperienza sensoriale vicina all’arte. Ad esempio perché non codificare il rumore delle api fino a trasformarlo in musica? Chris Watson e Marcus Davidson tempo fa hanno realizzando “The Bee Sinfonia”, un progetto andato in scena nella cattedrale di Bergen in Norvegia. Univa le armonie vocali umane al rumore delle api, sperando che anche loro non siano decimate dall’uomo.