
Rendere la musica sostenibile diminuendo l’impatto di concerti, video e canzoni in streaming. Dall’energia consumata nei data center all’organizzazione di concerti live che considerino le tematiche ambientali declinandole in positivo
Tutte le attività umane oggi sono alle prese con la transizione ecologica per produrre e consumare beni e servizi rispettando l’ambiente. La sostenibilità è declinata in ogni modo e sempre più spesso si parla anche di musica sostenibile. Quali sono le problematiche che l’industria musicale deve affrontare dopo il passaggio da analogico e digitale per diminuire l’impatto delle canzoni online e dei concerti?
Per esserci musica sostenibile bisogna considerare tutta la filiera della produzione e distribuzione di canzoni e della realizzazione di eventi. Come per ogni altro prodotto anche per le canzoni si cerca di ridurre lo spreco di materiali ed energia, ma la musica ha un grande ruolo anche nella comunicazione e può essere usata per veicolare idee e consapevolezza nei giovani.
Indice
- La musica e sostenibile?
- Impatto dello streaming
- Musica digitale inquina?
- Musica insostenible
- Concerti sostenibili
La musica è sostenibile?
Il rapporto tra musica e sostenibilità tocca temi sociali, culturali ed economici. Per potere funzionare l’attenzione all’ambiente deve diventare una opportunità di crescita economica e di sviluppo capace di coinvolgere persone e beni di consumo come automobili, moda, ma anche musica. In questo settore il digitale e lo streaming hanno preso il posto dei supporti fisici come compact disc e vinile: con quali conseguenze?
I maggiori servizi di streaming musicale offrono milioni di canzoni ad un costo irrisorio. Gli effetti sul mercato discografico dell’era digitale all’inizio sono stati devastanti, ma per il rapporto tra musica e ambiente cosa cambia rispetto al passato? Basta poco per scoprire che anche le canzoni online non sono ad impatto zero e sono solo apparentemente immateriali.
Molti studi ritengono che streaming e musica online siano ancora più dannosi per l’ambiente di vinile e cd prodotti con plastiche inquinanti. Per ascoltare musica e vedere film infatti si usano smartphone, tablet, pc, lettori mp3 o cuffie e mille altri dispositivi costruiti con materiali tossici che prima o poi finiscono nelle discariche. Inquinamento e riscaldamento globale sono sotto gli occhi di tutti ma il mercato dei prodotti elettronici fattura miliardi di dollari.
Anni fa Greenpeace ha messo sotto accusa gli iPod di Apple poiché erano costruiti con sostanze chimiche e plastiche dannose. Nell’era dello streaming le criticità maggiori arrivano dal consumo di energia dei milioni di computer che contengono i file online. Le analisi sull’impatto ambientale di internet dicono che i data center dipendono dal carbone per il 54,5% (Apple), Facebook (53,2%), Ibm (51,6%), Hp (49,4%) e quelli di Twitter per il 45,2%.
Impatto dello streaming
L’impatto dello streaming va oltre la fruizione di canzoni e riguarda tutti i contenuti online. Nella musica a prima vista la digitalizzazione dei contenuti dovrebbe avere eliminato la plastica di cd e imballaggi e lo spreco di risorse. Senza supporti musicali fisici non serve il trasporto nei negozi, così come senza muoversi da casa è possibile ascoltare ogni genere di canzone, vedere film, piuttosto che leggere giornali e riviste o giocare con console online.
Eppure secondo uno studio condotto dall’Università di Glasgow intitolato The cost of music, l’impatto ambientale della musica è molto cresciuto negli ultimi anni. Malgrado l’utilizzo di plastica con lo streaming si sia ridotto da 61 milioni di chilogrammi ai circa 8 milioni attuali, l’industria musicale ha più che raddoppiato le emissioni di gas serra. Uno dei principali motivi è l’esponenziale crescita del consumo di canzoni online offerte quasi gratis in ogni zona del mondo dalle piattaforme online.
Il funzionamento dello streaming di musica, cinema, videogiochi e di ogni altro contenuto, si basa su milioni di computer collegati in rete su cui vengono immagazzinati file di canzoni, film, foto, video, siti, software e app. Con l’avanzare della tecnologia i data center richiedono maggiore potenza e sempre più energia per gestire l’enorme flusso di dati per operazioni on the cloud che utilizzano connessioni 5G e intelligenza artificiale.
Un solo data center richiede la stessa energia di una città di medie dimensioni. Netflix per offrire i film in streaming consuma in un anno quanto 40 mila case americane. L’intero traffico video del mondo consuma in un anno come una nazione. Dieci minuti di fruizione di video in streaming ad alta definizione hanno un impatto sui consumi come tre minuti di utilizzo di un forno alla massima potenza, 1500 volte la ricarica di uno smartphone o 5 ore passate a spedire email.
Musica digitale inquina?
L’economia digitale vale oltre un miliardo di dollari nella sola America ma le tecnologie digitali nel loro insieme inquinano più che quelle spaziali con un carbon footprint del 4% contro il 2,5% dell’aviazione. Nel mondo ogni ora vengono inviate 10 miliardi di email con un consumo di circa 50 gigawattora (GWh): l’energia che serve per percorrere 4000 volte la tratta Parigi a New York andata e ritorno in aereo.
Per Greenpeace il settore dell’internet tecnology consuma il 7% dell’energia globale. In totale si tratta di 30 miliardi di watt che rappresentano il 27% delle emissioni di carbonio dovute alla tecnologia. Secondo uno studio sulla transizione digitale, l’emissione di C02 dovuta al settore tecnologico nel 2008 era del 2%, nel 2020 è diventata del 3,7%. Nel 2025 sarà del 8,5% mentre un altra ricerca prevede arriverà la 14% del 2040.
Apple, Facebook, Google e tutte le grandi aziende online cercano di alimentare i data center con energie rinnovabili. I computer producono calore e se raffreddarli è il problema più grande si costruiscono in posti freddi. Google ha una struttura a Hamina, in Finlandia, raffreddato con acqua di mare e anche Microsoft pensa di trasferire i suoi server in enormi cilindri sotto il mare.
Il settore ITC oggi è al quinto posto tra gli stati consumatori di risorse al mondo ma una ricerca pubblicata da Cisco sostiene che in futuro la richiesta energetica aumenterà. Internet delle cose, applicazione che sfruttano l’intelligenza artificiale e tecnologie 5G machine to machine faranno levitare ulteriormente i consumi. In questi calcoli non è compresa la produzione di dispositivi e il loro smaltimento.
Musica insostenibile
L’impatto dello musica sull’ambiente è migliorato o peggiorato nell’era streaming? Kyle Devine, studioso di musicologia dell’Università di Oslo, lo spiega nel libro Decomposed. Dice che dal 1950, quando sono comparsi sul mercato i primi vinile a 78 giri, l’ascolto di musica si è sempre basato sullo sfruttamento di derivati del petrolio. Oggi che le registrazioni fisiche sono state sostituite dai dati le cose per l’ambiente non vanno meglio.
Più del 50% della popolazione mondiale naviga in internet e molte persone ascoltano canzoni online, tanto che la stima di gas serra prodotti dalla musica è di 350 milioni di chili all’anno. Non è facile immaginare l’impatto di quattro miliardi di ascoltatori, ma il solo pensiero farebbe supporre che cd e soprattutto vecchi vinile fossero addirittura più ecologici dello streaming.
In realtà il recente boom dei dischi in vinile ha aumentato la produzione di cloruro di polivinile (PVC), una plastica derivata dal petrolio che contiene sostanze cancerogene. La maggiore fabbrica produttrice di Pvc ha la sede in Thailandia ed è già stata messa sotto accusa da Greenpeace e dalla stessa agenzia per la protezione ambientale Americana (EPA) per sacrico di acque reflue e gas tossici.
Oltre al come c’è anche il modo in cui si ascoltano le canzoni. Contrariamento alla logica usa e getta della musica in streaming, per intere generazioni vinile e cd racchiudevano sogni, passioni e identità personale da preservare, e nessuno li avrebbe mai buttati nella spazzatura. Anche il prezzo elevato dei 33 giri o dei cd suggeriva di conservarli con amorevole cura mentre oggi l’unica musica davvero sostenibile sembra sia il silenzio.
Concerti sostenibili
Da quando il tema della musica sostenibile è diventato centrale nella comunicazione, molti artisti stanno adottando un approccio differente anche nelle loro produzioni musicali in studio e live. Le canzoni non potranno salvare il pianeta ma sicuramente le parole degli artisti sono un potente mezzo di promozione culturale e molti di loro si spendono in difesa dell’ambiente.
Il progetto sviluppato da Music innovation hub in collaborazione con il Politecnico di Milano contiene delle linee guida per gli eventi live. Piuttosto che limitare i danni sul territorio dal punto di vista ambientale, il tentativo è considerare il valore dei concerti sulla comunità anche sul piano sociale. Lo scopo è sviluppare una progettualità artistica e professionale sulla base di scelte sostenibili, anti spreco e inclusive che riguardano l’evento nel suo complesso.
Dalla scelta dell’area dei concerto in zone da recuperare, al merchandising ad impatto zero fino a creare Green Village dove discutere di temi ambientali o consumare cibo a chilometro zero, tutto è volto a stimolare il pubblico nel partecipare a scelte fondamentali per il futuro della terra. Finita l’era dei grandi ideali politici, la musica rimane centrale come creatore di identità.