
l rapporto tra musica e memoria comincia nel modo in cui il cervello elabora emozioni. I ricordi legati a vecchie canzoni possono farci tornare indietro nel tempo a situazioni, cose, persone e sensazioni che vanno ben oltre melodie, armonie e parole
Tra musica e memoria c’è un rapporto molto stretto che coinvolge tutti i sensi ad ogni età, ma ancora più in particolari momenti della vita. Tutti abbiamo una canzone che risveglia nella memoria un particolare ricordo, un fatto specifico, persone, periodi o momenti felici o tristi. A volte basta ascoltare poche note di un brano per venire catapultati indietro di decenni, come si fosse in una macchina del tempo.
I ricordi legati alle canzoni non riguardano solo musica, parole e note perchè quando ascoltiamo un brano musicale il cervello elabora una serie di collegamenti con ciò che stiamo vivendo. Oltre a concentrarci su armonie, melodie ed artisti che interpretano i brani, quando ascoltiamo una canzone ci sono atmosfere, odori e colori, un mondo di emozioni memorizzati nella nostra mente che diventano parte della nostra identità personale.
Indice
- Musica e memoria del passato
- Cos’è la memoria dell’uomo
- Musica memoria ed emozioni
- Musica e ricordi nel cervello
- Ricordi legati a canzoni
Musica e memoria del passato
Oggi siamo fin troppo concentrati sul presente colpiti da infiniti flussi di informazioni, stimoli, immagini e suoni che ci arrivano da tv, smartphone e dispositivi tecnologici. Vanno di moda i meme da milioni o miliardi di click, tormentoni che dopo una settimana non ricorda più nessuno. Eppure o per fortuna, ci sono volti, luoghi, situazioni, cose ed esperienze di vita reale che oltre ad influenzarci e condizionarci, rimangono fisse in noi, nel bene e nel male.
C’è molta memoria nella musica che l’uomo crea ed ascolta. Nella storia della musica, così come in quella dell’arte o di qualsiasi settore dell’ingegno umano, chi arriva dopo utilizza un pò di idee e sensibilità di chi è arrivato prima. In particolare nessun compositore di musica classica o di qualsiasi altro genere si è mai inventato di sana pianta qualcosa. Forse geni assoluti come Bach hanno intrapreso strade fino ad allora inesplorate.
Sicuramente nella musica jazz l’improvvisazione ha una tradizione orale basata sull’ascolto e sul ricordo dei grandi jazzisti del passato. Ma se tutti i grandi creativi hanno sempre fatto tesoro dell’esperienza di chi li ha preceduti sul piano estetico, artistico e tecnico per poi spingersi un pò più in là, anche i gusti musicali delle persone non si formano solamente sulla base di caratteristiche musicali legate al presente.
Cos’è la memoria dell’uomo
Negli ultimi anni lo streaming ha cambiato il consumo musicale e si sta perdendo il rapporto tra generi e tribù di appartenenza, ma ancora oggi le canzoni più ascoltate sono vecchi brani di artisti famosi o che hanno avuto molto successo in passato. Per capire perchè il rapporto tra musica e memoria é così speciale bisogna comprendere come i ricordi vengano memorizzati dall’uomo.
La memoria dell’uomo è la capacità di recuperare informazioni di esperienze fatte nel corso della vita. Senza memoria non ci sarebbe apprendimento, identità personale e consapevolezza di sé. Un problema che conoscono bene i tanti figli di genitori anziani malati di demenza senile o Alzheimer. Per conservare la memoria il cervello utilizza vari sistemi che possiamo tenere in allenamento con corsi di memoria. Quando abusiamo delle memorie dei nostri dispositivi invece cadiamo nelle dipendenze.
Più dei giovani studenti gli anziani hanno difficoltà con la memoria a breve termine e devono tenere allenata la mente imparando cose nuove, coltivando interessi e utilizzando i sensi. Per mantenere in forma la memoria è utile abbinare ai ricordi immagini, luoghi, suoni e situazioni familiari. Uno dei migliori modi per tenersi in forma è suonare uno strumento, ma anche ascoltare musica è molto importante.
Musica memoria ed emozioni
Il cervello per immagazzinare ricordi li collega ai sensi, in particolare all’udito e quindi ai suoni. Nel corso della sua evoluzione l’uomo ha imparato a memorizzare i suoni principalmente in relazione al pericolo per sfuggire agli animali o a disastri ambientali. Prima dell’invenzione della scrittura la memoria delle storie epiche veniva affidata alla tradizione orale attraverso i versi cantati.
La psicologia cognitiva che studia il rapporto tra musica e emozioni da molti anni utilizza la musica nella cura di patologie degenerative come la demenza senile per risvegliare la memoria degli anziani. Ricordi e canzoni riguardano una fase importante della vita giovanile e adolescenziale in cui per la prima volta hanno provato esperienze emotive. Negli anziani le sensazioni legate alle canzoni sono immagazzinate e recuperate più facilmente dei fatti reali.
Oggi la musica ha perso il ruolo evolutivo ed evoca esperienze tipicamente positive ma aiuta sempre a memorizzare informazioni perché fornisce al cervello nuovi elementi e spunti che vengono collegati a testo e immagini tramite ritmo e rime. La memoria funziona tramite associazioni e ascoltare la canzone di un certo artista a qualsiasi età può risvegliare emozioni e ricordi, come se si facesse un tuffo nel passato.
Musica e ricordi nel cervello
Nell’uomo esistono due tipi di memoria che coinvolgono diverse parti del cervello. Una memoria esplicita, più basata sui fatti, e una implicita e inconscia che fa riferimento alle emozioni. Il primo tipo di memoria è quello che viene danneggiato dalle malattie degenerative come la demenza senile e il morbo di Alzheimer. E’ possibile risvegliare l’altra funzione magari attraverso programmi specifici di musicoterapia?
I ricercatori hanno scoperto che musica e ricordi sono immagazzinati nella stessa regione del cervello, che poi è anche quella che si deteriora piu’ lentamente. La musica è un importante stimolo cerebrale per la cura dell’Alzheimer e di altre malattie degenerative e può aiutare pazienti gravemente cerebrolesi a richiamare ricordi personali. Ma lo stesso principio riguarda il funzionamento del cervello delle persone di ogni età.
L’Universita’ di Davis in California ha fatto un esperimento coinvolgendo degli studenti universitari. E’ stata analizzata l’attività cerebrale con risonanza magnetica funzionale durante l’ascolto di 30 brani scelti tra i 100 piu’ famosi trasmessi in radio quando avevano fra 8 e 18 anni. Ogni giovane ha riconosciuto mediamente 17 delle 30 canzoni proposte; 13 canzoni hanno risvegliato ricordi personali. In questo caso le risonanze hanno rilevato anche un aumento dell’attivita’ della corteccia prefrontale mediana.
Ricordi legati a canzoni
I ricercatori dell’Università di Leeds e della British Association for Advancement of Science hanno realizzato un test online sui ricordi legati alle canzoni dei Beatles. Essendo il test su internet hanno partecipato migliaia di persone provenenti da 69 differenti nazioni con un’età dai 17 agli 83 anni. Dovevano fornire le proprie esperienze e i propri ricordi in relazione alle più famose melodie del gruppo di Liverpool.
Ecco alcuni esempi: “Ero in vacanza nell’estate 1990, un cantante da piano bar cantava la canzone storpiando le parole”. “Avevo 6 o 7 anni. Mi ricordo un 33 giri di Yesterday e questa canzone malinconica sul primo giradischi che ho imparato ad usare nella mia vita”. “Il primo pezzo che ho ascoltato dei Beatles mi ricorda mia nonna che diceva fosse una canzone dolce. Mentre la prima volta che ho ballato con un ragazzo fu su Abbey Road nel 1970.
Gli intervistati descrivono quasi sempre ricordi positivi e precisi di colori, suoni, sapori e odori. Esperimenti su musica e memoria sono stati realizzati su anziani affetti da demenza senile con risultati sorprendenti. I ricordi legati ad una canzone hanno addirittura risvegliato pazienti da un torpore che durava da molti anni. Ne parla il film documentario Alive Inside che ha poi stimolato la nascita della associazione Musicandmemory che utilizza questi concetti nella cura di diverse patologie.