
Qual è il rapporto tra musica e intelligenza e davvero chi suona è diverso e ha un modo di vedere le cose speciale? Suonare stimola il cervello, migliora i risultati scolastici, fa leggere più libri e ha un ruolo importante nel preparare la mente ad affrontare la vita di tutti i giorni
E’ risaputo che genio e sregolatezza corrano paralleli, tanto che molti musicisti e artisti famosi sono personaggi stravaganti con un modo di ragionare poco convenzionale. Ma davvero chi suona è diverso e il cosiddetto pensiero divergente si manifesta anche nella vita? La relazione tra musica e intelligenza è oggetto di studio da alcuni anni e nuove tecnologie consentono di svelare i comportamenti dell’uomo a partire dal funzionamento del cervello.
Gli scienziati stanno cercando di capire se e come il rapporto tra musica e intelligenza possa influenzare la mente dell’uomo in positivo, o viceversa alterarne in qualche modo le capacità. Sarà un caso che molti studenti delle migliori università americane suonino uno strumento musicale? Se già si parla di effetto Mozart in chi semplicemente ascolta, chi suona può essere migliore a scuola o addirittura più intelligente?
Indice
Musica e intelligenza
Ad interessarsi del rapporto tra musica e intelligenza è stato uno dei più importanti neuroscienziati al mondo, Michael Gazzaniga, direttore del Sage Center per gli studi sulla mente e docente di psicologia all’Università di Santa Barbara. Con lui Richard Posner e Elizabeth Spelke, specialisti di attenzione e cognizione infantile, e la Dana Foundation che sostiene studi in ambito neuroscientifico e immunologico con programmi innovativi di insegnamento delle arti.
I risultati sulla correlazione tra musica e intelligenza indicano come fin da piccoli la pratica musicale aumenti l’attitudine alla geometria migliorando notevolmente la capacità di riconoscere figure geometriche. Se vi sono dubbi sull’effetto Mozart, ovvero sul fatto che semplicemente ascoltando musica classica fin da bambini si possa godere di benefici cognitivi, gli effetti del suonare uno strumento a livello cerebrale sono invece molto evidenti.
Suonare uno strumento aumenta la capacità di gestire l’attenzione ed è probabile che un bambino con davanti un pianoforte, piuttosto che allo smartphone, possa diventare uno studente modello. Nella memorizzazione di spartiti complessi si sviluppano strategie sofisticate per la gestione dei linguaggi con evidenti vantaggi a livello cognitivo in qualsiasi campo. Studiare musica apre nuovi orizzonti alla mente stimolando l’apertura e la curiosità in tutte le materie.
Chi suona è diverso
Ma se davvero chi suona è diverso in cosa consiste questa diversità a livello neurologico? La Vanderbilt University di Nashville ha sottoposto ad un test cognitivo venti studenti di musica classica della sua Blair School of Music, confrontandoli con altrettanti studenti di psicologia dell’istituto. Durante il test ai ragazzi è stata misurata l’ossigenazione del sangue nella corteccia cerebrale mediante una tecnica chiamata spettroscopia nel vicino infrarosso.
Dai risultati è emerso che gli studenti di musica utilizzano entrambi gli emisferi del cervello molto più di quanto facciano gli altri ragazzi e hanno una diversa modalità di ragionamento, detta pensiero divergente, che permette di affrontare la vita di tutti i giorni da punti di vista alternativi e non usuali. Questo modo di pensare, alla base della creatività, normalmente si traduce anche in quoziente di intelligenza più elevato che nei bambini e ragazzi si traduce in migliori risultati scolastici.
Suonare fa leggere più libri
Suonare uno strumento non facilità solo creatività, fantasia o musicalità, ma riguarda da vicino la chimica dell’uomo. Secondo un altro esperimento realizzato dall’Università Bicocca di Milano in collaborazione con il Cnr, le conseguenze possono essere inaspettate. Fare musica ad esempio sviluppa anche la passione per la lettura di libri. Gli studiosi lo hanno scoperto registrando l’attività bioelettrica del cervello di otto musicisti professionisti e otto persone senza competenze musicali.
Mediante la tomografia elettromagnetica hanno confrontato l’elaborazione visiva di note e parole dei due gruppi scoprendo che solo i musicisti, quando sono impegnati nella lettura di parole, attivano aree celebrali di entrambi gli emisferi. Chi non suona ha attività solo nella regione occipito temporale di sinistra e il giro occipitale inferiore di sinistra. Questo fenomeno è indipendente dalla predisposizione genetica dei soggetti e sarebbe conseguente all’abitudine di leggere gli spartiti.
Leggere note a prima vista è un esercizio impegnativo che richiede molta pratica. Gli occhi devono correre avanti sul rigo musicale per non essere colti di sorpresa in modo continuo, preciso e consapevole. All’inizio è difficile ma poi si innesca un circolo virtuoso. Succede quando il musicista comprende che solo affinando la lettura può imparare nuova musica in modo rapido per essere apprezzato dal pubblico e divertirsi, suonando e accompagnando altri musicisti o cantanti.
Sforzarsi nella lettura di spartiti alla lunga influisce anche sulla lettura di libri e testi in genere. Ecco perchè avere un bravo maestro di musica durante l’infanzia, a cominciare dagli 8 anni circa, può modificare i meccanismi neurali alla base della comprensione delle parole trasformando i musicisti in super lettori. Leggere note sul pentagramma da piccoli può essere utile anche per eliminare o prevenire eventuali problemi di bambini a rischio dislessia.
Musica intelligenza e benessere
In questo articolo ci siamo chiesti quale fosse il rapporto tra musica e intelligenza e perchè in molti ritengono che chi suona è diverso. La risposta è semplice: suonare richiede capacità straordinarie altrimenti non utilizzate, come l’indipendenza di entrambe le mani e dita. Un musicista classico deve dare precise e immediate risposte reagendo con perfetti sincronismi a stimoli visivi o uditivi e ancora di più chi improvvisa jazz.
Le funzioni cerebrali normalmente collegate ad emisferi del cervello diversi, in chi suona sono integrate e rimangono attive anche in situazioni non musicali, nella vita di tutti i giorni. Ecco perchè, oltre ad essere un vero allenamento per la mente, suonare è un ottimo anti stress naturale. Fare musica significa trovare un compagno di giochi fedele e insostituibile in un rapporto tra musica e intelligenza che da gioia alla vita e dura per sempre con evidenti riflessi su benessere e soddisfazione personale.