
Minimalismo esistenziale come filosofia di vita che parte da una domanda: ci servono davvero tutte le cose di cui ci circondiamo? Gioia del meno significa cambiare punto di vista, tornare ad essere persone e non solo consumatori usando il pensiero laterale
Il denaro è importante ma fare soldi non rende felici. Crisi economiche, pandemiche e ambientali costringono le persone a riconsiderare valori e modi in cui i beni materiali agiscono sulla vita di tutti i giorni. Parte da queste riflessioni il concetto del minimalismo esistenziale. Non è solo questione di come arrivare a fine mese o vivere nel lusso: quale alternativa c’è al lavorare sempre di più circondandosi di status da consumare voracemente?
Per capire come la felicità sia “togliere” piuttosto che “aggiungere” bisogna cambiare modo di vedere le cose. Il minimalismo è una moderna reincarnazione del Buddhismo e di altre pratiche Zen che si ritrovano nella “gioia del meno”. Un vero e proprio culto nato tra New York e Londra, che riguarda persone normali e personaggi famosi multimiliardari come il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg e Michael Bloomberg, ex sindaco di New York.
Indice
- Minimalismo e consumismo
- Minimalismo e pensiero laterale
- Stile di vita minimalista
- Minimalismo nella moda
Minimalismo e consumismo
Il minimalismo non è una idea nuova sia in ambito spirituale religioso, che nella società. La gioia del meno è la vibrazione di chi ama fermarsi ad ascoltare e guardare il mondo in modo consapevole. Togliere piuttosto che mettere è il concetto che ispira da sempre le opere dell’ingegno umano e dei più grandi artisti nella storia. Come l’arte si alimenta di spazi e silenzi tra pennellate e note, tutti possono essere un pò minimalisti considerando la vita come spazio tra le cose.
Inutile dire che i modelli consumistici che tutti subiamo nella società moderna hanno poco a che vedere col minimalismo ma molto col problema della sostenibilità. Consumare per esistere oggi sembra l’unica strada percorribile e non solo per i beni materiali che riguardano gli oggetti o i servizi alla moda. Dall’amore alla vita di coppia, dai viaggi alle vacanze, la brama di consumo coinvolge anche la cultura e la fruizione di arte, musica e cinema, che in teoria poco avrebbero a che fare col consumo usa e getta.
Canzoni, libri, riviste, informazione, oramai si trovano gratis online. La tecnologia rende tutto semplice, veloce, compulsivo e non mediato. Per paura di restare fermi la capacità di approfondire sembra svanita. Ma i dispositivi che usiamo per guardare o ascoltare hanno un peso importante nella relazione tra materialità ed estetica. Lo spiega Giuliana Bruno, titolare della cattedra di Visual and Environmental Studies ad Harvard, nel libro Superfici.
Minimalismo e pensiero laterale
Il minimalismo non è solo un pensiero astratto, ha anche dei manuali di riferimento. “The joy of less: a minimalist living guide” di Francine Jay, è vera e propria guida su come razionalizzare lo spazio a casa e nella propria vita imparando a riconoscere e ad eliminare le cose inutili. “The 100 thing challenge” scritto dall’imprenditore americano Dave Bruno nel 2010, è un’altra risposta alla cultura consumistica che spinge a desiderare cose inutili.
Un altro manuale per novelli minimalisti è “The art of being minimalist” che spiega come smettere di consumare per cominciare a vivere. Per l’autore, una vita basata su cose semplici, non solo è più bella, ma è anche l’unica che possa essere vissuta in modo pieno e soddisfacente. In un mondo di rumori e di inutile baraonda di cose, suoni e parole, il silenzio è la massima forma per riscoprire il valore delle pause. Come ritrovare la pace in tempi di crisi economiche, culturali, sociali, quando vacillano e scompaiono ideali e grandi valori?
Facendo un passo di lato. Il lateral living è un approccio all’esistenza che in mezzo alla bufera privilegia la ricerca della consapevolezza di sè come traguardo raggiungibile. Per realizzare i propri sogni bisogna esplorare le alternative. Perchè continuare a rimandare? Chi ha dei sogni deve fare di tutto per realizzarli anche a costo di avere meno soldi, il guadagno è tutto in salute. Meglio spendere di meno e avere più tempo per sè da dedicare alle cose davvero importanti.
Stile di vita minimalista
Sia che si tratti di minimalismo, lateral living o sogno nel cassetto, la gente si sta rendendo conto che il tempo da dedicare alla consapevolezza di sè è l’unico vero lusso della vita. Secondo uno studio dell’American Express curata da Future Poll, divisione di ricerca di The Future Laboratory, la maggior parte degli italiani si dice pronta a modificare il proprio stile di vita per privilegiare ciò che è davvero importante. In cima ci sono la famiglia, una vita più creativa e culturalmente impegnata, la forma fisica e i viaggi.
Nello stile di vita minimalista l’età non conta: 30 anno, 50, o 70 non fanno la differenza. Non è mai troppo tardi per cambiare rotta. Se avete perseguito per tanti anni una strada e non siete soddisfatti di ciò che avete raggiunto, è arrivato il momento di fare un passo fuori dal sentiero battuto. Quello che pensano gli altri conta poco o nulla: per uscire dall’oscurità si tratta di recuperare uno scopo, una strategia e un significato allontanandosi dalla folla.
Per essere curiosi e visionari basta chiedetere ai bambini o osservare le menti di uomini geniali come artisti, scienziati o imprenditori. La creatività è importante nel pensiero laterale, ed è anche un atteggiamento del pensiero che aiuta a conoscere se stessi. Tutti possono mettersi alla prova gestendo il caos per scoprire cosa vogliano veramente dalla vita. Certo non bisogna avere paura di sbagliare, men che meno di ciò che pensano gli altri.
La felicità non è correlata al successo personale. Si tratta piuttosto di avere una visione armoniosa del rapporto con l’esistenza che consenta di stare bene con se stessi e con gli altri. Cosa che secondo il minimalismo può essere raggiunta provando e sperimentando. Il fallimento non è da escludere, ma più che il successo conta mettersi alla prova continuamente inseguendo la propria unicità.
Minimalismo nella moda
La filosofia del minimalismo è una tendenza che riguarda lo spirito ma anche la materia e si parla sempre più spesso di consumo consapevole. Il vento è arrivato anche nella moda, simbolo di opulenza che di minimalista ha sempre avuto poco. Lontano da stilisti che ogni anno impongono canoni estetici diversi, predilige capi semplici e low cost per arrivare al”Normcore”. Il termine, formato dall’unione da due parole antitetiche ‘normal’ e ‘hardcore’, è stato usato per definire un atteggiamento per la prima volta nel mondo dei fumetti nel 2009.
Oggi il Normcore è un vero e proprio codice di abbigliamento per chi vuole allontanarsi dalle mode ed essere anonimo, come reazione all’esagerazione nello stile e nei prezzi. Lontano da qualsiasi concetto di ‘elite’, l’abbigliamento perde valore come status anche nel trend dei vestiti usati. Diventare invisibili, unici e stare più comodi rende ancora più speciali, lontano da tutti e da tutte. In poco tempo il trend ha fatto il giro del mondo con modelli come Steve Jobs, Mark Zuckerberg e Jerry Seinfeld.
Nella moda minimalista l’apparire a tutti i costi non serve, meglio puntare sulle proprie idee e sulla semplicità aprendosi alle contaminazioni. Bastano un paio di jeans, una maglietta e calze di spugna bianche con scarpe comode. Intendere la moda senza loghi e stravaganze, va tutto a favore della semplicità. Il messaggio è chiaro: non ho tempo da dedicare a cose futili, il mio pensiero e la mia creatività sono impegnate altrove.
Insomma se il minimalismo come filosofia non vi affascina ma vi tenta, potete cominciare dall’essere minimalisti nella moda ispirandovi agli anni ’90: dolcevita, abbigliamento da lavoro, jeans denim, scarpe da ginnastica, felpe e pantaloni ampi senza nessun logo o indumento o accessori che possano ostentare ricchezza in un mix di modelli. Dai grandi magazzini alle grandi catene come Gap, Uniqlo oppure Muji, fino all’urban wear a poco prezzo, mercatini di seconda mano compresi, senza rinnergare il capo di uno stilista famoso.