Sposarsi non è più di moda: i matrimoni sono in calo e i divorzi mettono fine alle crisi di coppia per problemi economici, contrasti familiari e tradimenti. Aumentano convivenza, coppie di fatto e unioni civili ma lasciarsi è sempre più frequente

Non sono solo la disgregazione valoriale o la precarietà diffusa a tutti i livelli che spingono le recenti statistiche sui matrimoni e divorzi. La causa non è nemmeno da imputare ai costumi lascivi e ai tradimenti sempre più diffusi che allontanano la voglia di costruire progetti di vita in comune. Semplicemente bisogna prendere atto che sposarsi non è più un passaggio fondamentale della vita di coppia.

Se i matrimoni non sono più un progetto di vita insostituibile e il divorzii non sono il peggiore dei mali, sempre più persone considerano nuove forme di convivenza una conquista positiva, frutto di una nuova maturità sociale finalmente libera da retaggi di ogni sorta. L’uomo non è nato per stare da solo e malgrado la pandemia o tutta la finta vita sociale online che separa ancora di più le persone, la voglia di innamorarsi non è svanita.

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Matrimoni in Italia

Secondo i dati Istat nel 2019 i matrimoni civili e religiosi sono stati 184.088, oltre 60mila in meno rispetto a 10 anni prima. Le coppie di fatto che convivono sotto lo stesso tetto viceversa sono arrivate ad essere oltre un milione e già più di un bambino su tre in Italia nasce al di fuori del matrimonio. I matrimoni si sono più che dimezzati in poco più di vent’anni: dai 392 mila del 1972 ai 197 mila del 2009.

L’età media delle coppie di sposi nel frattempo è cresciuta di circa 6 anni con una età media tra 32 e 35 anni, mentre crescono i matrimoni con rito civile. In parte la causa sono le seconde nozze, ma sono sempre più le coppe che scelgono di non sposarsi in chiesa. Evidentemente esiste un minore interesse alle pratiche religiose, ma i riti meno formali hanno anche un vantaggio economico per chi vuole risparmiare sulle spese del banchetto nuziale.

Se fino a pochi anni fa solo i più convinti atei avrebbero scelto una cerimonia civile, pronunciando il fatidico sì al cospetto del sindaco piuttosto che davanti all’altare, l’Istat ha certificato il sorpasso dei riti civili rispetto al numero di matrimoni celebrati in Chiesa nel 2018. L’Italia è paese sempre più laico, o forse solo più attento a risparmiare, con quasi 1,5 milioni di coppie di fatto, il 17% di nuove coppie con uno straniero e quasi 3 mila unioni tra Gay celebrate ogni anno. Il 20% dei divorziati scelgono rito civile.

Convivenze e coppie di fatto

Sembra passato un secolo da quando sposarsi era l’unico modo per uscire da casa dai genitori e non essere additati dalla società come esseri negletti o donne poco serie. Pazienza se in pochi anni rimaneva poco di quei sontuosi matrimoni dalla felicità ostentata in cerimoniali opulenti costati come monolocali. Prima di dovere mettere nel conto anche la parcella dell’avvocato divorzista, molte coppie hanno capito che prima di sposarsi è meglio mettersi alla prova e convivere qualche anno.

La convivenza non nega il matrimonio che diventa solo un modo per confermare una scelta consapevole. Per chi vuole fare un passo in più sul piano giuridico e nel rispetto di diritti e doveri, oggi esistono coppie di fatto e unioni civili riconosciute ed equiparate alle coppie sposate sotto ogni aspetto legale, economico e sociale. Una soluzione per tante coppie libere di amarsi, avere figli e costruire una famiglia nella forma, nei modi e nei tempi che preferiscono, anche se sono dello stesso sesso.

Sposarsi conviene?

Le questioni economiche sono molto importanti nelle scelte di coppia. Secondo una ricerca condotta in America, da un lato sposarsi conviene poichè frutta una media di circa 100 mila dollari. Chi è sposato percepisce anche un reddito del 10 o 20% maggiore rispetto a un single. Ma dall’altro lato farsi prendere la mano produce risultati catastrofici. I ricercatori della Brigham Young University hanno scoperto che il denaro all’interno della coppia può causare molti guai.

Sicuramente in Italia si lascia casa dei genitori e quindi si mette su famiglia più tardi rispetto agli altri paesi europei per questioni economiche e per la difficoltà di trovare lavoro. Secondo una ricerca realizzata da Eurostat i ragazzi italiani tardano a staccarsi dal nucleo familiare di 12 anni rispetto a quelli svedesi: escono di casa a 30 anni d’età rispetto alla media di 17,8 anni. Anche Francia e Germania, grazie ad un welfare migliore, permettono ai giovani di uscire di casa attorno ai 23 anni e mezzo.

Ruolo della donna nel matrimonio

Rispetto ad un passato dove l’uomo all’interno del matrimonio era il soggetto forte in tutti i sensi, nelle coppie di sposi moderne il ruolo della donna è diventato molto più importante perchè le differenze di stipendio, istruzione ed età tra maschi e femmine vanno colmandosi. Nelle coppie di sposi americane la donna nel 9% dei casi guadagna più dell’uomo. Nel 18% ha un grado di istruzione più elevato e nell’11% dei casi la sposa ha una maggiore età rispetto al marito.

Il 74% delle donne oggi si occupa anche di gestire i risparmi e nel 30,8% decide le scelte economiche della famiglia, mentre nel 1986 solo l’1,6% delle donne aveva voce in capitolo. Il sogno di Cenerentola, fanciulla semplice e un pò ingenua che grazie al principe Azzurro di turno migliora il ceto sociale è svanito anche nei cartoni animati. Donne e bambine della Walt Disney oramai e per fortuna sono eroine che hanno ben altro da fare che non badare al marito che le mantiene.

Il matrimonio non è più ascensore sociale in compenso ci si sposa sempre più all’interno dello stesso ceto e così in qualche modo aumentano le disparità economiche nella società. L’omogamia è favorita da molti motivi a livello sociale, culturale ed economico, dato che condividere interessi e passioni simili è un modo delle elite per proteggere gli interessi familiari. Perchè una coppia funzioni però non basta se non ci sono compatibilità a livello caratteriale e una visione del futuro comune, come indica il boom di divorzi degli utlimi anni.

Crisi di coppia e divorzi

Tra crisi economica, difficoltà sul lavoro, pandemia che costringe a convivenze forzate e adulteri, questo è un momento di grande lavoro per gli avvocati divorzisti. Se aggiungiamo i suoceri insopportabili, il quadro è completo. Molti litigi che portano alla rottura della coppia e al divorzio sono innescati comuinque da problemi di carattere economico. Non si parla solo di persone che fanno fatica ad arrivare a fine del mese, ma di famiglie che proiettano troppo in là le loro aspettative economiche e di crescita sociale comunque basata sul denaro.

Sia in Europa che in America i single hanno superato le coppie sposate. Le coppie più materialiste avrebbero fino a un 15% di probabilità in più di essere infelici e di finire dall’avvocato, specie se la smania per i soldi e la carriera è condivisa dal compagno. Non sarà un caso che proprio in America i matrimoni sono in crisi e i single hanno superato gli sposati (45,6% contro 44,9%) il 40% dei figli oramai nasce fuori dal matrimonio, mentre solo il 18,6% dei figli grandi tra i 25 e 34 anni vive sia con mamma che papà.

Un altro motivo che spinge al divorzio sono le eccessive attenzioni per i figli che tolgono tempo e spazio da dedicare all’altro. La questione sollevata tempo fa dal libro di Pamela Druckerman Bringing Up Bebe è sempre attuale e comune a molte famiglie italiane di reddito medio alto superiore che hanno fatto proprio il motto ‘Children First’ della cultura americana. Secondo una ricerca realizzata in America il 40% dei litigi tra marito e moglie ruota proprio attorno ai figli anche in funzione degli aiuti ricevuti dai genitori e dal supporto pubblico.

La diffusa aspirazione che il proprio bambino possa diventare una star e avere successo nella vita porta i genitori a diventare ossessivi nella ricerca di attività che possano sviluppare le attitudini dei figli. La conseguenza è che la coppia dedica tutte le risorse e il tempo al trasporto dei bambini dal collegio d’élite al concerto, dallo sport fino alla scuola di musica. Un delirio di impegni quotidiano che in assenza di un adeguato supporto sociale e con la crisi economica in agguato, diventa sicura fonte di stress.

Quanto costa divorziare?

Se alla fine tra matrimonio e divorzio vince il secondo, l’importanza di avere un buon avvocato diventa fondamentale per far valere i propri diritti. Il bugdet da sostenere varia, a partire da 1.500 euro. Ma si può spendere meno se i due coniugi sono d’accordo su come organizzare la nuova vita. Con la nuova disposizione introdotta con la legge n. 55/2015 il periodo di separazione viene ridotto.

Deve passare un anno per divorzio conflittuale e 6 mesi per quello consensuale. Non è necessario rivolgersi al tribunale competente, basta un avvocato o l’ufficiale di stato civile che assistono alla pratica di divorzio, con tanto di accordi scritti. Controversie e liti nelle questioni di divorzio sono all’ordine del giorno, ma c’è chi decide di festeggiare insieme la fine della relazione, specie se non ci sono i figli.

Festeggiare il divorzio

Se i matrimoni entrano in crisi per i soldi, negli Stati Uniti c’è un vero e proprio business in crescita esponenziale che non riguarda le feste di matrimonio, ma i Wedding out party o Divorce party. Si tratta di allestire feste di divorzio o fine relazione con tanto di inviti e torta a tema. Un modo per dire definitivamente addio al partner e iniziare una nuova vita. Secondo gli psicologi celebrare la fine del matrimonio è una scelta positiva, certamente un buon inizio per riconoscere la perdita e iniziare così una nuova vita.

Divorziare può essere un dramma specie se si hanno figli, ma può essere un’occasione per festeggiare. In Austria, Germania e Francia, sono attive persino le fiere di divorzio, il canale preferito per pubblicizzare le agenzie presenti sul territorio pronte a fornire consulenze specializzate sulla separazione, dagli aspetti burocratici a quelli psicologici fino all’organizzazione di feste per esorcizzare un momento di cambiamento, di rottura nella propria vita che inevitabilmente porta con sè una buona dose di tristezza.

In Inghilterra invece la proposta è girata nei grandi magazzini Debenhams dove è stata istituita la lista del divorzio con cui si chiedono in regalo ad amici e parenti determinati oggetti condivisi con l’ex partner e rimasti nella casa ormai lontana… un modo per alleggerire le spese da single? Altri preferiscono dare un taglio netto e disfarsi in vario modo di tutti gli oggetti che ricordano l’ex partner, compresi quella della tradizionale ‘lista nozze’.

Per organizzare i party di divorzio si tratta di ribaltare la tradizione e il risultato può essere davvero esilarante. Contro partecipazioni, confetti neri, giochi divertenti, torta nuziale divisa in due, con moglie che trascina il marito nella spazzatura, lo pugnala o crea altre situazioni macabre. Una serie di gadget fantasiosi e stravaganti contro il matrimonio, tra cui l’anello di divorzio nella bara, da seppellire.

Tradimenti nelle coppie

Litigi e incomprensioni, crisi e separazioni spesso sono dovute ai tradimenti. Quante coppie e matrimoni vanno in crisi per un desiderio di libertà degli individui che non riconoscono più il valore della coppia stabile? Se il modello tradizionale di coppia basato sul matrimonio scricchiola, con le nuove libertà sessuali la promessa di fedeltà a vita è una chimera spesso ignorata con tutte le conseguenze del caso. Gli italiani sarebbero primi al mondo nella ricerca di storie extra coniugali davanti a Spagna e Francia.

I siti di incontro sembrano fatti apposta per uomini e donne che vogliono tradire con facilità. Basta registrarsi, inserire dati e soprattutto le preferenze sessuali, e il gioco è fatto. L’incontro con il partner ideale è assicurato e anonimo. Anche costruire l’infedeltà coniugale sui social, passando dal virtuale al pratico, sembra diventata una prassi abituale di molte coppie. Facebook o WhatsApp sono luoghi ideali per flirtare con vecchi compagni di scuola o sconosciuti.

Cosa fanno le coppie su Facebook per cacciarsi nei guai? Vengono beccate a scrivere messaggi inappropriati a persone conosciute sul social network, oppure mettono in cattive luce il proprio partner parlandone male, o vengono spiati da amici che riportano comportamenti scorretti e tradimenti in atto. Per evitare guai di coppia sarebbe molto meglio non condividere l’esperienza d’amore fallito delle quasi 100 mila coppie che tutti gli anni finiscono dagli avvocati per separarsi.

Se è la donna a tradire

Oggi non tradiscono solo gli uomini, ma tante donne sposate hanno storie extra coniugali anche per il nuovo ruolo nella società. Secondo un recente studio dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti in Italia, la percentuale di tradimenti delle donne sposate è del 45%. Un numero appena inferiore al 55% degli uomini che, incuranti delle conseguenze, cercano una storiella fuori dal matrimonio.

Quando una donna tradisce solitamente è in cerca di nuova intimità emotiva, mentre un uomo spesso tradisce solo per piacere fisico. Le donne sono sicuramente molto più emancipate rispetto al passato e più in sintonia con le loro esigenze, bisogni e desideri. Ragazze e non solo vogliono sentirsi desiderate, volute e irresistibili. Il problema di essere madri, avere figli al seguito e un ruolo di mamma da onorare all’interno dei matrimoni sembra oramai secondario.

Tutte le preoccupazioni inducono molto spesso uno specie di stato di lutto che espone facilmente a stati di depressione e a reazioni di negazione. Ovviamente se le donne sposate tradiscono non è sempre colpa dei mariti. A spingere l’infedeltà femminile possono esserci tanti fattori esterni come nuovi modelli e stili di vita, una instabilità emozionale veicolata da ritmi della società voracemente concentrata sul consumo o su ambizioni finanziarie. All’interno dei matrimoni ci sono mogli che, guadagnando più dei mariti, non sentono più la sua presenza come fondamentale.

Donne con bassa autostima possono volere cercare conferme all’esterno della coppia sotto il profilo sessuale, emotivo o intellettuale. Poi c’è la noia, la routine, non avere interessi in comune e prospettive di crescita e miglioramento. Il problema è che la promiscuità, come insegnano gli anni ’60, può non essere una valida soluzione alla rassegnazione. Avere la capacità di costruire sogni e di condividerli con un altra persona è l’unica garanzia di coppia duratura.

Calo di desiderio nell’uomo

Crisi di coppia e tradimenti possono nascere dalla mancanza di attenzione, complimenti e intimità da parte di mariti troppo impegnati o magari preoccupati dal punto di vista professionale. Contribuiscono le troppe attenzioni dedicate ai figli e la poca cura nella coppia. Molte donne lamentano rapporti intimi non emotivamente coinvolgenti, o non soddisfacenti per nulla. Attenzione a dare per scontate le attenzioni che la moglie dedica all’uomo, possono contribuire all’infedeltà coniugale.

La donna con l’età avanzata e la menopausa alle porte si trova a dover affrontare cambiamenti nel corpo e nello spirito, ma anche negli uomini dopo i quarant’anni cala il testosterone, l’ormone responsabile della virilità che inevitabilmente fa sorgere dubbi e voglia di evasione. A complicare la situazione può mettersi anche lo stress da vita moderna che induce un calo di desiderio e una voglia di evasione a conferma della propria virilità.

Sopratutto nell’uomo c’è poi la sindrome del passaggio a quella che viene considerata la seconda parte della vita. Un periodo di riflessione che pone gli individui di fronte alle preoccupazioni sulla propria fine, nella valutazione di cosa si è, cosa si è fatto e cosa si vuole ancora fare. Se la famiglia non si percepisce più come indispensabile dal punto di vista economico, affettivo e naturale nascono i guai e non solo nel matrimonio tradizionale.