Investire in arte come alternativa ai prodotti finanziari per milionari e piccoli risparmiatori in cerca di beni rifugio. Cosa influisce nella quotazione di quadri famosi e opere contemporanee: il rapporto tra valore artistico, creatività, soldi e pubblicità nell’arte

Investire in arte e acquistare quadri come bene rifugio può essere un valida alternativa ai classici asset finanziari? La situazione economica mondiale è quantomai incerta e il settore della finanza non è in grado di offrire una direzione sicura. Tra borse in altalena, forex che non si sa dove andrà a finire e mercato immobiliare alle dipendenze dell’economia generale, l’ultima spiaggia per chi dispone di patrimoni consistenti potrebbero essere i quadri.

Che arte e finanza abbiano sempre avuto un rapporto privilegiato non è una novità, lo insegna la storia. Mecenati, mercanti e banchieri si sono sempre mostrati pronti a foraggiare idee e talento degli artisti. Oltre al denaro nel passato però è sempre esistito un valore artistico ed emotivo dell’opera capace di consacrare talento, essenza e la stessa esistenza di un artista. Cosa succede quando più che investire in arte, sono i soldi a fare l’artista?

Indice

Mercato dell’arte e collezionismo

Può sembrare paradossale ma i cosiddetti artisti, per definizione individui geniali e sensibili, dall’equilibrio precario e sempre in bilico tra passione, insicurezza e disagio economico, sono diventati l’ultima spiaggia dei nuovi Paperoni presi a fare soldi. Eppure per comprendere come funzionano le cose, fuori da qualsiasi visione romantica o nostalgica, bisogna considerare larte un prodotto come un altro partendo proprio dai soldi.

Il valore delle opere scambiate nel mondo secondo un report di Deloitte è arrivato a 64 miliardi di dollari, di cui quasi 800 vendute oltre i due milioni di euro. I compratori italiani rappresentano il 2% del mercato dell’arte, pronto ad aprirsi ad acquirenti minori, anche se i collezionisti molto facoltosi interessati semplicemente all’aspetto economico sono sempre di più. Stiamo parlando di collezionisti con patrimoni molto consistenti che spendono in quadri cifre seconde solo a diamanti e gioielli, superiori a mobili d’antiquariato e bottiglie di vino vintage.

Per sostenere il mercato dell’arte fino a poco tempo fa si sperava nella Cina il cui mercato tra il 2009 e il 2014 è cresciuto del 214%. I compratori cinesi erano riusciti a superare gli Stati Uniti a livello globale con una crescita di investimenti impressionante. Poi è arrivata la crisi della borsa cinese con un calo del 30% e gli Usa sono tornati ad essere primi in un mondo dove i ricchi di tutto il mondo si contendono le opere degli artisti più famosi come trofei.

Investire in arte per soldi o passione?

Un appassionato d’arte non trova nulla di male nell’investire parte del proprio patrimonio in opere anche se si tratta di un valore economico più che culturale o simbolico. Chi ha finanze superiori al milione di euro dedica circa il 10% dei propri beni a quadri e oggetti d’arte. Secondo uno studio di Barclays Wealth nell’80% dei casi il compratore è realmente un collezionista appassionato e in qualche modo coinvolto emotivamente.

Il 20% di chi acquista quadri è mosso da puri interessi economici e cerca un rifugio al proprio patrimonio. La ‘fuga dal rischio’ fa in modo che le quotazioni più alte vadano ad una manciata di celebreties e artisti ampiamente riconosciuti dalla storia dell’arte contemporanea. Secondo l’annuale The Contemporary Market Report di Artmarket, i collezionisti per non rischiare  acquistano quadri di artisti famosi, realizzati nel ‘900 e valutati da decenni, come Basquiat, Koons, Hirst o Kiefer.

Le opere battute dalle aste più famose muovono cifre degne del Nasdaq di New York. Ma i prezzi dei quadri da cosa dipendono? Secondo uno studio statistico realizzato da una scienziata italiana che ha mappato centinaia di migliaia di opere, le quotazioni dei quadri e il successo di un artista dipendono da storia espositiva e primi 5 anni di vita di un’opera. Gallerie prestigiose, istituzioni, musei e fiere possono creare valore economico indipendentemente dal contenuto artistico. Non succede sempre, ma anche il mercato contemporaneo vive di mode, consumismo e vanità.

Quotazioni di quadri famosi

Tra i quadri più costosi mai venduti, sembra che i Giocatori di carte di Cézanne sia stato pagato da un acquirente privato per 250 milioni di dollari. I primi due posti ufficiali di questa speciale classifica spettano invece ad un quadro di Picasso Le donne di Algeri battuto all’asta per 179,4 milioni di dollari, e ad un Amedeo Modigliani intitolato Nu couché acquistato da un miliardario cinese da Chistie’s a New York per 170,4 milioni di dollari.

Terzo posto per il famoso Urlo di Edvard Munch battuto all’asta per 120 milioni di euro. La versione battuta all’asta a New York è l’unica di quattro versioni rimaste in mani private e posseduto dall’uomo di affari norvegese Petter Olsen, il cui padre era amico e mecenate dell’artista. E’ il più colorato e vivace dei quattro. Edvard Munch lo ha dipinto nel 1895, ma per la sua forza espressiva l’uomo che grida tenendosi la testa tra le mani è diventato un simbolo della modernità e la sua immagine è stata ripresa innumerevoli volte anche in ambito commerciale.

Un altro Urlo di Munch è esposto ad Oslo nella Nasjonalgalleriet, mentre altre 2 versioni rimangono al Museo Munch a Tøyen. Tra i quadri venduti a prezzi molto alti, il Picasso Nu au Plateau de Sculpteur, olio su tela venduto nel 2010 da Christie’s a New York per 106,5 milioni di dollari senza dimenticare Vincent Van Gogh, Andy Warhol e Gustav Klimt tra i più quotati insieme ad Amedeo Modigliani e Pierre-Auguste Renoir.

Mercato dei piccoli collezionisti

Se in passato la scoperta di un’artista era dovuta a qualche forma di mecenatismo, oggi a sostenere il mercato ci pensano banche, fondi di investimento ma anche privati cittadini. Colpiti dall’incertezza del mercato finanziario, anche piccoli risparmiatori frequentano aste online e fiere in ogni parte del mondo. Secondo il rapporto The art Market di Ubs l’11% delle opere scambiate sul mercato vale meno di 1000 dollari e il 20% tra 1000 e 5000 dollari.

Per chi vuole investire in arte possono bastare quindi anche piccole somme. In generale si parte dai 1000 euro in su, mentre nel 60% dei casi le compravendite hanno prezzi inferiori ai 5000 euro, specialmente per quanto riguarda le opere su carta. Questo formato è certo meno pregiato rispetto a quello dei grandi dipinti ad olio o in acrilico, ma può riservare qualche buon affare anche ai piccoli investitori dato che alcuni studi indicano una potenziale rendita delle opere su carta del 14-17% all’anno.

Investire in arte su carta

Il Wopart di Lugano é un punto di riferimento per i collezionisti grandi e piccoli del settore. A questa fiera interamente dedicata alle opere d’arte su carta ci sono anche capolavori di grandi pittori come l’acquerello di Pierre-Auguste Renoir, valutato attorno ai 120 mila euro. Così come tra gli stand di oltre 60 gallerie provenienti da tutto il mondo sono esposte opere su carta di importanti artisti del passato fino all’arte moderna e contemporanea.

Il disegno in fondo è all’origine di tutto. Su carta sono stati ideati e progettati tutti i grandi capolavori, da Michelangelo fino a tutte le avanguardie. Sarà per questo che per i disegni di Warhol, Renoir, Banksy, Mirò, Picasso, Klee i prezzi vanno dai 100 mila al milione di euro. Ma si possono trovare anche chicche come un “Concetto Spaziale” di Lucio Fontana dalle dimensioni di 7,4 x 6,1 cm. Un suo famoso taglio, realizzato tra il 1960 e il 1961 su un pezzo di stagnola blu, costa come una buona auto di media cilindrata. Giusto per parlare di consumo.

Arte pubblicità e shopping

Tra le varie tendenze che coinvolgono arte e denaro non può mancare la pubblicità. In questo campo più che investire in arte si tratta di trasformare gli artisti in brand per vendere merchandising o comunicare messaggi di prodotti. Maestro del settore è Maurizio Catellan, artista noto in tutto il mondo per il suo stile dissacrante e ironico giocato sul filo della comunicazione. Creatività e stravaganza lo hanno trasformato in un rappresentante di successo del nuovo connubio che unisce arte e consumo di massa.

Il suo ToiletpaperMagazine è un magazine di tendenza dove la creatività diventa fashion fino a trasformarsi in shopping. Nata come rivista semestrale in edizione limitata per appassionati d’arte, pubblica fotografie dissacranti, ironiche, tragiche, surreali riprese da riviste come Vice a Fame. La sfida è stata trasformarle in prodotti con progetti trasversali insoliti e coinvolgenti che uniscono design e comunicazione.

Accessori e prodotti oltre ad essere venduti online si trovano in temporary shop studiati nei minimi particolari. Ci sono tovaglie, piatti, ciotole, tazze e poi magliette, zaini con grafiche e stampe colorate appariscenti e insolite che richiamano lo stile pop art. Oggetti di arredamento dal sapore vintage come l’appendiabiti Grande Cactus diventato ormai un’icona e il pouf gigante a forma di saponetta. Poi altri prodotti e complementi d’arredo d’uso quotidiano con collaborazioni che spaziano dal mondo della musica fino alle automobili di lusso.

Investire in arte per i nuovi mecenati significa anche sponsorizzare un marchio e averne un ritorno in termini di immagine e prestigio. L’ultimo coup de théâtre di Cattelan è stato trasformarsi in testimonial di una campagna di comunicazione per Santoni, casa di moda fondata a Milano nel 1975 che unisce lusso, artigianalità e made in Italy. Se l’operazione non convince, non resta che consolarsi con il wc d’oro 18 carati America realizzato da Cattelan per il Guggenheim di New York. Perfettamente funzionante, era a disposizione del pubblico del museo fino che qualcuno l’ha trafugato: non per arte, certamente per soldi.