Insegnare musica è un’arte ma anche una missione fatta di passione, competenza e generosità. L’allievo di oggi potrà essere il maestro di domani, solista o un genio dello strumento. Che caratteristiche deve avere un buon insegnante di musica?

Insegnare musica può sembrare semplice e alla portata di ogni bravo musicista adeguatamente preparato. In realtà sono due cose diverse. Suonare bene non significa essere un bravo maestro e viceversa. Come in ogni settore di studio, gli insegnanti hanno il merito o la colpa di stimolare gli studenti fino a farli diventare veri prodigi, oppure scoraggiarli dal sapere e dal fare fino a portarli ad abbandonare una materia per sempre.

Insegnare musica non ha a che vedere solo con il linguaggio delle note, così come fare musica non significa muovere le mani. Suonare uno strumento può diventare una passione che dona serenità e benessere per tutta la vita, ma è un’attività molto complessa che coinvolge corpo e spirito. Quali sono le caratteristiche di un buon insegnante di musica e che metodologia dovrebbe utilizzare con bambini e adulti?

Indice

Insegnare musica non è facile

Cominciamo con il dire che insegnare musica bene non è un compito facile e richiede moltissima energia. Ognuno ha un proprio metodo di insegnamento non necessariamente giusto o sbagliato, ma ci sono alcune aspetti da considerare per migliorare il rapporto con gli studenti di strumento. Sono piccoli segreti che dovrebbe conoscere e adottare ogni buon insegnante, indipendentemente dalle capacità musicali.

In secondo luogo insegnare musica non è facile perchè oggi difficilmente si trovano bambini pieni di entusiasmo nel volere suonare uno strumento. Impedimenti culturali e sociali, ma spesso anche troppi inutili stimoli esterni, lavorano in direzione opposta all’impegno necessario allo studio della musica. Tanti genitori intuiscono che suonare uno strumento offra benefici, ma poi si trovano davanti ai capricci del figlio che ha scarso entusiasmo nel frequentare corsi di musica: cosa devono fare?

Sarebbe un errore pensare solamente di avere un bambino senza talento o troppo occupato nel farsi distrarre da smartphone, consumismo e altre tendenze sociali poco virtuose dei compagni di classe. E se la colpa invece fosse di un insegnante di musica poco capace? Un bravo maestro per insegnare musica bene deve prima di tutto sapere stimolare l’allievo per appassionarlo al mondo delle sette note. Con la passione ogni difficoltà scompare.

Caratteristiche buon insegnante

Un bravo insegnante di musica deve connettersi con l’allievo e avere intelligenza sociale, ovvero entrare in contatto dal punto di vista umano, avere empatia e dialogo. Se desiderare di suonare uno strumento non è così scontato, ancora peggio é un insegnante senza entusiasmo e passione. La musica per comunicare è meglio delle parole, ma quando serve bisogna essere autorevoli come con un figlio, senza essere autoritari.

Durante le lezioni il maestro dovrebbe suonare con l’allievo e ascoltarlo. Se una lezione o un esercizio a casa non vengono portati a termine, é giusto redarguire l’allievo, così come errori e problemi di ogni genere che riguardano impostazione e suono devono essere subito risolti. E’ necessario insistere e sapere spiegare l’importanza di aspetti apparentemente noiosi, che riguardano ad esempio lo studio della tecnica e della teoria musicale.

Un bravo insegnante di musica deve sviluppare il talento anche in chi ha la musica nel sangue, ma lasciare libero l’allievo di trovare una propria strada indipendente dalle sue preferenze artistiche e musicali. La cosa più importante per un ragazzo è divertirsi e desiderare di suonare. Infliggere lezioni noiose e faticose, specie ai bambini, sarebbe un gravissimo errore ed il modo migliore per spegnere ogni passione.

Maestro ben temperato

Quali siano le caratteristiche di un buon insegnante di musica lo spiega Carlo Delfrati, docente di didattica musicale, nel libro Il maestro ben temperato (Curci). E’ tra i massimi esperti in materia e ha pubblicato numerosi studi di carattere storico e pedagogico tra cui i saggi Orientamenti di pedagogia musicale, Esperienze di ascolto, La voce espressiva, Il pensiero musicale.

Il titolo del suo libro prende spunto dal capolavoro per clavicembalo di Johnan Sebastian Bach, sommo compositore e insegnante di musica dei suoi numerosi figli. Secondo Delfrati insegnare musica è un’arte, ma ci sono educatori a livello scolastico, privato e familiare che fanno di tutto per infliggere agli allievi schemi arcaici che impediscono lo sviluppo delle capacità musicali. Come starne alla larga? Imparando a riconoscere i cattivi maestri a partire dalla massima senza senso: “chi sa fare fa, chi non sa fare insegna”.

E’ necessario iniziare a studiare musica nel modo giusto fin da bambini perchè il modo in cui si studia e si suona progredisce con l’educazione, da elementare o avanzata, da stadi primari a stadi evoluti. Esistono tre tipi di insegnanti, o meglio, tre stili per insegnare musica a bambini e adulti: statico, dinamico e ricreativo. La metodologia utilizzata nell’insegnamento porta al suo interno il risultato dell’apprendimento.

Insegnare musica bene non significa negare qualsiasi possibilità di suonare ad orecchio, impartendo lezioni massacranti di teoria solo per imparare a leggere le note a prima vista. La musicalità e il linguaggio personale si sviluppano anche e soprattutto attraverso la creatività e la fantasia. E’ educato il musicista che quando suona riesce a comunicare, sia che si tratti di interpretare musica classica o improvvisare jazz.

Teoria su studio della musica

Nell’insegnamento della musica esistono scuole di pensiero che si sono trasformate in metodi di apprendimento musicale. E’ il caso della Music Learning Theory di Edwin E. Gordon, un ricercatore, insegnante, autore, editore e docente nel campo dell’educazione musicale. Il libro Il bambino e la musica di Silvia Biferale (Curci Editore), raccoglie 40 anni di contributi di esperti docenti e specialisti in materia.

Secondo la Music Learning Theory il rapporto tra bambini e musica segue gli stessi meccanismi di apprendimento della lingua materna a partire dalla primissima infanzia secondo potenzialità, modalità e tempi unici in ogni bimbo. L’ambiente musicale circostante nei primi anni di vita incide profondamente sulle capacità di capire ed apprendere la musica in futuro, così come la presenza della mamma influisce sulla capacità del bimbo di prendere consapevolezza del mondo che lo circonda.

Metodo Suzuki di strumento

Un altro metodo di insegnamento per suonare violino, pianoforte, violoncello, arpa, chitarra e flauto, è quello creato da Shinichi Suzuki, musicista e didatta giapponese scomparso nel 1998 all’età di 99 anni. Secondo il Metodo Suzuki ogni bambino può suonare fin dai 3 anni e se opportunamente stimolato trasformarsi in un vero talento. Fondamentale è l’ambiente di riferimento anche per raggiungere straordinari livelli di abilità.

L’imitazione è alla base del processo di apprendimento umano. Ogni bambino può imparare la musica così come impara a parlare attraverso l’amore e il rispetto. Fin dalla più tenera età i genitori devono educare all’ascolto e alla ripetizione di un frammenti musicali, melodie e ritmo. La musica deve entrare a far parte naturalmente nella vita del bambino e dell’intera famiglia. I benefici sono immediati e si protraggono per tutta la vita.

Ascoltare e suonare buona musica aiuta i bambini a diventare persone migliori e sensibili, nel rapporto con se stessi e con gli altri. Il Metodo Suzuki è insomma una vera e propria filosofia di vita che mette al centro la musica nell’educazione dei bambini. In Italia la tradizione nell’insegnamento ai giovanissimi del metodo Suzuki non é molto conosciuta. L’Istituto Suzuki rappresenta il metodo in Italia e ha il compito di diffondere i suoi principi e teorie attraverso corsi di formazione insegnanti, pubblicazioni, seminari e concerti.

Incentivare studio della musica

Non sempre lo studio della musica è al centro dei problemi delle famiglie. Lo svilimento del valore della musica è un problema che riguarda l’economia ma ha risvolti culturali e sociali. L’industria discografica tenta di uscire dalla crisi sfruttando i nuovi canali online e il diffondersi di sistemi come lo streaming per inondare il mondo di canzoni e sviluppare il mercato. Non è certo il miglior modo per favorire studio, ricerca e investimenti in nuovi talenti.

In tutto il mondo i finanziamenti per attività musicali nelle scuole scarseggiano, ma mentre in Italia si ode qualche isolato lamento di musicisti e maestri, inascoltato da una classe politica presa in tutt’altre faccende, altrove si cerca di fare qualcosa. In America c’è ad esempio la fondazione no profit Save the music che promuove campagne di sensibilizzazione e organizza eventi. Dal 1997 raccoglie fondi per acquistare nuovi strumenti musicali da donare alle scuole e ripristinare così l’insegnamento musicale laddove rischia di essere eliminato a causa dei tagli ai bilanci.

Salviamo la musica ha già donato strumenti musicali per 47 milioni di dollari a 1.750 scuole pubbliche in 100 città, influenzando la vita di oltre 1,6 milioni di bambini. Negli ultimi anni si sono mosse star della musica come Alicia Keyes, Donna Summer, Rod Stewart, Joss Stone e molti altri big, unendo i loro appelli in concerti realizzati proprio per stimolare nella gente comune la consapevolezza del fatto che suonare fa bene soprattutto ai più giovani.

Grammy per maestri di musica

Grammy Awards sono Oscar della musica assegnati tutti gli anni agli artisti più meritevoli in 105 diverse categorie e 30 generi musicali. Ma se esistono tanti bravi artisti è merito anche degli insegnati. Un bravo maestro può insegnare a cantare o suonare indicando una strada e incoraggiando talento e ambizioni. Alla Fondazione Grammy e alla Recording Academy ne sono convinti e pensano che un grande insegnante di musica meriti un riconoscimento.

Per questo motivo dal 2013 esiste l’Oscar Music Educator Award dedicato agli insegnanti che si distinguono nelle scuole americane. Ogni anno vede candidati insegnanti di musica, strumento o composizione, dalla scuola materna fino all’università di scuole pubbliche e private degli Stati Uniti. Già dalla prima edizione hanno partecipato al Music Educator Award oltre 30.000 maestri provenienti da 50 stati.

Questo premio per i maestri non è una gara, ma un modo per affermare l’importanza dell’insegnare musica ai bambini per renderli protagonisti della società. Dopo una selezione iniziale in finale arrivano dieci maestri da cui esce un vincitore. I finalisti ricevono 1.000 dollari, mentre il vincitore 10.000 dollari e un viaggio a Los Angeles per ritirare il premio e partecipare ai Grammy.

Insegnare musica è una missione

Insegnare musica in qualsiasi genere e livello di scuola, a bambini, ragazzi di ogni età o adulti, è un lavoro spesso entusiasmante sul piano umano, ma anche molto faticoso. Un bravo maestro deve avere energia infinita, perchè nelle sue parole e nei suoi gesti confluiscono passione e conoscenze che non sempre bastano. Una lezione per essere efficace necessita della collaborazione dell’alunno e se si tratta di bambini e ragazzi, anche delle famiglie.

Il talento deve essere coltivato come un fiore, ma i fiori per sbocciare vanno amati e coltivati nella terra giusta. La musica é l’aria che si respira a casa, nelle strade, nel tempo libero, a scuola, sul lavoro e non solo nei luoghi di conoscenza. C’è anche un problema di qualità dell’ascolto perché non può esistere musica senza silenzio e invece siamo quotidianamente sommersi da una valanga di parole e rumori sempre più volgari e inutili.

In questo articolo ho elencato i motivi per cui il lavoro di un buon insegnante va ben al di là delle note e dei tasti di uno strumento. In tempi difficili come questo credo che insegnare musica sia un atto di coraggio, una missione di resistenza civile che riguarda la bellezza e il senso della vita. A tutti i bravi maestri che si impegnano per il futuro delle nostre figlie e figli, oggi più che mai, va tutta la mia stima.