Fare soldi è sempre stato sinonimo di successo e felicità. La soddisfazione personale non dipende dalla ricchezza, ma migliorare la situazione economica è il sogno di molti. C’è un particolare talento per diventare ricchi e quanto guadagnare per vivere bene?
L’ambizione di fare soldi o di migliorare la propria situazione economica familiare, è molto comune nella nostra società. Indipendente dalle minime soglie che definiscono ricchezza e povertà, oggi chiunque sembra volere diventare sempre più ricco. Sarà la paura di diventare poveri, dopo che negli scorsi decenni una numerosa classe media si è diffusa in Italia e nei paesi occidentali consentendo un discreto benessere economico.
Ma forse fare soldi nell’immaginario collettivo é sinonimo di successo e realizzazione perché sembra avere uno stretto legame con la parola felicità. Tra alterne fortune o diverse condizioni di partenza é una aspirazione che al posto di migliorare la vita può finire col rovinarla? Va bene volere diventare sempre più ricchi, ma quanto bisogna guadagnare per stare bene e soprattutto con quali obiettivi economici e di soddisfazione?
Indice

- L’idea di fare soldi
- Intelligenza della ricchezza
- Fare soldi o spenderne meno?
- Felicità ricchezza e povertà
- Troppo ricchezza fa male
- Fare soldi ed essere felici
- Nazioni ricche e felici
- Felicità oltre alla ricchezza
- Vivere bene con pochi soldi
- Ascensore sociale bloccato
L’idea di fare soldi
Questa società è basata sul consumo e produce enormi disuguaglianze tra ricchi e poveri, ovvero tra chi può e non può comperare cose, servizi, salute e idee. La disparità si manifestano tra chi ambisce a stili di vita sempre più sofisticati e guarda al lusso come modello di riferimento, e chi fatica ad arrivare a fine mese. Ma avere un aumento di stipendio per cambiare vita o guadagnare di più con un nuovo lavoro è un desiderio molto comune: come realizzarlo?
L’idea di fare soldi, come l’avere successo nella musica o scalare montagne, parte sempre da una forte motivazione psicologica che risiede nella capacità umana di reagire a situazioni difficili o negative. Quindi se l’economia mondiale arranca e parlare di sogno americano è fuori luogo, non è nemmeno il caso di arrendersi. Oltre a chi sostiene che i momenti di crisi siano i migliori per investire, c’è chi segue la via del minimalismo liberandosi del superfluo senza rimpianti per stare meglio.
Certo smettere di dannarsi per fare soldi, eliminando le cose inutili per dare più valore alla vita, è una teoria più facile da sostenere per chi ha un lavoro o ha una carriera avviata. I soldi non faranno la felicità, ma oggi il problema per molte persone, più che guadagnare poco o tanto, è guadagnare qualcosa. Eppure il conto in banca perennemente in rosso o che stenta a decollare non avrebbe solo a che vedere con recessione, crisi, guerre, disoccupazione e tutte le cattive notizie che leggiamo quotidianamente sui giornali.
Intelligenza della ricchezza
Per soddisfare le aspettative di soddisfazione economica esiste una particolare modo di ragionare? Perchè alcune persone con uguale intelligenza, educazione e condizione sociale di partenza, riescono a fare più soldi di altre avendo gli stessi obiettivi e desideri di ricchezza? C’è un misto di ingegno, ottimismo, volontà, tempismo, capacità relazionali, competenze che porta alcune persone ad arricchirsi più di altre e quanto conta la fortuna?
Di approccio motivazionale al denaro e dell’esistenza di una intelligenza della ricchezza parla il libro Affluence Intelligence. Si tratta di un particolare talento per fare soldi, qualità misteriosa alla base di pensieri e azioni che renderebbe solo alcune persone ricche e soddisfatte. Il punto è che, come sostengono le ricerche sulla finanza personale, la nostra mente non sempre funziona nel nostro interesse quando si parla di soldi.
Nell’accumulare denaro o spenderlo tutti facciamo grossi errori. La buona notizia è che potremmo migliorare la soddisfazione in ambito economico cercando di reimpostare il cervello. Per fare scelte migliori è necessario considerare quattro punti chiave: 1) Dare priorità alle scelte di vita; 2) Capire i comportamenti che favoriscono o ostacolano i progressi economici; 3) Avere un atteggiamento consapevole sui soldi; 4) Sviluppare competenze in ambito finanziario.
Fare soldi o spenderne meno?
La soddisfazione personale è strettamente correlata all’ambito sociale frequentato dove cultura e stili di vita si fondono in mille aspetti che spesso ignoriamo. Psicologi, scienziati e ricercatori sostengono che il segreto del benessere e della qualità della vita non risieda nel fare soldi, ma dalle competenze che regolano le nostre scelte economiche quotidiane. I comportamenti e le scelte di finanza personale e gestione del patrimonio sono fondamentali.
Il boom della finanza etica è una via che il sistema economico internazionale sta offrendo ai risparmiatori per investire in un modo sostenibile e soddisfacente i propri soldi. Ma per avere un rapporto sano con il denaro esistono alcune regole che ognuno può applicare. La prima è abbandonare la carta di credito. Fare acquisti per godere di un istante di felicità e poi ritrovarsi con il peso dei debiti sulle spalle è il peggio che possa capitare.
Secondo alcuni studi le persone più felici spendono in acquisti personali circa il 40% dei guadagni, ma non comperano cose, bensì esperienze di vita significative. Non beni materiali, ma servizi che sviluppano passioni o relazioni, come ad esempio libri o strumenti musicali. Risparmiano o investono circa il 25% del loro patrimonio, destinando il 12% per beneficenza, solidarietà, organizzazioni religiose o regali.
Felicità ricchezza e povertà
Il sistema del mercato sembra suggerire che il valore delle persone sia direttamente proporzionale al conto in banca e alla capacità di consumo. Lavoriamo tutti come matti per fare soldi, spesso per acquistare e circondarci di cose inutili. Tra le tante cose positive del modello di vita occidentale in termini di libertà e democrazia, lo sviluppo economico ha prodotto un consumismo sfrenato, ma l’ostinata ambizione di ricchezza ha molte conseguenze negative sul piano umano e ambientale.
Bombardati da stimoli consumistici in ogni istante della vita, siamo convinti che la soddisfazione personale si riduca al possesso di beni capaci di offrire l’apparenza di status elevato. Ma se il segreto fosse vivere bene con pochi soldi? Quando la grande crisi economica ha colpito larghi strati della popolazione, studiosi, psicologi, ricercatori e intellettuali si sono dedicati assiduamente ad un nuovo tema: dare un senso alla povertà.
Sono usciti diversi saggi su come non dannarsi nel fare soldi ma essere ugualmente felici. Tutto parte da una domanda: quanto costano le cose che ci fanno stare bene e quali sono quelle superflue e inutili? “Se il denaro non ti rende felice, probabilmente lo spendi male” è il titolo di un libro apparso sul Journal of Consumer Psychology. In pratica si tratta di una serie di accorgimenti alla portata di tutti per vivere felici anche con le tasche vuote, o quasi.
Troppa ricchezza fa male
Che fare soldi in quantità non sia esattamente legato al concetto di felicità lo sostengono molti economisti e psicologi. Guadagnare troppo non migliora il proprio stato d’animo, ma crea solo un sacco di problemi a livello di investimenti e amministrazione del patrimonio. Oltre un certo livello di ricchezza cambiano anche i livelli di ambizione della gente: più si è ricchi e più elevata diventa l’ambizione di diventare sempre più ricchi.
L’uomo è un animale sociale e la ricchezza è un fatto di status, potere, ruolo e identità personale che fa scattare una competizione senza fine per tenere il passo con amici, familiari, colleghi di lavoro che condividono un certo ruolo. Oltre una determinata ricchezza personale si scatena un gap aspirazionale infinito tra reddito percepito e ambito, tale da compromette seriamente il livello di soddisfazione della propria vita.
Il rapporto tra ricchezza e felicità dipende da come ci considerano amici, parenti e colleghi ricchi o poveri, parallelamente al costo della vita del luogo in cui viviamo. In ogni caso le persone troppo ricche sono sempre preoccupate di perdere i propri soldi o di investirli nel modo sbagliato per avere il tempo di pensare a come goderseli per stare bene da soli e insieme agli altri.
Lo stato sociale ed economico è sempre relativo al mondo di cui facciamo parte. Purtroppo il reddito conta poco dato che tendiamo a non bastarci mai, ci confrontiamo sempre con gli altri e troviamo chi è meglio di noi. Ciò vale a livello di carriera, stipendio, dimensioni della casa, tipologia di vacanze e scuole frequentate dai figli. Se nelle persone normali aumentare il reddito può essere uno stimolo a migliorarsi, nei super ricchi può diventare una vera ossessione.
Fare soldi ed essere felici
Fare soldi non fa la felicità, ma essere poveri non aiuta. Allora quanto guadagnare per essere felici? Studiosi e sociologi sono abbastanza concordi nell’affermare che i guai inizino oltre una certa soglia di denaro oltre il quale aumenterebbero solo preoccupazioni e stress. Per essere felici conta la ricchezza relativa o di stato, ovvero quanto denaro le persone guadagnano rispetto al proprio gruppo sociale di riferimento, pronto a scatenare sentimenti di invidia o compassione.
La soglia di ricchezza della felicità secondo uno studio realizzato dalla University of Minnesota, sarebbe di 27 mila euro all’anno netti, mentre l’Università di Princeton alza l’asticella a 56 mila euro all’anno. Un altro studio più recente pubblicato su Nature e realizzato attraverso un sondaggio su 1,7 milioni di adulti di 164 paesi, alza la soglia della felicità della ricchezza a 95 mila dollari.
I ricercatori sostengono che con un reddito tra 60 mila e 75 mila dollari ci si possa sentire abbastanza felici e realizzati in ambito economico. Le cifre non sono uguali ma tutti i ricercatori sono d’accordo che fare soldi oltre una certa soglia rischia di compromettere del tutto la felicità personale. Si è molto contenti passando da 10 mila a 20 mila dollari, molto meno da 100 mila a 200 mila dollari. Accumulando denaro dopo un certo punto le cose rischiano di andare esattamente al contrario e procurare solo guai.
Nazioni ricche e felici
Le considerazioni precedenti non valgono solo per le persone. I paesi più felici dovrebbero essere quelli con più ampie prospettive di crescita. Quindi anche quelli più poveri allo stato attuale? È vero fino a un certo punto. Chi vive in nazioni con un PIL pro capite inferiore ai 6700 dollari ha il 12% di probabilità in meno di essere soddisfatto della propria vita rispetto a paesi con un reddito di circa 18 mila dollari.
Secondo gli studiosi la differenza nel livello di soddisfazione sale solo del 2% nei paesi con reddito di 54 mila dollari rispetto a quelli fermi a 20 mila dollari. Pensando ai fenomeni recessivi dell’economia non esiste nessuna decrescita felice. Un sondaggio realizzato dall’Ocse in 37 paesi del mondo indica che i paesi dove si vive meglio e con una qualità della vita migliore sono tutti nel nord Europa, dove la crisi economica ha colpito meno duramente e non ha minato le fondamenta della società a livello di occupazione e servizi sociali.
In Italia i dati Istat parlano di un livello di soddisfazione della popolazione oltre 14 anni di età pari a 6,9. La situazione economica malgrado tutto è ritenuta soddisfacente dal 50,5% degli italiani, con evidenti grandi differenze sul territorio. Da nord a sud cambiano costo della vita e stipendi. Guardando la mappa dei redditi dichiarati si scopre che a Milano il reddito procapite e di oltre 30 mila euro all’anno, che diventano circa 25 mila euro a Roma, 20 mila a Napoli e 16 mila a Ragusa.
Felicità oltre alla ricchezza
Come abbiamo visto la ricchezza non è tutto nella vita e non esiste una equazione precisa su quanto sia necessario guadagnare per stare bene. Se non è facile stabilire dei parametri precisi sulla felicità delle persone, figuriamoci per quella delle nazioni. Ci tentano le classifiche come il Better Life Index dell’Ocse, che provano a spiegare l’esistenza di una soddisfazione personale oltre i parametri economici.
Lo sapevate che i paesi che vanno più a piedi e in bicicletta sono quelli ricchi e felici? La felicità delle persone oltre alla possibilità di fare soldi dipende dalla capacità della politica di offrire strumenti e servizi per migliorare la vita. Il World Happiness Report mette tra i parametri della felicità, oltre al reddito, assenza di corruzione, sostegno sociale, libertà nel compiere scelte e aspettativa di vita in buona salute.
Lo studio riguarda oltre 150 Paesi. Si giocano i primi posti al mondo Finlandia Norvegia, Danimarca, Islanda, Svizzera, Paesi Bassi, Canada, Nuova Zelanda, Svezia e Australia. L’Italia è molto indietro nella classifica e non solo tra i paesi occidentali. Ecuador, Bolivia e Polonia sono pronte al sorpasso.
Vivere bene con pochi soldi
Se fare soldi non rende felici o è una meta irraggiungibile, privarsi del superfluo non solo non costa niente e fa stare bene, ma potrebbe cambiare davvero la vita. La soluzione è fare di necessità virtù, parlando di un’idea di esistenza non basata sulla ricchezza. Non c’è nulla di nuovo, ma questa filosofia sottolinea un cambio di prospettiva ovunque sempre più ampiamente trattata. Lo stesso Papa Francesco mette in guardia l’uomo dai conflitti tra ricchezza e vanità, tra guadagno e dono o tra profitto e solidarietà.
La felicità non si raggiunge passando il pomeriggio al centro commerciale, o tentando la fortuna giocando i numeri al lotto con la speranza di diventare ricchi. I maniaci dello shopping compulsivo che poi magari faticano ad arrivare a fine del mese al momento della spesa, possono aumentare la soddisfazione personale semplicemente osservando alcuni consigli di carattere generale. Tutti possono provare, magari cominciando a rinunciare ad acquistare l’ennesimo paio di scarpe o l’ultimo smartphone.
Essere un pò meno consumatori e un pò più cittadini è il primo passo per aumentare la propria felicità personale. Ad esempio si può sfruttare il proprio tempo aiutando persone in difficoltà o anziani. Oppure discutere con persone all’interno di piccole comunità, quartieri e condomini. Procura benessere sviluppare progetti comuni e passioni, cercare di migliorare le cose di tutti i giorni, lavorando insieme.
Senza pensare solo ai soldi, di cose da fare ce ne sono molte. Si può impiegare il proprio tempo in modo proficuo tra bambini, anziani, lavoro, educazione, oppure dedicarsi alla cultura. In generale é molto più soddisfacente comperare esperienze invece di cose: aiutare gli altri invece di se stessi; comperare tanti piccoli piaceri invece di pochi grandi; spendere meno soldi in assicurazioni; pagare adesso e consumare più tardi e soprattutto pensare a ciò che non si sta pensando.
Ascensore sociale bloccato
Fare soldi condiziona la vita nel bene e nel male. Una delle maggiori fonti di insoddisfazione personale deriva dalla frustrazione di non potere migliorare la propria situazione economica. L’evoluzione generazionale sul piano dello status sociale, economico ed educativo prende il nome di ascensore sociale. Questa opportunità, presente nella società italiana del boom economico, secondo gli ultimi studi realizzati dalla Banca d’Italia è messa in crisi dalle crescenti disparità socio culturali.
Nascere in una famiglia benestante offre molte più possibilità di continuare a godere di privilegi e fare soldi di chi ha un basso reddito familiare, e viceversa, rischia un ulteriore impoverimento. Ciò avviene sul piano educativo, con figli di genitori laureati che si laureano quasi sempre contro il 92% dei non laureati che seguono le orme del padre. Secondo uno studio dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), in Italia solo il 12% di chi ha genitori con licenza media si laurea.
Il problema dell’abbandono scolastico è uno dei principali motivi di un blocco sociale e produce disuguaglianze economiche e un rancore sfruttato anche in ambito politico nelle democrazie occidentali. Anche laddove si faccia un identico percorso di studi universitari, i figli dei manager hanno il 130% in più di possibilità di trovare una occupazione migliore e in media guadagnano il 17% in più dei figli degli operai.
Essere figli di papà non influisce solo sulle possibilità economiche di partenza, ma nel corso della vita veicola una serie di opportunità che vanno oltre la ricchezza materiale e riguardano l’appartenenza sociale. Ricchi e benestanti hanno possibilità molto maggiori di sviluppare conoscenze inter generazionali che diventano il vero motore di carriere professionali prestigiose. E quando il merito non viene premiato è sempre un grande problema per tutti.