
I fallimenti delle banche sono eventi rari ma possono avere gravi conseguenze per i risparmiatori. Come sono gestite le crisi degli istituti di credito e se falliscono quali sono i diritti e le tutele dei clienti? Consigli per proteggere i propri risparmi e scegliere una banca sicura
La crisi di alcune grandi banche statunitensi ha scosso i mercati finanziari globali e ha sollevato interrogativi anche sulle conseguenze per il sistema bancario europeo e italiano. Il fallimento bancario è un evento raro ma possibile che può mettere a rischio i risparmi dei clienti. Per questo motivo è importante conoscere le regole che disciplinano la liquidazione delle banche, le garanzie per i clienti.
In questo articolo cercheremo di spiegare cosa succede quando una banca va in crisi, quali sono le regole europee per il salvataggio degli istituti di credito e quali sono le banche italiane più sicure. In periodi turbolenti è bene sapere anche come adottare una strategia prudente nella gestione del patrimonio. Come proteggere i propri risparmi da eventuali crisi del mercato e dai fallimenti delle banche?
Indice
- Fallimenti banche cosa sono?
- Tutela dei depositi bancari
- Banche italiane sono a rischio?
- Come proteggere i risparmi?
Fallimenti banche cosa sono?
Quando una banca è in difficoltà patrimoniale e non riesce a far fronte ai propri impegni finanziari, può essere dichiarata insolvente e sottoposta a una procedura di risoluzione o liquidazione. La risoluzione consiste nel trasferire gli asset e i passivi della banca a un’altra entità o a un fondo di garanzia, al fine di preservare la continuità delle funzioni critiche per l’economia e la stabilità finanziaria. La liquidazione invece comporta la cessazione dell’attività della banca e la vendita dei suoi beni per soddisfare i creditori secondo un ordine di priorità.
In Europa, dal 2016 è entrata in vigore la direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), che stabilisce le regole comuni per il salvataggio delle banche in crisi. In particolare, la direttiva prevede il meccanismo del bail-in, secondo il quale non è più lo Stato a intervenire con fondi pubblici per salvare le banche, ma saranno gli stessi investitori della banca a contribuire al suo ricapitalizzazione o alla sua liquidazione.
Il bail-in si applica seguendo una gerarchia dei creditori: prima vengono azzerati gli azionisti, poi gli obbligazionisti subordinati (come i titoli Additional Tier 1 e 2) e infine gli obbligazionisti ordinari (come i depositanti oltre 100 mila euro). l caso più recente di applicazione del bail-in è stato quello della Credit Suisse, la seconda maggiore banca svizzera, che ha subito perdite miliardarie a causa dello scandalo Archegos Capital Management.
La Credit Suisse è stata acquisita dalla Ubs, la prima banca svizzera, con il sostegno delle autorità elvetiche. Tuttavia gli azionisti della Credit Suisse non hanno perso tutto il loro capitale, ma hanno ricevuto una remunerazione parziale da parte della Ubs. Questa decisione ha suscitato le critiche delle autorità europee, che hanno sottolineato come questa operazione violi le regole del bail-in e crei un precedente pericoloso.
Tutela dei depositi bancari
Quando si verifica il fallimento bancario, la banca viene posta in liquidazione coatta amministrativa, ovvero viene nominato un commissario liquidatore che ha il compito di vendere i beni della banca e ripagare i creditori secondo un ordine di priorità stabilito dalla legge. In caso di fallimento di una banca in Italia i depositanti hanno diritto a ricevere indietro il loro capitale fino a un limite massimo garantito dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), che è pari a 100.000 euro per ciascun cliente e per ciascuna banca.
I depositanti fino a 100 mila euro sono quindi protetti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), che garantisce il rimborso dei loro risparmi. Questa garanzia interviene entro 20 giorni lavorativi dalla data del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa della banca e vale anche per i conti cointestati o intestati a persone giuridiche. Il FITD è un fondo costituito dalle stesse banche aderenti al sistema italiano e ha lo scopo di proteggere i risparmiatori in caso di fallimenti delle banche.
Il FITD paga ai clienti il valore dei loro depositi fino al limite garantito. Se il valore dei depositi supera il limite garantito dal FITD, il cliente diventa un creditore chirografario della banca fallita e deve partecipare alla procedura concorsuale per ottenere la restituzione della parte eccedente. Tuttavia, questo processo può essere lungo e incerto e non offre alcuna garanzia sul recupero effettivo del credito residuo.
Banche italiane sono a rischio?
Durante la crisi bancaria americana e della Credit Suisse le azioni delle principali banche italiane hanno registrato forti cali in borsa. Gli esperti sostengono non ci siano motivi per allarmarsi sul loro stato di salute dato che hanno fatto importanti passi avanti nel rafforzamento patrimoniale e nella riduzione degli impieghi deteriorati (NPL). I nostri istituti di credito hanno una minore esposizione ai titoli obbligazionari rispetto alle altre banche europee e quindi sono meno vulnerabili all’aumento dei tassi di interesse.
Ma esistono banche più sicure? Tra i principali criteri da tenere in considerazione per scegliere l’istituto di credito più adatto alle nostre esigenze ci sono il CET1 ratio e il rating assegnato dalle agenzie di valutazione internazionali sulla capacità della banca di onorare i propri impegni finanziari. Il CET1 ratio indica il rapporto tra il capitale di prima qualità e le attività ponderate per il rischio. Più questo valore è alto, più la banca è solida e capace di assorbire eventuali perdite.
Il CET1 ratio è uno dei parametri che vengono monitorati dalla Banca Centrale Europea (BCE) nell’ambito della vigilanza bancaria. Secondo le disposizioni BCE, il CET1 ratio di una banca deve essere superiore all’8%. Se il valore scende sotto questa soglia, la banca deve adottare delle misure correttive per aumentare il suo capitale o ridurre le sue attività rischiose. In caso contrario, la banca potrebbe essere sottoposta a sanzioni o interventi straordinari da parte delle autorità competenti.
Secondo i dati della BCE aggiornati al 2021, tra le migliori banche italiane più solide per il CET1 ratio ci sono Unicredit (15,03%), Intesa Sanpaolo (13,8%), Credem (13,7%), Bper (13,5%) e Banco Bpm (13,4%). Quelle con il rating più alto, che riflette l’affidabilità sul mercato espresso dalle agenzie di valutazione internazionali, sono Intesa Sanpaolo e Unicredit, che hanno entrambe un rating BBB da parte di S&P e Fitch e Baa1 da parte di Moody’s.
Come proteggere i risparmi?
In un periodo di incertezza economica e finanziaria come quello che stiamo vivendo, molti si chiedono come proteggere i propri risparmi da possibili crisi bancarie, prelievi forzosi, inflazione o svalutazione monetaria. Non esiste una risposta univoca a questa domanda, ma ci sono alcuni consigli e strategie che possono aiutare a tutelare il proprio patrimonio e a farlo fruttare nel tempo. Prima di fare delle scelte è utile affidarsi a professionisti qualificati e indipendenti che possano offrire una consulenza personalizzata e competente.
Il primo consiglio è diversificare gli investimenti e non mettere tutti i soldi sullo stesso conto corrente o nello stesso prodotto finanziario. Per quanto riguarda la banca, è bene verificare la solidità finanziaria dell’istituto presso cui si ha aperto un conto; leggere attentamente le condizioni contrattuali dei prodotti sottoscritti; tenere sotto controllo il saldo dei propri conti e non superare il limite garantito dal FITD; informarsi sulle eventuali novità normative o giurisprudenziali in materia di tutela dei risparmiatori.
Per ridurre l’esposizione a eventuali perdite o fallimenti di una singola banca o società esistono diverse opzioni per investire denaro in base al proprio profilo di rischio e agli obiettivi di rendimento. Ci sono i titoli di Stato (sia italiani che esteri), azioni (sia di grandi che di piccole imprese), fondi comuni (armonizzati e specializzati), obbligazioni (corporate e sovranazionali), fondi pensione (individuali o collettivi), i conti deposito (sia vincolati che liberi) e i buoni postali (fruttiferi e indicizzati).
Per evitare di avere denaro sul conto potrebbe essere utile investire anche in beni rifugio: si tratta di beni materiali o immateriali che mantengono o aumentano il loro valore anche in periodi di crisi o turbolenza economica. Tra questi ci sono l’oro (sia fisico che negoziato sui mercati), l’argento, il platino, i diamanti, le opere d’arte, gli immobili (sia residenziali che commerciali), le terre agricole, le criptovalute (come il Bitcoin) e le valute forti (come il dollaro o il franco svizzero).