
Economia digitale volano di sviluppo economico e di cambiamenti sociali e culturali. Tra opportunità e rischi c’è anche il problema dell’impatto ambientale della tecnologia. É sostenibile lo shopping online e quanto inquina lo streaming?
C’è chi considera l’economia digitale come la rivoluzione industriale del nuovo millennio. Certamente è un processo di innovazione e sviluppo che riguarda ogni attività dell’uomo. Cambiando il modo in cui prodotti, servizi e idee vengono prodotti e distribuiti, le nuove tecnologie informatiche nel bene e nel male stanno cambiando il mondo fino a modificare la percezione del senso della vita dell’uomo.
Come tutte le rivoluzioni quella dell’economia digitale ha vantaggi e svantaggi che non toccano solo temi economici e il mondo del lavoro, ma ha anche implicazioni sociali, culturali e non ultimo ambientali. La tecnologia digitale riduce le distanze, semplifica la vita, apre nuove opportunità ma può anche aumentare disparità e disuguaglianze, rendere l’uomo più vulnerabile, insicuro ed influire sull’ambiente: migliorandolo o peggiorandolo?
Indice
- Economia digitale inquina?
- Shopping online è sostenibile?
- Economia digitale sostenibile
- Ridurre i consumi non basta
Economia digitale inquina?
Sia che si tratti di ascoltare musica, fare un acquisto o trovare un indirizzo stradale, l’uomo moderno ha a disposizione un insieme di dispositivi hardware e software che gli semplificano la vita. Usiamo smartphone che si appoggiano alle reti di quinta generazione per fare qualsiasi cosa ed è in atto una trasformazione tecnologica che utilizzerà in modo sempre più massiccio e sistematico intelligenza artificiale e robotica.
Tralasciando pure per un attimo le enormi problematiche che la transizione economica procurerà tra mondo del lavoro, sicurezza informatica, privacy, fake ed informazione online, chiediamoci una cosa: l’economia digitale è sostenibile? Ogni click che facciamo per ascoltare, vedere, leggere, acquistare, prenotare, movimentare, lavorare produce dei dati, codici informatici che vengono elaborati e gestiti in grandi data center.
Quanto consumano queste centinaia di migliaia di computer in giro per il mondo? Secondo le stime del centro studi francese The Shift Project nel 2020 l’economia digitale produceva il 4% delle emissioni totali che saranno l’8,5% nel 2025. Le big tech producono circa il 50% di questo valore. Nella classifica delle società più inquinanti in testa c’è Amazon che nel 2020 ha emesso 54 milioni di tonnellate di Co2, Samsung 29 milioni, seguita da Apple 22 milioni, Google (12,5 mln), Microsoft (11,5) e Facebook con 4 milioni.
Shopping online è sostenibile?
Secondo una stima dell’Epa, agenzia americana per la protezione dell’ambiente, per consentire al pubblico di vedere i film in poltrona, lo streaming di Netflix emette 1,1 milioni di tonnellate di Co2 ogni anno, quantità paragonabile a quella emessa da 240 mila auto nello stesso periodo di tempo. Ma prima ancora che la fruizione di contenuti digitali, l’economia digitale è fatta di shopping online. Cosa cambia a livello di impatto ambientale tra acquistare un prodotto in negozio e farselo consegnare a casa da Amazon?
La società di consulenza aziendale Oliver Wyman nel rapporto “Is e-commerce good for Europe?” sostiene che lo shopping online sia molto più ecologico rispetto ai tradizionali acquisti dettaglio. Un capo di abbigliamento acquistato online produce mediamente 954 grammi di Co2, tre volte meno rispetto al negozio fisico. Le consegne su internet permettono di ridurre il consumo energetico dei grandi magazzini con la merce esposta, così come si eliminano gli spostamenti dei clienti, fatti per il 50% delle volte in auto.
Le consegne tramite internet sono gestite in modo molto più efficiente e si riducono da 4 a 9 volte i viaggi. Viceversa lo shopping online impiega molta più energia per l’harware informatico e produce molti più imballaggi. L’impatto ambientale dello shopping online verrebbe quindi notevolemente ridotto se dopo la vendita online la consegna avvenisse in appositi magazzini. Come è importante la logistica, allo stesso modo i centri di smistamento delle merci dovrebbero usare energia pulita, le consegne essere fatte con mezzi sostenibili e con packaging totalmente riciclabile.
Economia digitale sostenibile
Le multinazionali online come pensano di ridurre il loro impatto sull’ambiente? Le linee guida sono nelle normative internazionali ISO14064-1 e ISO14067 che contengono gli standard volontari e non obbligatori che le aziende dovrebbero rispettare. Essere sostenibili è fondamentale per delle multinazionali che fatturano miliardi e fanno dell’efficienza la loro ragione d’essere. Lo dimostra il Climate pledge a cui partecipano 200 aziende che fatturano nel loro insieme oltre 1400 miliardi di dollari all’anno.
Alcune big company hanno promesso di arrivare alla cosiddetta “Net Zero” entro il 2030. Oggi sono impegnate a compensare le emissioni con progetti di tutela ambientale. In pratica piantano alberi, realizzano parchi fotovoltaici ed eolici oppure acquistano carbon credit, titoli che investono in energie alternative. Compensare le emissioni di gas serra non significa smettere realmente di inquinare, ma non è detto che l’ecosistema di servizi dell’economia digitale non possa anche servire ad inquinare meno.
Dalla musica ai film in streaming allo shopping, la sostenibilità dell’economia digitale non è scontata, ma in qualche caso esiste. Pensiamo ad esempio al ruolo delle app di car sharing a tutte quelle che favoriscono la mobilità alternativa e sostenibile o alle applicazioni che riguardano l’economia circolare per diminuire gli sprechi. Eppure ancora non basta perchè l’economia digitale cresce del 10% all’anno e con essa l’impatto sull’ambiente.
Secondo lo studio di Accenture “Harnessing data to empower a sustainable future” una diminuizione del 20% dell’impatto ambientale delle tecnologie digitali si avrà solo utilizzando data center più efficienti ed alimentati con energia rinnovabile. Spesso le aziende non conoscono neppure quanto inquinano. Bcg Gamma nello studio “Use AI to mesure emissions” per misurare l’iimpronta delle aziende suggerisce di usare l’intelligenza artificiale o sistemi alternativi come Code carbon o Karma Metrix che invece calcola direttamente quanto è sostenibile un sito web e quanta CO2 emette in un anno.
Ridurre i consumi non basta
La sostenibilità dell’economia digitale parte dai fornitori e distributori di servizi, ma dall’altra parte non si può negare l’importanza del consumo consapevole da parte degli utenti. L’uso di smartphone, tv, console e videogiochi riguarda ogni momento della giornata e l’impatto ambientale può cambiare a seconda dei nostri comportamenti, spesso incosapevoli. Nessuno sa che chiudere le finestre di navigazione del browser ad esempio evita un continuo scambio di dati tra i nostri dispositivi e i server.
La qualità con cui ascoltiamo canzoni in streaming o guardiamo film è un fattore di forte impatto a livello ambientale. Più dati ci sono da trasferire on the cloud con lo streaming o quando spediamo allegati pesanti con foto e video sui sistemi di messaggistica e maggiori sono le emissioni di Co2 che provochiamo. Per calcolare le proprie emissioni annuali relative allo streaming basta usare il calcolatore di Jast watch. Ma l’economia digitale non é solo un problema di consumi energetici.
É insostenibile anche il ciclo di vita troppo breve dei dispositivi elettronici che sostituiamo ogni due tre anni, se pur con modelli più efficienti. Tutti questi discorsi fanno capire come effettuare un percorso transizione digitale sostenibile non sia semplice. Sia che si tratti di aziende, pubblico o privato, affinchè ci siano vantaggi per l’uomo e per la terra, il cambiamento dev’essere gestito in modo strutturato con una visione comune sul futuro che comprenda politica, industria, scuola e benessere delle persone.