Quali ostacoli trovano le donne sul lavoro e le mamme in carriera come possono sconfiggere stereotipi e discriminazioni che vanno contro la parità di genere? Le ripercussioni del gender gap in ambito economico e sociale in Italia
Da molti anni in Italia e nei paesi occidentali si discute di parità di genere tra uomini e donne a livello sociale, istituzionale e professionale. Se le storiche battaglie del femminismo sui vecchi stereotipi delle donne sul lavoro e nella società sembrano essere superate, in un mondo costruito a immagine e somiglianza degli uomini molto rimane da fare per eliminare le tante disparità che ancora esistono in ambito economico e sociale.
Le donne sul lavoro faticano a trovare un equilibrio nella vita di tutti i giorni anche nelle evolute civiltà occidentali. Eliminati i meccanismi sociali che destinavano le ragazze a maritarsi per stare a casa a badare a figli e marito, essere donna significa ancora dividersi, spesso senza alcun supporto, tra lavoro e famiglia. Non è semplice anche se l’uguaglianza di genere sul lavoro avvantaggierebbe tutti.
Indice
- Donne e lavoro
- Donne lavoro e famiglia
- Donne e lavoro domestico
- Disparità di genere e carriere
- Donne e lavoro in Italia
- Mamme che lasciano lavoro
- Donne in carriera stressate?
- Economia delle donne
- Incentivare il lavoro femminile
- Uomini casalinghi tutto casa figli
- Blog di mamme che lavorano
- Associazioni pari opportunità
Donne e lavoro
Le pari opportunità sono un principio giuridico di uguaglianza sociale, politica ed economico tra i sessi sancito dalla costituzione. In particolare le donne sul lavoro non dovrebbero subire nessun tipo di discriminazione a livello di accesso alla professione, carriera, retribuzione. La compatibilità tra famiglia e lavoro femminile è uno dei cardini su cui dovrebbe basarsi una società giusta e moderna. Più donne lavorano, più cresce il reddito e più si fanno figli che con la possibilità di crescere sereni.

La discriminazione delle donne invece è un serio problema sul piano umano ed economico e nasce da motivi culturali e storici. All’inizio del ‘900 lavoravano solo le donne giovani non sposate prevalentemente come contadine nei campi, operaie nelle fabbriche o domestiche. Il matrimonio sanciva la fine del percorso professionale delle ragazze che si dedicavano alla famiglia basandosi sul reddito del marito.
Gli uomini erano più scolarizzati mentre la maggior parte delle donne non aveva accesso all’istruzione superiore. Dopo la seconda guerra mondiale nascono nuovi mercati e servizi e la partecipazione delle donne nell’economia reale cresce. Servono nuove impiegate, l’struzione femminile non è più una eccezione e così emerge un nuovo modello di famiglia a due redditi.
Le donne sul lavoro hanno carriere inferiori rispetto ai mariti (segretarie, infermiere, insegnanti), fino a quando accedono alle specializzazioni universitarie che le fanno diventare avvocati, medici, ingegneri. Negli anni ’90 la disparità di stipendi tra donne e uomini inizia a ridursi ma certo non scompare anche sulla base dei diversi indirizzi di studio superiore e universitario.
Per questioni di cultura familiare spesso le donne non considerano le discipline scientifiche e si dedicano a settori umanistici sempre meno competitivi. In questo modo lasciano agli uomini il comando nei settori strategici che riguardano scienze, economia o tecnologia. Ancora oggi oltre ad un notevole divario retributivo, le donne sono poco rappresentate in alcune professioni e lottano per unire lavoro e famiglia.
Donne lavoro e famiglia
Le donne sul lavoro si trovano a dovere fronteggiare varie sfide che comprendono famiglia e carriera. Lavorare è un diritto ma per una donna è davvero difficile costruirsi un futuro economico e sociale autonomo dalla famiglia. Chi ha uno o più figli sa cosa significa organizzarsi e lottare tutti i giorni per sopravvivere in mezzo a mille impegni, tensioni, stereotipi e discriminazioni ancora difficili da sconfiggere.
Le donne che lavorano devono sapere organizzare il proprio tempo in modo flessibile e veloce. A cominciare dalla spesa, fino alla preparazione dei pasti è necessario pianificare tutto. Poi c’è l’organizzazione della casa con montagne di lavanderia sporca, i bambini affamati, i compiti scolastici e la cena da preparare dopo una faticosa giornata in ufficio. Tutto molto impegnativo ma non privo di vantaggi.
Le donne che lavorano non so sono solo libere di gestire tempo o denaro senza dipendere dal marito. Alcuni studi che evidenziano come le mamme lavoratrici abbiano anche figli più sereni, indipendenti, consapevoli e felici, oltre che dotati di maggiori competenze economiche. Avere una madre che lavora che deve pianificare il tempo libero da passare insieme rende i bambini più forti e capaci di fronteggiare gli imprevisti.
Secondo una ricerca condotta in America le donne che lavorano hanno un migliore rapporto con la prole e trascorrono addirittura più tempo con i figli rispetto alle casalinghe. Essere indaffarate a cambiare pannolini e preparare pappe, disincentiva la voglia di leggere libri, insegnare e condividere passioni. Piazzare un figlio davanti alla televisione mentre si pulisce casa può diventare necessario ma alla lunga non paga in termini di benessere, consapevolezza e serenità in famiglia.
Donne e lavoro domestico
Il cosiddetto lavoro casalingo in Italia spetta nel 75% alle donne a cui spetta fare la spesa, crescere neonati, seguire gli adolescenti, accudire i nonni, tenere in ordine la casa, fare il bucato e stirare. Quanto pesano a livello di tempo, fatica e soldi le questioni sbrigate dalle donne in famiglia? La società di consulenza McKinsey ha analizzato la condizione femminile in 95 paesi in rappresentanza del 93% delle donne di tutto il mondo.
Il lavoro domestico non viene pagato e spesso nemmeno percepito come tale, ma in realtà vale 10 mila miliardi di dollari all’anno. Si tratta di circa il 12% del Pil della terra, la metà di quello degli Stati Uniti che sviluppa il cosiddetto Gender Chore Gap. È la differenza percentuale di mansioni lavorative casalinghe sbrigate da maschi e femmine calcolato sulla base dei minuti dedicati alle faccende domestiche da parte di maschi e femmine.
Le donne nel lavoro domestico spendono molto più tempo degli uomini con differenze che riflettono l’evoluzione sociale dei luoghi. In America una media di 4 ore contro le 2 ore e mezzo degli uomini per un rapporto di 126/82. Nei paesi nordici la parità di genere è molto più avanti e in Finlandia il rapporto è 137/91. In Italia invece il rapporto del Gender Chore Gap è di 204/57 e ancora peggio fa il Giappone, dove addirittura si tocca un 199/24. Significa che le donne giapponesi dedicano alla famiglia quasi 9 volte più tempo ed energie rispetto agli uomini.
Disparità di genere e carriere
Sulle disparità di genere sul lavoro e sulle differenze a livello retributivo e di rappresentanza, Bloomberg ha realizzato lo studio Gender Equality Index in oltre 300 aziende di circa 40 paesi del mondo. Se la percentuale di donne occupate è del 43% e le assunzioni femminili sono al 44%, solo il 6% sono amministratori delegati, il 19% dirigenti di alto livello, il 27% dirigenti. Del 10% di dipendenti più pagati, solo il 28% sono donne.
Per quanto riguarda l’Italia secondo una indagine di Eurostat si classifica all’ultimo posto in Europa per numero di donne manager. Sono il 22% quando nei paesi europei alle donne spetta circa un terzo (35%) delle posizioni manageriali. Svettano Lettonia (53%) ma anche paesi dell’est come Bulgaria e, Polonia (44%). L’Irlanda è al 43%, Svezia e Francia al 40%. Gli stipendi sono comunque più bassi del 23%.
Uno studio del Thomson Reuters Foundation sostiene che il 32% delle donne italiane pensa che i figli siano un problema per fare carriera, mentre il 57% ritiene che gli uomini siano favoriti a livello professionale. Il 45% delle italiane considera penalizzante il clima instaurato dagli uomini per fare carriera e un 43% ritiene ingiusto percepire un salario più basso degli uomini. Una percezione peggiore del ruolo professionale delle donne c’è solo in Arabia Saudita (61%) e Corea del Sud (58%).

Donne e lavoro in Italia
In Italia lavorano il 55,5% di mamme tra 25 e 54 anni contro il 90,6% di uomini. Le giovani tra 25 e 29 che lavorano in Italia sono inferiori di sei punti percentuali anche alle ragazze greche. Gli aiuti che lo Stato riserva alla maternità e al sostentamento dei figli, anche solo attraverso gli asili nido, sono sempre stati scarsi, inestenti o del tutto insufficienti. Il rapporto tra madri occupate con e senza prole evidenzia questa difficoltà. Nel 2017 ogni 100 occupate senza figli c’erano solo 75,5 mamme, in diminuizione rispetto agli anni precedenti.
Le donne che lavorano in Italia devono gestire anche la famiglia. Il congedo parentale o l’interruzione temporanea dal lavoro ad un mese dalla nascita del figlio riguarda oltre 700 mila donne occupate con figli minori di 8 anni. Solo una parte marginale coinvolge i padri. Secondo gli ultimi dati Istat In Italia ci sono oltre 15 milioni di famiglie che hanno in casa figli minori di 15 anni, adulti malati, disabili o anziani. Spesso sono sempre le donne a occuparsi del quotidiano. Succede nel 42,3% dei casi, contro il 34,5% degli uomini.
Gli stipendi delle donne che lavorano in Italia sono circa un quinto inferiori a quelli degli uomini a parità di occupazione che pongono il nostro paese al 101 esimo posto su 153 nazioni. Secondo il Gender gap report del 2020 questa disparità retributiva verrà colmata solo tra 257 anni. Oltre alle discriminazioni salariali ci sono quelle di trattamento, con una minore possibilità di fare carriera e un sotto inquadramento, spesso dovuto anche alla necessità di avere una maggiore flessibilità negli orari. Per il datore di lavoro il solo fatto di essere donna implica più impegni familiari e meno dedizione.
Mamme che lasciano lavoro
Lavorare per le donne può diventare impossibile se non ci sono i nonni a dare una mano in famiglia e non solo. Le donne che lavorano e hanno avuto la fortuna di trovare una occupazione degna del termine, spesso devono spendere quasi tutto lo stipendio guadagnato in baby sitter. Chi non può permettersi una ragazza che accudisca i bambini, o asili privati lautamente pagati, in Italia è praticamente lasciato solo, alla mercè di se stesso. La decisione obbligata di lavorare in due per fare quadrare i conti, non ha quindi più senso.
Così spesso le donne lasciano il lavoro o cercano lavori part time, comunque spesso mal retribuiti e senza garanzie. I dati dell’associazione Valore D, che da anni si impegna a promuovere un maggiore equilibrio uomo donna, sono allarmanti. Le risorse pubbliche destinate alla famiglia in Italia sono circa l’1,1% del Pil, contro una media europea del 2%. Per cambiare le cose servono cultura, soldi e buona politica. In Italia non sono mai state fatte serie riforme a sostegno della maternità femminile sul lavoro.
Diminuire le difficoltà delle donne sul lavoro aiutando le mamme sarebbe un buon sistema per sconfiggere i pregiudizi ed incentivare le carriere femminili anche ad alto livello. In Italia la legge Golfo Mosca prevede che nei consigli di amministrazione società quotate sieda una percentuale di circa un quinto del totale. La situazione reale è del 36% di quota femminile nei cda delle aziende quotate e partecipate ma solo un 5% di amministratori delegati.
La pandemia da Covid 19 è stato un altro fattore di disparità tra uomo e donne in ambito lavorativo. Secondo una ricerca del Women Forum, il 40% afferma di avere meno tempo a disposizione e lo stesso smart working, laddove possibile, diventa una modo per occuparsi a tempo pieno della famiglia e dei figli, specie nei momneti di lock down. La conseguenza è una minore fiducia in sé stesse, mentre cesce il convincimento di come non sia possibile fare carriera se si desidera avere figli.
Le conseguenze della pandemia sono disastrose specialmente per le donne, se come dicono le statistiche di Weworld in Italia la stragande maggioranza dei nuovi disoccupati sono di sesso femminile. La differenza è maggiore di tasso occupazionale c’è per chi ha una famiglia con figli (83,5% uomini contro 53,5% donne), mentre tra i single il gap diminuisce con uno scarto di soli 7 punti percentuali. Ancora una volta, in mancanza di politiche di sostegno efficaci, i figli sembrano rappresentare un problema più che una opportunità.
Donne in carriera stressate?
Secondo uno studio della Michigan State University pubblicato su American Sociological Review, le donne in carriera sono più stressate degli uomini ma sicuramente più felici delle mamme casalinghe. Obbligate a dividersi tra gli impegni di lavoro e quelli familiari in un continuo multitasking, le donne in carriera sono però stressate e quindi più vulnerabili a malattie di ogni genere, dall’insonnia alla depressione fino alla banale influenza. Lo studio americano sottolinea come in una settimana le donne lavorino una media di 9 ore in più degli uomini dividendosi tra lavoro e famiglia.
Le mamme che lavorano spendono 48 in più nell’accudimento dei figli, impegno a cui i padri dedicano solo 39 ore. Ma anche pensare ai figli e occuparsi esclusivamente della famiglia da casalinghe non fa bene, dato che la maggior parte delle casalinghe soffre di depressione. Le mamme che lavorano godono di una maggiore soddisfazione personale e soffrono meno di depressione rispetto alle casalinghe. Il lavoro part-time risulta essere la soluzione più vantaggiosa sotto il profilo del benessere in generale.
Lavorare in multitasking in compenso aumenterebbe l’intelligenza delle donne, da sempre abituate a gestire famiglia, bambini e i nonni, lavorando e occupandosi della casa. James Flynn, autorità mondiale negli studi sul Qi, sostiene che in alcuni paesi come Nuova Zelanda, Estonia e Argentina, il quoziente di intelligenza delle donne abbia superato quello degli uomini. Insomma le donne meglio si adatterebbero alla modernità, tanto che nei paesi più avanzati a livello sociale ed economico, il ruolo delle donne in politica ha già raggiunto e superato quello degli uomini.
La difficoltà delle donne sul lavoro spiega anche perché il tasso di natalità italiano è uno dei più bassi in Europa: nel 2017 era di 1,34 figlia per donna. Non si tratta di una battaglia che interessa solo neo femministe che vogliono abbattere stereotipi oramai senza senso. Secondo la ricerca c’è anche un il 16% di lavoratrici importunata in qualche modo in ufficio. In realtà la percentuale potrebbe essere molto più alta. Il 55% delle donne confida che se subisse molestie non andrebbe certo in giro a raccontarlo per paura di perdere il lavoro.
Economia delle donne
Se parliamo di discriminazione delle donne, esiste un ulteriore problema che riguarda il modo in cui le femmine sono viste dal mercato. Secondo una recente analisi il mercato dei prodotti femminili è sottoposto ad una specie di pink tax che vede i prodotti femminili avere costi circa il 10% maggiori rispetto a quelli maschili. Creme deodoranti e profumi per le donne arrivano a costare anche oltre il 50% in più rispetto a quelli per uomini, mentre sui prodotti per la cura dei capelli l’incremento di prezzo supera il 60%.
Il fenomeno sarebbe causato dalla maggiore richiesta e capacità di spesa nel tempo libero, frutto di una visione oramai lontana dalla realtà anni luce. Ovviamente si tratta di prezzi maggorati che non trovano nessun riscontro nella fase di produzione e che anzi l’evidente gender pay gap tra uomo e donna (gli uomini guadagnano circa il 30% in più a parità di lavoro svolto) rende del tutto ingiustificati.
Incentivare il lavoro femminile
Gli uomini sono largamente responsabili delle disparità delle donne sul lavoro ma sarebbere i primi a guadagnare se venissero applicate le pari opportunità in ambito professionale e non solo sulpiano dell’evoluzione della società. Le donne sono generalmente più empatiche e possono contribuire ad incrementare la produttività. Secondo uno studio della banca d’Italia incentivare il valoro femminile avrebbe ripercussioni sull’intero sistema economico italiano.
Se il 60% delle donne italiane lavorasse, il Pil crescerebbe di 7 punti. Ma come fare? Oltre a tutti proclami sulla parità e sull’esigenza di eliminare il gender gap, ci sono alcune cose da fare per spingere le donne a credere nelle proprie capacità. Tutto serve per eliminare stereotipi e abitudini radicate, aiutando le mamme lavoratrici a liberarsi dai vincoli per intraprendere carriere professionali gratificanti.
Fin dall’inizio le bambine andrebbero incentivate a studiare le materie Stem che servono per essere competitivi negli ambiti tecnologici e scientifici. Succesivamente andrebbero aumentati i posti per i bambini piccoli nei nidi pubblici dal 12% attuale fino al 60% e garantire il tempo pieno nella scuola primaria. In secondo luogo bisognerebbe incentivare l’assistenza agli anziani pubblica che spesso nelle famiglie italiane ricade esclusivamente sulle spalle delle donne.
Se il Covid ha peggiorato la situazione dell’occupazione femminile e anche lo smart working in qualche caso sembra avere rinchiuso ancora le donne in casa, non manca chi si batte per una vera parità. Servirebbero investimenti su startup femminili a livello di accesso al credito e formazione per promuovere il talento femminile. L’auspicio è che parte dei fondi per la ripresa Next Generation Eu vengano impiegati in modo da garantire la presenza femminile nelle scelte decisionali.
Uomini casalinghi tutto casa figli
Gli uomini nel frattempo cosa fanno? Si adeguano e provano a migliorarsi occupandosi della famiglia. Secondo una ricerca svolta in Inghilterra, il numero di papà casalinghi è più che triplicato in 15 anni, complice anche la crisi economica e la perdita del lavoro, che alle volte colpisce gli uomini più che le donne.
In questo caso stare a casa per gli uomini diventa un’esigenza che fa cambiare i ruoli storicamente assegnati alle figure maschili e femminili all’interno della società. Ecco perchè un numero crescente di donne guadagnano più dei loro mariti senza che questo crei problemi.Gli uomini casalinghi sembrano trovarsi piuttosto bene, specie nella cura dei figli. Un’altra ricerca condotta sempre in Gran Bretagna, faceva salire a 1,4 milioni gli uomini che dedicano molto tempo alla famiglia e alla cura dei bimbi.
E in Italia? Anche qui sembra che il numero di mammi sia superiore ai 20.000 uomini. Per i mammi è nata anche l’Asuc, l’associazione uomini casalinghi, volta ad affermare l’orgoglio del genere maschile verso un lavoro considerato fino a poco tempo fa umiliante e poco dignitoso ed ora riscoperto come fonte di libertà e soddisfazione.
Blog di mamme che lavorano
Per le donne che lavorano pensare a famiglia e figli non è semplice. E’ importante imparare ad organizzarsi e analizzare le attività per individuare quelle più stressanti che causano problemi, saperle semplificare e risolvere. E ovviamente trovare un valido aiuto tra i figli e il marito anche per le faccende di casa. Chi cerca aiuto o semplicemente conforto, online trova blog con commenti e suggerimenti tra situazioni più o meno difficili e complicate da risolvere.
Senza donne Dare voce alle donne a partire da cifre che fanno riflettere sulla condizione drammatica femminile. Un blog-denuncia aperto a tutti per suggerimenti e proposte
Mamme Acrobate Dedicato a chi è mamma e deve affrontare il rientro al lavoro. Tutte le norme a tutela della maternità con in più consigli per la salute dei bambini, la casa e anche qualche ricetta di cucina per ottimizzare i tempi
Mammaelavoro Interviste, testimonianze e racconti di mamme che lavorano ma non solo. Suggerimenti e letture per chi deve partorire, tornare a lavorare, occuparsi di un bambino
Businessmum Un blog realizzato da donne in carriera ricco di storie ma anche iniziative per contrastare la tendenza che vede le professionni femminili in balia di vecchi stereotipi
NoiMamme Una guida per la futura mamma e per chi è alle prese con piccoli e grandi problemi che un bimbo si trova ad affrontare. Articoli e risposte da specialisti online
Associazioni pari opportunità
Dalla storia del movimento femminista con le idee anni 70, fino alle associazioni femministe per i diritti della donne che lavorano attraverso la politica delle pari opportunità
Pari Opportunità Sito Ufficiale del Dipartimento per le Pari opportunità curato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la promozione di una cultura di parità tra i sessi e finalizzato a promuovere tutte le informazioni in materia
UniversitàdelleDonne Un sito per capire cosa vuol dire femminismo e che cosa ne rimane nel presente attraverso interviste e discussioni online
ArciCentroDonna Donne che lavorano, pensionate, giovani che vogliano confrontarsi sul tema delle pari opportunità in una piazza virtuale
Women Giornale cartaceo e online curato dall’Associazione il Paese delle Donne che da sempre ha lavorato sull’informazione, la scrittura e la comunicazione tra donne per dare voce alle politiche e alla politica delle donne
NoiDonne Giornale storico del femminismo italiano, nasce per dare visibilità e voce alle donne che esprimono opinioni, competenze, qualità
Womenlobby Coordinamento di oltre 2000 organizzazioni in tutti gli stati europei per difendere diritti di genere
Now La National Organization for Women è una organizzazione di femministe americane che promuove campagne per uguaglianza, giustizia economica, equità salariale, discriminazione razziale, attenta alle problematiche di immagine e salute
Unwomen Osservatorio sulle donne delle Nazioni Unite con informazioni e reportage dal mondo per l’eliminazione delle discriminazioni contro donne e ragazze, raggiungimento della parità, diritti umani, azione umanitaria di pace e la sicurezza