Troppa voglia di benessere o perfezione può favorire abitudini sbagliate e disturbi alimentari? Il cibo definisce identità, status di appartenenza e stili di vita, ma l’atto del mangiare ha un grande ruolo anche nella comunicazione e nel marketing

L’Italia è la patria della buona cucina ma la spettacolarizzazione del cibo indotta dai media può raggiungere livelli che nulla hanno a che vedere con un sano rapporto tra cibo ed emozioni. Da cosa nascono alcuni disturbi alimentari? L’atto del mangiare può diventare prolungamento dell’identità personale, ostentazione, appartenenza a status, ma se si esagera, trasformarsi in qualcosa di fortemente negativo che mette a rischio l’equilibrio generale di corpo e mente.

Il cibo può diventare fonte di preoccupazione per molte ragioni psicologiche, ma anche il desiderio di cucinare meglio o di mangiare sano può assumere contorni patologici. L’ortoressia ad esempio é una vera ossessione da cibo sano che contagia sempre più persone, così come molti altri disturbi alimentari. Modelli estetici o di carattere sociale pressanti possono invogliare ad intraprendere diete miracolose che comportano squilibri nell’alimentazione peggiorando la salute fisica e mentale.

Indice

Disturbi alimentari

I disturbi alimentari sono da sempre causati una molteplicità di fattori psicologici, familiari, sociali, culturali difficilmente isolabili tra loro. Il problema è che negli ultimi anni le percentuali di persone che soffrono di patologie alimentarei stanno pericolosamente aumentando. Solo in Italia ne sono colpite più di 3 milioni di persone in continuo aumento spinti da mode estetiche e valoriali e dalla voglia di benessere a tutti i costi.

Chi è affetto da disturbi alimentari difficilmente si rende conto di quanto stia succedendo. Il concetto di partenza non è sbagliato, dato che ciò che mangiamo può purificare, contaminare, mantenerci in forma o farci ingrassare. Senza una opportuna conoscenza e consapevolezza il cibo però può diventare una pericolosa ossessione che porta a sindromi depressive e stress emotivi. In campo alimentare ci sono fissazioni nevrotiche difficili da combattere e che è importante riconoscere.

Le diete taglia calorie drastiche per dimagrire sono le più dannose, non durevoli nel tempo e sono il preludio al mangiare disordinato che può portare a fenomeni di anoressia o bulimia, piuttosto che a deficit di energia e scarsa funzionalità cerebrale. Il cervello ha bisogno del giusto carburante per funzionare bene e una cattiva nutrizione causa cali di umore, irritabilità e depressione che alimentano disistima e ulteriori disturbi alimentari in un circolo vizioso.

Molti disturbi alimentari sono indotti dal contesto sociale, da ambizioni di perfezione totalmente irreali o da false celebrazioni di magrezza viste su internet che impongono restrizioni o tagli di gruppi alimentari specifici senza nessuna ragione diagnosticata dal punto di vista medico. Se quasi l’8% della popolazione globale soffre di qualche disturbo alimentare è il caso di cambiare alcune prorità nella vita, ma quando si tratta del mangiare non è semplice.

Cibo e identità personale

Il cibo è sempre stato una rappresentazione dell’identità culturale di nazioni, popoli, persone, ma da qualche anno l’alimentazione è diventata una moda, anzi ha preso il posto della moda nell’interesse delle persone. Il contenuto del piatto misura ed esibisce il benessere diventando un’ancora di salvezza tra crisi e insicurezze, tanto che in periodo pandemico per qualcuno la chiusura dei ristoranti è sembrato il vero dramma andando molto oltre la legittima e reale difficoltà dei ristoratori.

Programmi tv e talent trasformano i cuochi in guru spirituali che fanno le veci, non di filosofi o pensatori, ma degli stilisti, dettando le regole del mercato. Oggi si spende più in cibo che per l’abbigliamento, i corsi di cucina sono più frequentati delle palestre, gli scaffali delle librerie pullulano di libri che insegnano a cucinare e gli istituti alberghieri e le scuole di agraria di anno in anno aumentano gli iscritti.

Ogni giorno nascono mille idee stravaganti e nuovi business che mettono al centro la cucina o il mangiare, dallo street food al cibo a domicilio, mentre i ristoranti trasformano l’alimentazione in esperienza sensoriale. L’assunto ‘Siamo ciò che mangiamo‘ diventato ‘Siamo ciò che consumiamo’, mette la masticazione come motore identitario maggiore di idee, pensieri, valori di carattere etico e politico, ma anche dei gusti musicali.

Le immagini di cibo condivise ed esibite con orgoglio sui social (anche dai politici) dicono una cosa chiara: racconto la mia vita attraverso ciò che mangio. Alcuni social come Tasty sono interamente dedicati al mangiare e hanno milioni di iscritti. Si trovano ricette, specialità, marche di prodotti, percorsi gastronomici, menù a tema e consigli che possono fare la differenza a livello di marketing. Foto di piatti, vini e ristoranti definiscono lo status di chi le condivide.

Cibo come religione

Discutere di cibo sui social e consigliare una marca piuttosto che un’altra, al di là della convenienza o della qualità, non è un gioco: può promuovere e guidare le scelte alimentari di milioni di persone con importanti ricadute sul mercato alimentare. Gli influencer del cibo detti food e-vangelists spopolano sui social di tutto il mondo. Spesso sono donne giovani e benestanti sui 35 anni di età, mosse dalla spasmodica ricerca di benessere, salute e trasparenza.

Tra food e-vangelist, chef guru ed esperti di benessere nel piatto, il cibo sta assumendo sempre più i contorni di una nuova religione. Un discorso etico valoriale è alla base anche delle scelte di vegetariani e vegani, ma il fenomeno oramai è estremizzato ai massimi livelli. Si tratta di credere e aderire ad un pensiero che condiziona l’intera esistenza. Bisogna essere a tutti costi dalla parte dei giusti sempre in forma, alimentarsi senza pesticidi, magari con cibo sostenibile senza sprecare ed inquinare l’ambiente.

Le questioni di sostenibilità ambientale impongono sicuramente nuove regole anche sul piano alimentare onde evitare inutili sprechi di cibo, ma il rischio è che il cibo sano si trasformi in una vera e propria ossessione. I dati parlano chiaro: circa l’8% dei bambini e il 2% della popolazione adulta è affetta da disturbi alimentari, intolleranze e allergie vere o presunte tra cui anoressia, bulimia e ortoressia.

Anoressia e bulimia

Anoressia e bulimia sono due tra i disturbi alimentari più comuni, generalmente riscontrati più frequentemente nelle donne anche se oggi ne soffrono anche molti ragazzi in età adolescenziale. In America colpiscono circa 30 milioni di persone e in Italia secondo l’Istituto superiore della sanità circa 10 donne su 100mila. Tutto comincia da una percezione distorta della propria immagine che indipendentemente dalla causa psicologica, porta a diete estreme o abbuffate che innescano ulteriori cambiamenti fisiologici e mentali come ansia isolamento sociale e depressione che devono essere subito verificati a livello medico.

Se tra le cause di questi disturbi alimentari che possono avere conseguenze anche gravi sembra possano avere un ruolo i caratteri genetico familiari, ma molte ricerche sostengono che la causa scatenante sia un insieme di fattori psicologici e pressioni sociali indotte anche dall’esterno. Per trattare l’anoressia e la bulimia il medico può raccomandare una combinazione di terapie di carattere psicologico e farmacologico che aiutino ad affrontare con il paziente le cause dei disturbi, modificando i comportamenti alimentari errati per migliorare il rapporto con il cibo.

Disturbi alimentari e benessere

Le diete alimentari fatte di piccoli culti quotidiani e rinunce possono imporre regimi alimentari che aboliscono intere categorie di alimenti con potenziali danni alla salute. L’assoluta necessità di acquistare prodotti biologici coltivati senza pesticidi è un altro campanello di allarme come dovere fare la spesa necessariamente presso un coltivatore o tramite un gruppo di acquisto solidale. Mette la coscienza a posto perchè sembra assicurare la salute personale e quella dell’ambiente.

Mangiare sano non vuol dire diventare maniaci di tutto ciò che la società dei consumi reputa benefico. Per stare bene la dieta deve essere varia, comprendere tutti gli alimenti nelle giuste proporzioni. Bisogna tornare a considerare il cibo come fonte di piacere, a condividere pranzi e cene in clima rilassato anche solo per mangiare un piatto di pasta in compagnia. Prima di ricorrere ad uno specialista nei disturbi alimentari meno gravi potrebbe bastare un pò più di consapevolezza sul significato dell’alimentarsi in modo sano.

La linea di demarcazione tra una giusta ricerca di cibo sano e l’ossessione dell’alimentarsi correttamente è abbastanza sottile ed è facile cadere in errori che possono aumentare quando si segue una dieta. Per dimagrire e non ingrassare bisogna imporsi delle regole ma stando attenti, perchè se diventasse irrinunciabile anche avere un corpo sano e pulito in un ambiente altrettanto pulito, potrebbe trattarsi di ortoressia.

Ortoressia da cibo sano

Mangiare sano a tutti i costi paradossalmente nasconde gli stessi rischi di una alimentazione basata sul junk food. Cadono in questa patologia specialmente ultra trentenni laureati, sportivi e atleti. A queste categorie si aggiungono le donne incinta che poi prolungano il nuovo stile di vita anche dopo la gestazione magari coinvolgendo nella mania da cibo sano anche i propri bimbi con gravi rischi per la loro salute.

L’ortoressia, da orthos (giusto) e orexis (appetito), è una vera e propria forma di ossessione alimentare. Contagia chi esagera nel voler a tutti i costi cibo sano in tavola a discapito dei principi base dell’alimentazione e del piacere della convivialità. Solo ed esclusivamente alimenti biologici, niente zucchero, burro, insaccati e carne rossa. Credenze e dettagli più o meno esatti sulle proprietà del cibo possono variare a seconda delle mode del momento.

L’ortolessia rappresenta circa il 15% dei disturbi alimentari ed è un disturbo psicologico estremo e debilitante al pari di anoressia e bulimia che può provocare danni seri. Chi ne soffre vuole ‘essere puro’ e quindi introdurre nel proprio organismo solo ed esclusivamente cibo avendo pieno controllo sul proprio corpo e su quanto proviene dall’esterno. Passare da una sana e consapevole ricerca del benessere attraverso abitudini assolutamente errate non è così difficile.

Test sull’ortoressia

Chi soffre di ortoressia trasforma il piacere del mangiare in un grosso problema che scatena mille dubbi, incertezze, sensi di colpa. Le angosce e i pensieri fissi sul cibo si insinuano nella mente di giorno e nella notte. Chi ne è colpito si trova sempre a pianificare con largo anticipo pranzi e cene arrivando ad escludere intere categorie di alimenti. Con il passare del tempo il menù è sempre uguale.

Un regime nutrizionale non equilibrato può risultare estremamente dannoso per la salute, ma come scoprire l’ortoressia? Se pensate ci sia qualcosa che non va nei vostri comportamenti a tavola, il dietologo americano Steven Bartman nel 1997 ha elaborato un test. Il Test di Bartman aiuta a verificare il proprio rapporto con l’alimentazione. Le semplici domande che seguono sono un buon punto di partenza per un’indagine più accurata nell’universo dei disturbi alimentari.

Rispondete con un SI o un NO e segnatevi il numero di risposte. In fondo leggete i risultati.

  1. Pensi al cibo più di 3 ore tutti i giorni?
  2. Pensi cosa cucinerai e come mangerai domani?
  3. Il cibo è più “salute e benessere” che non “gusto”?
  4. Ti senti tranquillo solo quando mangi quello che vuoi?
  5. Cosa mangerai in generale è fonte di ansia?
  6. Stai sempre più attento a cosa mangi quotidianamente?
  7. Mangiare sano ha a che vedere con la tua autostima?
  8. Non mangi più cibi che non reputi sani?
  9. Se non mangi “corretto” ti senti in colpa?
  10. Avere un buon autocontrollo credi significhi mangiare bene?

3 SI= Comportamento normale
4-8 SI= Soffrite di ortoressia
9-10 SI= Grave ossessione da cibo sano.