Cos’è il diritto d’autore nella musica, chi gestisce i diritti musicali per chi scrive canzoni in Italia, in Europa e nel mondo? Dalla Siae alle nuove realtà che difendono il copyright e trattano le royalties per musicisti, artisti, autori, editori e produttori

Il diritto d’autore nella musica, come in qualsiasi altro campo, è una materia molto importante e delicata, che riguarda la tutela delle opere creative prodotte dall’ingegno umano. Non solo musica e canzoni quindi, ma invenzioni e creazioni dell’intelletto di carattere creativo che appartengono a letteratura, arti figurative, architettura, design, teatro, cinematografia e ad altri settori della cultura e dell’industria.

Il diritto d’autore nella musica è un concetto che si presta a varie considerazioni di tipo culturale, economico e sociale. Le discussioni sono particolarmente evidenti con la rivoluzione digitale e con l’emergere di fenomeni come la pirateria o l’utilizzo della musica sui social. In questo articolo cercheremo di spiegare cos’è il copyright, quali sono le opere protette, come si acquisisce e si esercita la tutela, e quali sono le sanzioni previste in caso di violazione.

Indice

Cos’è il diritto d’autore?

Il diritto d’autore è l’insieme delle norme giuridiche che riconoscono all’autore di un’opera dell’ingegno il diritto esclusivo di disporne e di sfruttarla economicamente, nonché il diritto di rivendicarne la paternità e di tutelarne l’integrità e il prestigio. Questo diritto si basa sul principio della protezione dell’espressione della personalità creativa, e si fonda su convenzioni internazionali, come la Convenzione di Berna del 1886, e su leggi nazionali, come la legge italiana n. 633 del 1941.

Sono protette dal diritto d’autore le opere musicali, letterarie, figurative, architettoniche, teatrali, cinematografe e culturali in genere. Godono della tutela anche opere derivate come traduzioni, riduzioni, trasformazioni e adattamenti di opere preesistenti, purché siano originali e non pregiudichino i diritti degli autori delle opere originarie. Sono protetti inoltre i programmi per elaboratore e le banche di dati che per la scelta o la disposizione del materiale costituiscono una creazione intellettuale dell’autore.

L’autore ha il diritto esclusivo di pubblicare l’opera, riprodurla, diffonderla, comunicarla al pubblico, eseguirla, recitarla, esporla e trarne utilità economica in ogni forma e modo. L’autore ha anche il diritto morale di rivendicare la paternità dell’opera, di opporsi a qualsiasi modificazione o deformazione, e di ritirarla dal commercio per gravi motivi morali. Il copyright in generale scade 70 anni dopo la morte dell’autore o degli autori in caso di opera collettiva.

La violazione del diritto d’autore comporta sanzioni civili e penali. Le sanzioni civili consistono nel risarcimento dei danni subiti dall’autore o dai suoi aventi causa, nella distruzione o nel sequestro delle copie illecite dell’opera, nella pubblicazione della sentenza di condanna sui mezzi di informazione. Le sanzioni penali per chiunque riproduca, diffonda o comunichi al pubblico senza autorizzazione un’opera protetta dal diritto d’autore o ne sfrutti economicamente i diritti in modo abusivo possono arrivare alla detenzione e a multe fino 15 mila euro.

Diritto d’autore nella musica

La musica è una forma d’arte che esprime emozioni, idee e sentimenti attraverso il suono. Ma è anche un bene economico che può generare reddito per chi la crea, la produce e la diffonde. Per questo motivo esiste il diritto d’autore nella musica, che tutela gli interessi di autori, compositori, musicisti e arrangiatori e degli altri soggetti coinvolti nel processo musicale.

Ascoltare musica è un fatto talmente importante, naturale e negli ultimi tempi dato per gratuito, che il tema del diritto d’autore non manca di suscitare fastidio e pareri opposti a partire da una domanda: perchè le emozioni devono avere un costo? In realtà il valore della musica è anche economico e il copyright è l’unico modo che artisti o creativi abbiano per proteggere le proprie idee ed essere remunerati.

Il diritto d’autore nella musica prevede alcune eccezioni per l’utilizzo delle opere musicali senza il consenso dell’autore o il pagamento di un compenso. L’uso privato: si può ascoltare una canzone a casa propria o tra amici senza violare la legge. Si può inserire una breve parte di una canzone in un’altra opera per scopi critici, didattici o informativi, purché si citi la fonte e non si alteri il senso dell’originale. Si può modificare una canzone per creare un’opera umoristica o satirica, purché non si offenda l’onore o la reputazione dell’autore originario. Si può anche usare una canzone a scopo didattico in ambito scolastico o universitario.

Come si tutela il diritto d’autore

Il diritto d’autore nella musica si tutela attraverso diversi strumenti. Innanzitutto l’autore deve registrare la propria opera presso un ente apposito, come la Siae (Società Italiana degli Autori ed Editori), che si occupa di riscuotere i compensi per l’utilizzo delle opere e di distribuirli agli aventi diritto. L’autore può ricorrere alle vie legali in caso di violazione del suo diritto d’autore da parte di terzi che usano l’opera senza autorizzazione o in modo distorto.

L’autore può anche avvalersi di alcuni strumenti tecnologici per identificare e tracciare le opere musicali sul web e sui supporti digitali, come il watermarking o il fingerprinting. In pratica il diritto d’autore nella musica è un brevetto che riguarda note, parole e registrazioni, che difende diritti esclusivi su lavori creati per essere riprodotti meccanicamente (cd o vinile), via etere (radio e streaming), nei concerti e nelle pubbliche esecuzioni.

La storia del copyright non a caso corre parallela all’evoluzione dei supporti musicali. Nell’era dello streaming di musica se ne ascolta sempre di più e parlare di diritto d’autore è ancora più importante. L’utilizzo delle opere musicali avviene in molti modi diversi su radio, tv o sul web, ma anche per strada, in locali e ristoranti, nei supermercati o in palestra oppure ai concerti di ogni genere e grado. Una delle maggiori difficoltà per musicisti, produttori ed editori è vedersi riconoscere la paternità delle loro opere.

Società di gestione diritti

Chiunque utilizzi della musica pubblicamente o la registri, sia per spettacoli live che per dischi o sottofondi, deve avere l’autorizzazione da parte dei titolari dei diritti. Dato che questo non può essere fatto in modo autonomo da ogni cantante, musicista o produttore, per la gestione dei diritti ogni paese ha una o più società che rappresentano gli interessi degli autori. In America c’è l’ASCAP (American society of composers, authors and publishers), in Inghilterra la PRS (Performing right society).

La Siae (Società Italiana degli Autori ed Editori) svolge l’attività di intermediazione tra autori e utilizzatori dal 1883. Venne fondata da un gruppo di scrittori, musicisti, commediografi ed editori tra cui Giosuè Carducci, Giuseppe Verdi, Francesco De Sanctis a Edmondo De Amicis con lo scopo di tutelare i diritti e vigilare affinchè non ci fossero violazioni. Con il tempo è diventata un ente pubblico economico su base associativa, senza scopo di lucro ma sottoposto alla vigilanza di Enti e istituzioni governative economiche e culturali del nostro paese.

Oggi il compito della Siae consiste anche nel concedere licenze, ricevere e distribuire royalties e stipulare accordi con le società di gestione straniere. In pratica se un musicista in Italia scrive musica e vuole vedersi tutelato il copyright e gestire il diritto d’autore su idee musicali e parole, deve associarsi alla Siae e depositare l’opera in modo che gli vengano garantiti diritti morali e di utilizzazione economica.

Ogni anno la Siae rilascia più di 1 milione di licenze, fattura circa 800 milioni di euro e tutela 45 milioni di opere in tutto il mondo prendendo circa il 16% di provvigione. La Siae ha avuto il monopolio per la gestione del diritto d’autore fino al 2014, quando una direttiva europea ha liberalizzato il settore mettendo l’Italia a rischio di una procedura di infrazione se non avesse concesso spazio a realtà alternative.

Liberalizzazione diritto d’autore

Appena il settore del diritto d’autore è stato liberalizzato in Italia hanno fatto capolino le prime società alternative per la gestione dei diritti. Soundreef, fondata da Davide d’Atri nel 2011 in Inghilterra, è una di queste. Il suo intento è svincolare autori ed editori dalla Siae, offrendo un servizio di gestione dei diritti efficiente, trasparente, tracciabile basato su una rendicontazione analitica di ogni utilizzo delle opere musicali capace di offrire un pagamento degli autori più veloce.

L’avventura di Soundreef non è stata semplice, dato che la Siae è una macchina dello stato e, pur passibile di ogni miglioramento, è un ingranaggio ben oliato che in Italia muove interessi per centinaia di milioni di euro. Essendo il settore dei diritti d’autore un monopolio, per vincere le molte resistenze è servita una pronuncia della Corte Costituzionale che ha indicato in modo inequivocabile l’esigenza di una completa liberalizzazione del sistema di intermediazione dei diritti d’autore in tutta Europa.

In Inghilterra Soundreef è stata riconosciuta ufficialmente dal governo inglese come prima Independent Management Entity, seguita da molti artisti, anche se non molto conosciuti. In Italia ha fatto molto discutere la decisione di Fedez, rapper e noto volto televisivo, prima star a credere nel progetto. Chi cerca strade alternative per la gestione del diritto d’autore nella musica comunque ha sempre sostenuto che il problema non è mettersi contro la Siae.

Più che una contrapposizione, c’è chi crede che la nascita di nuove realtà possa essere uno stimolo al cambiamento e all’innovazione anche nel settore della musica italiana. Da parte sua la Siae non può che accettare la sfida, migliorando la qualità dei servizi e rendendo la gestione più trasparente. Non è solo nell’interesse degli oltre 70 mila associati, ma di tutte le persone che amano la musica.

Utilizzo musica sui social

I social network sono una delle principali fonti di informazione e intrattenimento per milioni di utenti in tutto il mondo. Ma cosa succede quando si condividono contenuti protetti da diritto d’autore come video, immagini, testi e sopratutto musica? I social network hanno delle policy interne che regolano l’utilizzo dei contenuti protetti da diritti: rimozione dei contenuti, sospensione o cancellazione dell’account dell’utente responsabile e la limitazione della visibilità dei contenuti in determinati paesi.

Ad esempio esistono precise norme per l’utilizzo di canzoni che accompagnano i video su YouTube. La sincronizzazione tra musica e video ha risvolti sia di carattere economico che giuridico. YouTube rispetta precise norme sul copyright e adotta il codice di riconoscimento Content ID per sapere se una determinata musica può venire utilizzata o meno. Se non si dispone di una licenza e il video non rientra nella categoria del cosiddetto fair use, la colonna sonora viene automaticamente rimossa.

Piuttosto che bloccare i video contenenti le loro canzoni o registrazioni, etichette e proprietari dei diritti possono anche scegliere di venire remunerati. Facebook ha un sistema simile al Content ID che si chiama Rights Manager. L’industria musicale è sempre a caccia di nuove forme di monetizzazione, ma tutte le complessità legate alle licenze musicali tra imprese online, etichette e gestori del diritto d’autore non sembrano del tutto risolte.

Accordi tra social e Siae

I social hanno stipulato degli accordi con la Siae per fare in modo che gli utenti possano condividere spezzoni di brani garantendo agli autori un compenso. Ad esempio su Facebook e Instagram utenti e creator possono arricchire i video e le storie scegliendo tra milioni di canzoni. Nel marzo 2023 il servizio è stato però sospeso perchè Meta e la Siae non hanno raggiunto un accordo sulle modalità di remunerazione degli autori.

Calcolare i giusti guadagni è sicuramente complesso perchè sui social possono cambiare i tempi e le modalità di ascolto che sono anche molto difficili da verificare in modo esatto. La questione verrà risolta, ma è forse la prima volta che un problema riguardante il diritto d’autore arriva a coinvolgere direttamente gli utenti. La vorace era digitale per una volta ha avuto il merito di stravolgere la percezione di buoni e i cattivi.

Da una parte la semplicità d’uso, il divertimento e la condivisione di emozioni con un click; dall’altra la consapevolezza che esiste un rapporto tra musica e denaro e che in qualche modo i musicisti debbano essere remunerati per un lavoro che va a vantaggio di tutti. Sperando che nel frattempo rimanga intatto il piacere di ascoltare della buona musica.