
Tra cibo ed emozioni c’è un legame profondo che coinvolge tutti i sensi. Mangiare a casa e al ristorante può essere una vera forma d’arte fatta di creatività, condivisione, conoscenza e consapevolezza per gustare e sperimentare sapori che fanno stare bene
Il rapporto tra cibo ed emozioni ha a che vedere con il lato emozionale dell’alimentazione, fattore di identità personale nella natura dell’uomo sempre più importante nella comunicazione. Per coinvolgere tutti i sensi, sia al ristorante che tra le mura domestiche, non si tratta solo di mangiare ricette, ingredienti e sapori. L’esperienza deve comprendere ambiente, persone, luci, colori e musica che hanno un ruolo fondamentale nel rivelare il gusto del momento.
Il legame tra cibo ed emozioni ha importanti risvolti culturali e psicologici. I media parlano insistentemente di cucina in tutte le sue declinazioni. Ogni giorno nascono tendenze e manie imposte da dietologi, esperti di psicologia e strateghi del marketing, ma esistono anche dipendenze e ossessioni sul cibo, per non parlare di obesità ed altre fobie. Da quando le antiche osterie sono scomparse, mangiare ha cominciato a rappresentare uno stile di vita.
Indice
- Gusto cibo ed emozioni
- Mangiare emozioni
- Sapore e umore
- Cibo emozioni convivialità
- Social eating in Italia
- Ristoranti un pò particolari
- Il cibo nell’arte
Gusto cibo ed emozioni
Il rapporto tra cibo ed emozioni ha sostituito la ricerca di sapori autentici e genuini. I ristoranti alla moda sono ambienti in simil lusso arredati ad hoc che poco hanno a che fare con la tradizione, soprattutto nel prezzo, che diventa status. Non è una novità se pensamo che già nel ‘600 i ricchi signori amavano farsi ritrarre circondati da prelibatezze per manifestare la loro agiatezza. Di nature morta alimentari, canestri di frutta e verdura e golosi banchetti a base di ostriche e Champagne è piena la storia dell’arte.
Che si tratti di ostentazione o di vera emozione, mai come oggi il pubblico interpreta il cibo come arte e il mercato si adegua. I nuovi ristoranti a tema puntano su uno stile personale e sulla capacità di offrire sensazioni particolari, a cominciare dal design. Il panorama è così vasto e articolato che il significato di mangiare originario, ovvero nutrirsi semplicemente con gusto, sembra quasi dimenticato. Ma quali strategie adottano chef e designer per accompagnare i clienti dei ristoranti?
Mangiare emozioni
Oggi nessuno va più al ristorante per soddisfare il bisogno primario di alimentarsi. Si esce a cena per soddisfare la sfera emotiva e sociale che con il cibo ha un forte legame. Mangiare emozioni significa provare nuovi piatti in un contesto stimolante, diverso dal classico ristorante, ma soprattutto condividerli con gli amici. Ristoranti, locali, bistrot dispongono oramai di spazi ricercati e studiati su misura per evocare l’immaginario di una determinata clientela suddivisa per gusti, stile e naturalmente possibilità economiche.
Arredamento e profumi, musica e sapori e l’aspetto del personale giocano un ruolo fondamentale nel rapporto tra cibo ed emozioni. Tanto che a volte la qualità di piatti ed ingredienti è messa in secondo piano. Presentato in certo modo i piatti devono rispecchiare le aspettative di un cliente sempre più esigente e consapevole. L’importante per il ristoratore è dare al locale una personalità precisa, creare ambienti e menù curati fin nei minimi dettagli in modo che i clienti possano riconoscersi sui sapori e vivere un’esperienza emozionale unica.
Sapore e umore
Gli chef sanno che per avere successo devono scegliere un giusto mix tra cibo ed emozioni. Non possono sbagliare, anche perchè a livello emotivo nel gusto contano molto i ricordi, come nella musica. Ciò che evoca una semplice fetta di torta al cioccolato rimane nel tempo. Il gusto di una mela è come il carattere di una persona. Il sapore di un sugo può essere come una canzone che non si dimentica. Mangiare è sempre più un mix tra sensazioni e identità personale che va ben al di là di un piatto di pasta mangiato di fretta.
Cucinare emozioni non è più legato ad uno stile di vita sofisticato, ormai è alla portata di tutti. Un libro come “La mia cucina delle emozioni” (HarperCollins) del famoso divulgatore scientifico e cuoco Marco Bianchi, contiene ingredienti e ricette per ogni giorno. Si tratta di unire la voglia di alimentarsi in modo sano con la capacità del cibo di stimolare emozioni positive, energia, buon umore, concentrazione, creatività e coraggio. Emozione e gusto possono convivere, senza rinunce, in modo naturale.
Il legame tra cibo ed emozioni deve comunque coinvolgere tutti i sensi. E’ noto che la musica cambi il gusto di ciò che si mangia. Ma sia che si tratti di aspetti psicologici o fisiologici, è chiaro che gli alimenti hanno un grande effetto sul nostro umore. Una corretta alimentazione influenza anche il nostro atteggiamento nella vita di tutti i giorni. La chimica del cibo incide notevolmente sull’equilibrio del nostro corpo ma favorisce anche legami e rapporti umani.
Cibo emozioni convivialità
Sociologi e antropologi sostengono che il cibo sia un vero motore sociale. Da sempre è scambiato, condiviso, donato, ricambiato e offerto agli uomini o agli Dei. Tra nutrizione e religioni del mondo c’è un legame profondo. Gli antichi greci dopo avere sacrificato gli animali sugli altari per offrirli alle divinità, si scambiavano i bocconi. La cucina Kosher per gli Ebrei è una vera e propria dieta dell’anima. I cristiani hanno il sacramento eucaristico e l’Islam prevede una serie di digiuni.
In tutte le rappresentazioni religiose il cibo che ha a che vedere con la convivialità come bisogno primario. Basti pensare al significato dei pranzi o delle cene di Natale per gli italiani. Molti studi dimostrano come mangiare da soli aumenti il rischio di mal nutrizione, obesità e malattia. Tra le regole del mangiare bene si parla di cibo ed emozioni che ovviamente sono da condividere con i commensali. Andare con gli amici al ristorante è quindi anche una questione di benessere personale.
Mangiare emozioni insieme agli altri da un bisogno è diventato una tendenza che va al di là del significato più nobile di ‘gusto’. Ristoranti sospesi nel vuoto, arredati come ospedali, all’interno di cascate, immersi nelle acque cristalline o sugli alberi. Sparsi per il mondo ce ne sono per tutti i gusti, per chi vuole scardinare le regole o solo cambiarne alcune. Per chi non ama il ristorante, nell’era della sharing economy condividere il rapporto tra cibo ed emozioni a casa può essere una alternativa.
Social eating in Italia
Il social eating permette di cucinare e conoscere gente nuova mettendosi alla prova con piatti da veri gourmet preparati con passione e senza pensare al guadagno. I siti per appassionati di cucina sono organizzati come community per tutti i gusti: dalle specialità regionali a quelle più particolari di cucina etnica. I prezzi per partecipare alle cene sono generalmente bassi, giusto per coprire le spese di ingredienti, materiale vario e il consumo di energia. Il resto è affidato al cuoco sociale che si impegna a dare il meglio di sè ai fornelli.
Gli iscritti ai social eating mettono a disposizione il proprio bagaglio di esperienze partendo dalla tradizione culinaria del luogo o fino ad arrivare alle nuove tendenze culinarie. Il risultato sono ricchi menù elaborati a regola d’arte. Tra le piattaforme più visitate c’è Gnammo che ha una vetrina ben fornita di circa 220 mila affezionati utenti detti gnammers che partecipano attivamente agli eventi proposti. Di sapore più internazionale è KitchenParty dedicato a persone curiose che condividono il piacere della buona tavola, tra piatti tipici e party organizzati a casa o nei locali pubblici da scegliersi a seconda del menù e del numero degli invitati.
In grande fermento è Vizeat attivo in 60 Paesi per scoprire cosa gustare nella città in cui ci trova e poi prenotare: semplice e immediato non resta che assaporare la cucina proposta in un’atmosfera amichevole e poi condividere l’esperienza con una community di circa 20 mila seguaci. Grande seguito anche per BonAppetour definito definito l’airbnb del cibo, presente nelle principali città del mondo: da Firenze a Hong Kong fino a Melbourne.
Vegani e vegetariani trovano la giusta soluzione con l’applicazione Appeteat. Ma non ci sono solo queste categorie, ce n’è davvero per tutti i gusti, sia si tratti di problemi alimentari o scelte. Celiaci, intolleranti, allergici o anche solo curiosi di provare cibi alternativi possono sbizzarrirsi. Tra immagini e consigli sono tante le soluzioni creative adatte a ogni situazione. Dalle semplici ricette alle indicazioni per trovare negozi e ristoranti di qualità recensiti da una comunità di persone pronta a condividere sapori, esperienze ed emozioni.
Ristoranti un pò particolari
Il rapporto tra cibo ed emozioni viene estremizzato in alcuni ristoranti. Mangiare completamente nudi può avere senso a New York nei locali ‘Clothing Optional Dinner’ (il vestito è facoltativo). Chi ama farsi servire da infermieri che utilizzano attrezzi da chirurgo, fino a qualche tempo fa poteva recarsi a Riga in Lettonia nell’Hospitalis Restaurant, mentre anche il Modern Toilet Restaurant di Shangai sembra abbia tutt’ora molto successo. Forse è meglio gustarsi una cena sotto il livello del mare delle Maldive o farsi un tuffo prima, dopo o durante. In un ristorante delle Filippine ricavato sotto una cascata, i clienti possono unire i piaceri.
Amanti del brivido, delle altezze vertiginose, del vuoto? Chi vuole gustare i cibi attaccato ad una parete rocciosa sospesa può recarsi in Cina, mentre in Thailandia il rapporto cibo emozioni lo si esalta pranzando sugli alberi. E se in Giappone esistono ristoranti con atmosfere fantascientifiche e robot samurai come camerieri, ad Amsterdam c’è il primo ristorante dedicato a chi decide categoricamente di stare da solo, magari in compagnia del proprio smartphone.
Un tuffo nella storia si fa alla Taverna medievale di Praga dove è possibile assistere a uno spettacolo in stile antico tra spade e mangiafuoco. Il gusto di una cena al buio con camerieri non vedenti e menù a sorpresa si assapora ai ristoranti Dans Le Noir famosi in tutto il mondo con sedi a Londra, Parigi, New York, Barcellona e San Pietroburgo. Insomma in tutti questi casi il rischio è che tra cibo ed emozioni trionfino i sensi piuttosto che i sapori.
Il cibo nell’arte
Infine parlando di cibo ed emozioni non si può non parlare di arte. Il cibo nell’arte, capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Warhol, è il catalogo di una grande mostra svoltasi a Palazzo Martinengo. Sono illustrati più di cento quadri di artisti diversi, maestri della propria epoca, che mostrano gli usi e costumi legati al cibo. Il rapporto tra cibo emozioni è in questo caso una scoperta dei gusti del tempo tra mercati, dispense e cucine, tavole imbandite fino al cibo nell’arte del XX secolo.
Dai quadri d’epoca come i Mangiatori di ricotta‘ del pittore cremonese del Seicento Vincenzo Campi al ‘Piatto di pesche’ di Ambrogio Figino, fino al panettone dipinto alla fine dell’Ottocento da Emilio Longoni all’ode al salato di Cesare Tallone con gorgonzola ed emmental. Per le zuppe il maestro da citare è Andy Warhol, uno che di comunicazione se ne intendeva. Alla fine, quando si parla di emozioni, oramai un tocco di marketing non può mancare.