Cos’è la canzone d’autore e quali affinità ha con la poesia? L’emozione di una strofa musicata o il ritmo ne fanno linguaggi simili? Ecco cosa ne pensano scrittori, poeti, musicisti e il pubblico appassionato di musica e libri

Nel 2016 il Comitato dei Nobel a Stoccolma ha insignito Bob Dylan del Premio Nobel per la letteratura facendo riaprire il dibattito sul rapporto tra canzone d’autore e poesia. Per la prima volta un musicista conquistava il massimo riconoscimento della parola scritta e le cronache dissero che all’annuncio seguì un boato dei presenti in sala. Successivamente il cantante da vera star non si presentò nemmeno a ritirare il Premio, ma questo non fu il vero scandalo.

Il premio Nobel a Bob Dylan portava piuttosto alla ribalta una sorta di parallelismo tra canzone, poesia o letteratura, non da tutti condiviso. Bastava leggere i post sui social per capire come lettori abituali, appassionati di letteratura, scrittori o musicisti si dividessero tra entusiasti e scettici. C’era chi proponeva di inserire le canzoni di De Andrè e De Gregori nei libri di testo parlando di poetica della musica, ma anche chi parlava di pastrocchio e confusionismo. Lo stesso De Gregori, buon ultimo a celebrare Bob Dylan in un suo disco, ha sempre sostenuto che la canzone non è poesia, casomai letteratura, come lo sono cinema e teatro.

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Cos’è la canzone d’autore?

Guardando all’evoluzione musicale attuale del pop è difficile pensare che una canzone, prima che essere fatta di marketing e click, possa essere spunto di riflessioni pensieri, idee, dubbi, storie e approfondimento. Infatti il termine ‘canzone d’autore’ risale al 1969, coniata da Enrico de Angelis, giornalista musicale che fin dagli inizi si è interessato di canzoni e teatro musicale, anche come responsabile artistico del Premio Tenco di Sanremo. La parola è poi entrata nell’uso corrente a definire un rapporto speciale tra testi e musica alla ricerca di soluzioni alternative rispetto alle mode.

Nel 1969 quando il giornalista iniziò a scrivere sul quotidiano l’Arena di Verona, i cantautori occupavano ancora un ruolo marginale nella discografia. Nelle orecchie degli ascoltatori c’erano ancora vecchie canzoni allegre e romantiche, limpide voci tenorili, o bei cori di montagna. Dall’altra parte c’era chi ascoltava le canzoni dello Zecchino d’Oro e musica popolare e dialettale. Erano canzoni certo più orecchiabili di quelle dei cantautori, ma De Angelis sembrò non preoccuparsene e credette nella necessità di portare a conoscenza di un pubblico più ampio i vari Luigi Tenco, Piero Ciampi, Paoli, Gaber, Jannacci, De Gregori, Dalla, Paolo Conte e molti altri.

Lo stesso Paolo Conte lo definisce un autentico pioniere della critica e della saggistica nel mondo cantautorale. Un percorso di passione, esperienza e preparazione fatto di articoli, libri e intere collane dedicate alla canzone d’autore ben descritte su Musica sulla carta, un suo libro che sottolinea il difficile lavoro di chi scrive parole e pensieri invece che musica e note. I nostri nonni dicevano “Chi sa, fa, chi non sa, insegna” ed è noto che non tutti i musicisti apprezzino il lavoro dei giornalisti o dei critici musicali.

Premio Tenco canzone d’autore

Proprio De Angelis è stato per molti anni direttore artistico del Premio Tenco, rassegna sulla canzone d’autore che si ripete ogni anno dal 1974 al Teatro Ariston di Sanremo. Già dal titolo questa manifestazione non ha mancato di creare qualche malumore, prima di tutto in chi non è mai stato compreso nei presunti canoni dell’eccellenza delle Targhe Tenco, uno dei premi più prestigiosi e ambiti della musica italiana.

Fin dall’inizio uno dei meriti del Premio Tenco era proprio stare alla larga da qualunque sterile polemica con una personale cifra stilistica, condivisa dagli organizzatori del Club Tenco, dagli artisti che vi partecipano e dal pubblico. Non sono un manipolo di esperti a scegliere il fattore X: scordatevi una corrida sullo stile dei talent televisivi. Gli artisti sono selezionati da 20 tra giornalisti e critici, per sfoltire un pò le versioni di candidature che ogni anno si prevede. Poi c’è una giuria composta da oltre 200 giornalisti a scegliere: prima i 5 finalisti di ogni sezione e oltre il vincitore delle stesse Targhe Tenco nelle sezioni album dell’anno, album in dialetto, opera prima, interpreti, miglior canzone.

In tempi di click dilaganti le scelte sono più trasversali e anche al Tenco non mancano le polemiche. Non è facile distinguere tra creatività e banalità, genialità e stupidità o qualità e mercato, ammesso ne esista ancora uno. Ma è quantomai opportuno che qualcuno provi ancora a farlo. Quello della canzone d’autore è un pubblico di nicchia e in tempi di streaming e di musica gratis, perso il valore economico della musica, c’è da sperare che resti almeno qualcuno alla ricerca del valore artistico.

La canzone di Luigi Tenco

Luigi Tenco è stato uno dei maggiori interpreti di quella scuola genovese che molti anni dopo verrà definita come protagonista della nascita della canzone d’autore. Non musica facile, o semplicemente di intrattenimento, ma canzoni in qualche modo impegnate o capaci di fare pensare e riflettere sui temi personali o sociali. La storia della sua scomparsa al festival di Sanremo del 1967 la conosciamo tutti.

Per chi volesse approfondire l’argomento, Il mio posto nel mondo, edito dalla Biblioteca Universale Rizzoli per il Club Tenco di Sanremo, è un libro che sembra un puzzle di ricordi. Contiene testimonianze, aneddoti, analisi, sensazioni, frammenti. Un libro scritto di pancia e non interessato alla cronaca biografica spicciola, ma che analizza il contesto musicale, sociale e culturale in cui Tenco è cresciuto. E’ un buon sistema per riprendere i fondamentali della storia italiana con parole, scritti, testimonianze di amici e collaboratori.

Il teatro canzone

Il teatro canzone di Sandro Luporini e Giorgio Gaber fa parte di una ricerca che mette in scena testi e musica. L’autore ne svela i retroscena in un libro che parte dal un incontro casuale in un bar ai primi degli anni ’60. Il cantante è all’apice della carriera televisiva, ma in cerca di alternative agli stereotipi preconfezionati della discografia. Luporini è un pittore di Viareggio, ex cestista che ha militato in Serie A e anche nella nazionale di pallacanestro, che dopo avere abbandonato gli studi di ingegneria all’università di Pisa si trasferisce a Milano nel ’56.

La collaborazione tra un artista di successo e un pittore appartenente al movimento della Metacosa inizialmente è un gioco da cui nasce qualche canzone che finisce anche a Sanremo, ma senza grande successo. Poi il loro approccio alla canzone cambia, i testi cominciano ad interrogarsi sull’uomo con i suoi dubbi nella società. Nasce l’esigenza di andare al di là dei tempi di un normale brano musicale per sviluppare una nuova forma di spettacolo concerto che con il tempo verrà definito ‘teatro canzone’.

Musica, narrativa, saggistica si incontrano: da una parte immagini, racconti, situazioni, dall’altra riflessioni e dubbi, proposte di discussione, più che verità da diffondere. Sarà proprio questa la forza dei loro spettacoli a cominciare da ‘Il signor G’ portato nei teatri dal 1970 al 1972, fino all’ultimo Gaber 1999/2000. Il loro pubblico prima composti da giovani dei movimenti, piano piano arriva a coinvolgere tutti, impegnati e meno impegnati, borghesi e proletari. Ma anche il pubblico dei ‘non so’, una via di mezzo a caccia di verità che però non si troveranno mai negli spettacoli di Gaber, malgrado in molti, tra intellettuali e politici, lo tirino per la giacchetta dalla propria parte.

Come succede sempre ascoltando la canzone d’autore, alla fine dagli spettacoli di Giorgio Gaber si esce sempre con un dolce senso di smarrimento. Grati a quel cantante che sul palco si trasforma in un attore istrionico che sembra improvvisare, ma che Luporini ci descrive nel libro come grande lavoratore attento e meticoloso in ogni particolare. A lui il merito di mettere alla berlina in modo preciso le contraddizioni della società, svelando l’incapacità molto umana di mettere in sintonia le risposte del corpo con quelle della mente. Che poi è anche uno dei compiti dell’arte.

Gaber per i ragazzi

Se Giorgio Gaber è stato uno degli interpreti più intensi della storia recente per avere scavato in profondità nei tormenti e nelle contraddizioni della società, è possibile raccontare le sue canzoni e il suo mondo fatto di dubbi e domande ai ragazzi? Il suo teatro canzone può dire qualcosa anche alle nuove generazioni? Nessuno dice che i ragazzi non possano provare a pensare con la loro testa, magari uscendo per un attimo dal gruppo e dagli stereotipi in cui vengono spinti da un mercato sempre più invadente.

Tra i tanti lavori editoriali che vedono Gaber protagonista, ‘Luigino (Curci Young) ha il merito di cercare di introdurre la sua figura ai giovani, non tanto come cantante o interprete, ma per l’universo poetico che il suo teatro canzone continua a rappresentare. Si tratta di un racconto originale accompagnato dai brani che il cantante ha scritto con Sandro Luporini. Ci sono molti concetti importanti che non hanno età e sono sempre attuali come ‘La libertà’, ‘La solitudine’, oppure come il fatto di essere consapevoli o meno delle proprie scelte.

L’amore per gli uomini, per la vita e le idee sono temi sempre più importanti anche in un’epoca di social, fake news e televisori sempre accesi. I brevi racconti di Claudio Comini illustrati da Fabio Magnasciutti, reinterpretano i brani di Gaber a modo loro inventandosi storie che uno zio un pò originale racconta a suo nipote Luigino. Dialoghi che anticipano i versi delle canzoni del cantautore milanese che si possono anche ascoltare nelle versioni originali grazie ad un cd allegato. Magari per preparare i giovani al giorno in cui dovranno esprimere le proprie scelte politiche con un voto di ‘Destra-sinistra’.

Paolo Conte

Come parlare di musica ed in particolar modo di canzone d’autore in modo oggettivo senza cadere nel tranello del gusto personale? L’unico modo per non annoiare i fans ed incuriosire gli altri, sarebbe analizzare le opere musicali per quello che sono, a partire dalle note. E’ quello che fa ‘Prima la Musica‘ (Il Saggiatore), un libro scritto da Manuela Furnari a quattro mani con l’oggetto del suo studio: il maestro Paolo Conte.

Ci sarà pure un motivo se un avvocato di Asti, prima ha creato successi per Celentano e la Caselli (Azzurro, Insieme a te non ci sto più), poi è passato dal Premio Tenco della canzone d’autore riscuotendo giudizi entusiastici ed infine si è ritrovato a trionfare all’Olympia di Parigi al Chicago Symphony Hall, al Konzerthaus di Vienna, alla Philarmonie di Berlino e nei teatri di tutto il mondo.

Canzone d’autore sconosciuta

La canzone d’autore non è solo quella di Bob Dylan premio nobel o di Luigi Tenco. In questo ambito esistono cantanti o poeti che nessuno conosce, salvo rari tentativi di metterli in luce. Annino la Posta, giornalista, scrittore e studioso della canzone d’autore, ad esempio ha voluto dedicare a 20 artisti ‘che non hanno ancora carriere travolte dalla fama’ il libro Il suono intorno alle parole. Non c’è granché da stupirsi: in generale prendiamo al volo quello che ci viene proposto e magari basta ascoltare una sola canzone in radio tre volte per affezionarsi ad un artista per tutta la vita.

Questo libro comunque guarda oltre i canali tradizionali, il suono intorno alle parole lo cerca nei concorsi musicali, nelle riviste di settore, o direttamente nei locali con musica dal vivo. E’ un viaggio nella canzone d’autore scoperta attraverso strade secondarie. Una ricerca di talenti che hanno dedicato e dedicano molto spazio della loro vita per comunicare attraverso musica e parole e magari poesia.

Bob Dylan scrittore o poeta?

In questo articolo abbiamo cercato di raccontare il significato di canzone d’autore ma una domanda rimane ancora irrisolta: che affinità e differenze ci sono tra canzone d’autore e poesia? Fosse solo una questione di numeri, basterebbe leggere la storia di Bob Dylan e del successo del cantautore e compositore statunitense nato a Duluth nel Minnesota nel 1941. 120 milioni di album complessivamente venduti potrebbero avere avuto un certo peso sulla decisione della giuria. In realtà la questione del rapporto tra canzone, poesia e letteratura è un pò più complessa e da sempre capace di suscitare discussioni aperte.

I critici hanno sempre speso fiumi di parole per le atmosfere dei suoi dischi. Qualche esperto del settore sottolinea come un qualsiasi altro cantautore che oggi proponesse le stesse canzoni, musiche e testi con quella voce, non avrebbe mai fatto successo. Nemmeno spendendo milioni in promozione. Non che per arrivare al numero uno della classifica la musica non conti nulla. Bisogna essere bravi ed avere qualcosa da dire. Ma ancor di più l’artista deve avere un suo mondo, una storia da spendere in cui magari anche riconoscersi. E’ questa capacità di creare vibrazioni ed emozioni a chiamarsi poesia?

Cosa ne pensano i poeti?

La capacità di emozionare non basta, come insegnano i successi delle strofe cuore-amore delle canzoni cantate a Sanremo per decenni. Ma le canzoni possono far poesia o avere almeno qualche dignità da un punto di vista letterario? E’ giusto insomma porre sullo stesso piano le opere di Thomas Mann, Pablo Neruda, John Steinbeck, Ernest Hemingway, tanto per fare alcuni nomi di scrittori che hanno vinto il Nobel della letteratura, con Bob Dylan? Al di là di qualsiasi pregiudizio o snobismo, vediamo cosa ne pensano i poeti. Ma un cosa è certa: tutti pongono l’accento sulle differenze che esistono tra i generi.

differenza tra canzone e poesia per i poeti

Differenze tra canzone e poesia

Chi gongola nel vedere Bob Dylan insignito del Nobel ritiene che la massima espressione della parola scritta sia ovviamente tutta nei testi delle canzoni del menestrello. Parlano di pace, diritti civili, donne da favola ed eroi shakespeariani. Molti tra musicisti e cantanti sono d’accordo con questo sentimento, gli scrittori un pò meno. Alessandro Baricco ad esempio ha affermato che per quanto bravo possa essere Dylan come artista, la letteratura è un’altra cosa.

Insomma musica e libri sono due cose diverse, da apprezzare sulla base di attenzioni diverse. Per chi fosse ancora indeciso da che parte stare, una chiave di lettura l’ha offerta tempo fa il poeta Mario Desiati, classe 1977, selezionato in una recente Antologia della nuovissima poesia italiana di Mondadori. Tra canzone d’autore e poesia il punto di contatto si chiama ritmo.