Si chiama Bowed Piano la tecnica per suonare l’interno del pianoforte acustico utilizzando direttamente le mani ma anche fili di nylon, piccoli pezzi di legno ed altri oggetti per vivere il pianoforte come arte performativa

Il Bowed Piano è un modo per estendere i confini della tavolozza sonora. Musicisti visionari di frontiera, pronti a sfidare le logiche dei generi, in fondo sono sempre esistiti, ben prima che la sperimentazione musicale passasse attraverso la musica elettronica e il futuro del fare musica si affidasse ai generatori automatici di note e all’intelligenza artificiale. Di certo nel campo dell’apprendimento automatico gli orizzonti sembrano infiniti, ma c’è dell’altro ed è bello scoprirlo.

Basti pensare alla musica del rumore di Stockausen e ai tanti altri compositori che ne hanno seguito le orme. Non è detto insomma che per produrre qualcosa di originale mescolando minimalismo, groove, rumori, ritmo e armonie, si debbano usare necessariamente smartphone, computer e samples. Per una volta si possono dimenticare anche le App dato che nella tecnica del Bowed Piano per giocare con i suoni possono bastare le corde di un semplice pianoforte acustico, meglio se a coda.

Origine del Bowed Piano

E’ indubbio che l’invenzione del pianoforte nel ‘700 abbia rivoluzionato la musica offrendo nuove possibilità espressive e tecniche. Avere a disposizione una gamma sonora così ampia è stata una vera manna per i grandi compositori che potevano suonare direttamente sui tasti le parti arrangiate per orchestra. Effettivamente il timbro del piano e la presenza di ‘tasti pesati’ con cui rendere la dinamica dei passaggi pianistici, ha fatto la differenza con tutti gli strumenti precedenti.

bowed piano

Una invenzione così rivoluzionaria si sarebbe potuta ripensare? E’ ciò in cui ha creduto il pianista e compositore C. Curtis-Smith quando nel 1972 ha introdotto una nuova tecnica chiamata Bowed Piano. Successivamente questo modo un pò particolare di suonare il pianoforte è stato sviluppata dal compositore americano Stephen Scott, che nel 1984 ha pubblicato il disco New Music for Bowed Piano. Questa opera ha segnato il suo ingresso nel mondo della musica classica contemporanea.

Arte performativa del pianoforte

Di che musica si tratta? In realtà parlando di Bowed piano, più che di un genere musicale di riferimento, si tratta di definire un’arte. Perchè sono oltre vent’anni che Stephen Scott, proprio come fosse un pittore, esplora l’interno del pianoforte alla ricerca di nuovi colori. Le performances della sua grande orchestra creano effetti davvero affascinanti. Non solo da ascoltare, ma anche da vedere, proprio come succede partecipando agli eventi di arte contemporanea.

I musicisti alle prese col pianoforte visti da lontano sembrano un gruppo di chirurghi alle prese con un paziente in sala operatoria. Avvicinandosi si capisce invece che si tratta di un gruppo di pianisti e musicisti che non stanno operando, ma suonando con una tecnica innovativa. Aalcuni musicisti pizzicano le corde del pianoforte come fossero quelle di un violino o di una chitarra, c’è chi percuote la struttura del pianoforte, mentre altri ancora sembrano cucire con ago e filo.

Il suono fondamentale del Bowedpianoesemble composto da una decina di elementi, è prodotto da un filo da pesca infilato sotto le corde del piano e tirato da una parte all’altra. Un pò come se si trattasse di suonare un violoncello. Invece per produrre suoni percussivi con il si usa un martelletto di legno avvolto in un crine di cavallo. Ma si usano anche plettri di chitarra, rotoli di nastro magnetico e tutto ciò che la fantasia consente di inventare per ottenere nuove sonorità da utilizzare nelle composizioni. Non ci sono limiti alla fantasia e non a caso molti spunti sono sempre più utilizzati anche dai pianisti jazz.