
I benefici della fede oltre la spiritualità: credere in Dio e pregare fa bene? Partecipare ad una comunità religiosa e condividere spazi e valori ha senz’altro riflessi positivi sul benessere del corpo e della mente, ma molto dipende dal luogo di nascita
La fede è un elemento importante nella vita di molte persone e rappresenta una fonte di ispirazione e sostegno per chi appartiene alle comunità religiose. Credenze, rituali, testi sacri, simboli sono tutti valori che possono aiutare nei momenti difficili. La religione ha quindi a che vedere anche con il benessere delle persone, è un modo per realizzarsi, essere felici e soddisfatti della propria vita?
Di sicuro oggi il tema del benessere è trattato in ogni modo. Stile di vita, attività fisica, alimentazione sana, sono fattori presi in seria considerazione per trovare un equilibrio tra corpo e mente. Ma se la soluzione fosse un approccio alla vita più spirituale? Senza cadere in un approccio utilitaristico delle religioni, è lecito chiedersi se i benefici della fede sia tangibili, ovvero se le persone religiose abbiano una maggiore aspettativa di vita.
Indice
Benefici della fede
La fede e la preghiera sono due elementi molto importanti nella vita di molte persone, sia a livello personale che spirituale. Credere in un Dio è un’esperienza unica che porta pace, conforto e forza nei momenti difficili. Ma oltre a questi aspetti, ci sono anche molti altri benefici della fede che riguardano direttamente il benessere del corpo e della mente per aiutare a ridurre lo stress e l’ansia.
La preghiera può essere un momento di meditazione e riflessione, in cui si possono lasciare le preoccupazioni per concentrarsi solo su pace e serenità. La fede può dare un senso di speranza e aiutare a superare momenti difficili. Le persone nelle comunità religiose possono anche costruire relazioni più forti e significative, creando un senso di appartenenza e solidarietà che fa vivere la vita in modo più intenso.
Da un certo punto di vista partecipare all’attività di una chiesa o di una comunità religiosa può essere molto utile a livello di inserimento sociale con benefici che potrebbero in qualche modo influire su soddisfazione personale e diminuizione dello stress. Chi è religioso trova sempre un senso alla vita e agli accadimenti negativi. Questi vantaggi però sono presenti solo nei paesi con un livello socio economico alto, dove la maggioranza di cittadini è religiosamente attiva.
L’unica analisi possibile sugli effettivi benefici della fede può essere fatta confrontando persone religiose e non all’interno di uno stesso paese. Le ricerche si limitano ad osservare ciò che accade senza potere controllare giorno dopo giorno la vita dei pazienti. Ovviamente qualsiasi studio non potrà mai stabilire con certezza assoluta eventuali relazioni tra religione e benessere, poichè nella vita e nella salute di ogni essere umano concorrono un’infinità di fattori.
Fedeli in chiesa in Italia
Indipendentemente dai benefici della fede, quanti si dichiarano credenti attivi in Italia? Negli ultimi anni i fedeli di religione cattolica che partecipano alle messe domenicali si sono notevolmente ridotti di numero. Mentre fino ai primi anni del 2000 chi si recava in chiesa la domenica era una maggioranza di 4 italiani su 10, rispetto a 1 su 10 che non ci andava, oggi partecipano alle funzioni religiose 2 italiani su 10, mentre 3 su 10 non entrano mai in chiesa.
Secondo i dati Istat che riguardano tutti i cittadini italiani maggiori di 14 anni, la percentuale di italiani o stranieri che non vanno mai a messa è raddoppiata in 20 anni. Sotto i 14 anni i bambini che entrano in chiesa si sono addirittura dimezzati di numero, dal 63% al 36%. Ma anche gli over 65 partecipano meno alle funzioni religiose, il 48% contro il 63% di vent’anni fa. Dai 18 ai 34 anni meno del 10% dei ragazzi entra in chiesa la domenica.
Il 34% di italiani affermano di non andare mai a messa, specialmente i cittadini dei grandi comuni (39% contro 29% dei paesi). Spiccano gli atei nel 51% dei neolaureati fin a 24 anni, mentre sono più religiosi a tutte le età i non diplomati con licenza media o elementare. Uomini e donne pareggiano i conti e si dividono più o meno equamente il 20% di credenti assidui. Si tratta di un mutamento culturale importante che sicuramente ha cause e conseguenze sociali: ma dal punto di vista del benessere?
Benefici fede nelle nazioni
Non è facile per gli studiosi stabilire con esattezza eventuali benefici della fede. Ci sono differenti aspettativa di vita tra persone residenti in paesi molto religiosi rispetto a chi vive in paesi laici, dovuti a motivi economico sociali. Ricerche sui vantaggi dell’essere più o meno religiosi si fanno dagli inizi del ‘900, ma è necessario considerare livelli economici, culturali e sociali che ricadono sulle condizioni di salute dei popoli.
Recentemente anche la rivista Psychology Today ha cercato di stabilire i benefici della fede in termini di salute e quindi di età media della popolazione. In tutti i possibili calcoli sulla longevità legata alla religione una premessa rimane comunque fondamentale: nei paesi dove la maggioranza delle persone è più religiosa, la prospettiva di vita è molto bassa.
Questo spiega perchè nel mondo esistono paesi molto laici decisamente longevi. Specie nel nord Europa, in nazioni ad alta soddisfazione personale dove la qualità della vita è migliore, esiste un tessuto socio economico che offre tante opportunità ai cittadini per partecipare attivamente alla vita pubblica e nelle comunità locali, indipendentemente dalla fede religiosa.
Il seguente studio del Pew Research Center mostra invece come la frequenza di preghiera dipenda fortemente dal reddito. I paesi più religiosi hanno un basso livello di istruzione e alta povertà con tutto ciò che ne deriva in termini di scarsa assistenza sanitaria, diffusione di malattie ed epidemie. Ad esempio le popolazioni dell’Africa sub-sahariana, malgrado siano molto religiose, hanno una aspettativa di vita inferiore a 60 anni.
Religione e benessere
In conclusione, è possibile affermare che esistano effettivi benefici della fede sulla salute, o il rapporto tra religione e benessere è tutto in funzione di mille fattori personali o ambientali? Certamente possono esserci dei collegamenti nel momento in cui il fedele si trova a vivere in una comunità con cui condivide una visione della vita il cui raggiungimento dei valori diventa lo scopo.
Il benessere delle popolazioni, più che legato alla fede, sembra invece legato alle norme di comportamento stabilite da determinate religioni. Regole che consentono ai credenti di stare lontani da comportamenti a rischio e di beneficiare di un senso di appartenenza che offre al singolo il piacere di avere un ruolo condiviso nella comunità. E’ anche vero che credere in un Dio non è l’unico modo per avere momenti di riflessione spirituale, pur non frequentando nessuna chiesa.
Più che sottolineare i benefici della fede, gli studiosi sono concordi sull’importanza della meditazione o della preghiera meditativa. Pregare è un importante esercizio della mente che attiva in modo benefico le aree del cervello predisposte a regolare le risposte emotive. Chi medita con regolarità è effettivamente più calmo, reagisce meno istintivamente ai problemi ed è in grado di affrontare meglio i fattori di stress quotidiani.