Immagine di arte digitale creata da Google Imagen

Nuove forme di arte digitale e crypto art si incontrano in rete tra realtà aumentata, immagini, video e suoni. Il confine tra creatività, tecnologia, algoritmi, estetica, mercato, comunicazione e denaro della blockchain, luogo di condivisione di opere e file

Arte digitale e crypto art sono l’evoluzione di un’arte contemporanea che strizza sempre più l’occhio a virtuale, social, robot, intelligenza artificiale e molto altro. Più che l’evoluzione nei modi di riprodurre le opere citata dal famoso saggio del filosofo Walter Benjamin, oggi ad interessare gli artisti è il modo in cui società, idee, tecnologia e creatività interagiscono tra loro.

L’arte digitale sfrutta la tecnologia anche per arrivare al pubblico oltre ai musei in un mix di nuove tecniche e forme espressive dove sperimentazione e mediazione culturale sono condivise online. Medialab, festival internazionali, aste online, realtà virtuale e aumentata sono mondi paralleli che si ispirano vicendevolmente. Allo stesso modo gli artisti provano a trarre spunti dal passato per guardare al futuro senza tradire memorie e saperi.

Indice

Cos’è l’arte digitale?

L’arte digitale comprende tutti i settori che sfruttano le potenzialità di elettronica ed informatica come parte del processo di creazione o presentazione. Oltre alla ricerca estetica si tratta di definire un nuovo modo di pensare e organizzare la società. Nel lavoro di creazione e ricerca artistica sono impegnati gli artisti ma anche ingegneri e scienziati nei campi dell’intelligenza artificiale, della robotica e delle bio tecnologie.

Dal punto di vista della fruibilità mediatica il rapporto tra arte e tecnologia si è fatto più intenso negli ultimi decenni, a partire dalla televisione, passando all’introduzione dei personal computer fino ad internet. L’arte digitale trasforma il pennello in luce, pixel e suoni mentre i dipinti su tela o carta diventano immagini digitali generate al computer e proiettate su mega schermi.

Storia arte digitale

Nella naturale digitalizzazione dell’immagine, i video in cui convergono immagine e suoni sono diventati il fulcro delle modalità espressive dell’arte digitale. Nam June Paik, considerato un padre della videoarte, già nel 1995 univa nelle sue opere televisione, computer e società. Nelle sue istallazioni multimediali i visitatori erano a loro volta ripresi da telecamere a circuito chiuso diventando parte dell’opera.

Dopo millenni di fruizione passiva dell’arte era una svolta epocale. Oggi invece il pubblico è diventato il vero protagonista di musei interattivi che utilizzano il virtuale. Se con un click é possibile arrivare a miliardi di persone attraverso schermi di smartphone collegati ai social media, si aprono prospettive non solo artistiche, ma anche economiche. Da sempre quadri e sculture hanno uno stretto rapporto col denaro, ma oggi investire in arte è un vero e proprio asset della finanza.

Finito il tempo dei mecenati, l’arte è sempre più una questione di rete e mercato, con le aste online che vanno sostituendo la necessità di presenza fisica del collezionista. Nel mondo digitale gli artisti in linea di principio potrebbero evitare di esporre in galleria le opere, facendosi conoscere in modo virale sul web o cercando finanziamenti con i sistemi di crowdfunding. La blockchain consente a giovani artisti e nativi digitali di monetizzare le produzioni.

Crypto art e Ntf

La pirateria musicale e dei contenuti insegna che il web è sempre stato la patria delle copie. Come garantire unicità e autenticità di un’opera d’arte digitale? A tutela del copyright della cosiddetta Crypto Art ci sono sistemi come Nft (non fungible token) e blockchain con cui operano già realtà come Christie’s e Sotheby’s. L’Ntf è una firma digitale legata all’opera garantita dal sistema di sicurezza della blockchain.

In questo modo internet, oltre a promuovere la creatività, trasforma l’autenticità in valore unico e quindi in denaro. Tra nuove idee e versioni digitalizzate di capolavori nello spazio liquido, il mercato complessivo dell’arte digitale vale già oltre 600 milioni di dollari. Un esempio sono le opere di video arte dell’artista statunitense Nam June Paik che hanno raggiunto valori tra i 100 e i 200 mila dollari.

La crypto art ogni volta che viene rivenduta garantisce all’artista digitale una commissione. Per pubblicare i propri lavori gli artisti hanno a disposizione piattaforme online come OpenSea o Rareble che pubblicano opere di artisti indipendenti, musicisti, videografi o graphic designer. Cambiano le forme ma non l’esigenza di guardare la realtà con occhi diversi. Gli artisti digitali non rinunciano nemmeno al tentativo di condividere la creatività in modo collettivo.

Artisti digitali

Gli artisti digitali su internet possono proporre e cercare di vendere qualcosa di unico e originale a prezzi che vanno dai pochi ai milioni di dollari. Sì tratta di opere immateriali magari ingenue, irrisolte, banali o senza senso, piuttosto che curiose o divertenti contenuti a metà tra videogioco e pubblicità. La crypto art non si espone nei musei ma gira in rete provando a resistere nel tempo, se non per un valore estetico, etico o sociale, grazie alla tracciabilità che la rende unica.

Ancor più che l’arte contemporanea, la crypto art perde la tradizionale sacralità di opera sensibile. Oltre alla forza sul piano artistico, sul web contano viralità, esposizione e click con risultati bizzarri. Se l’artista americano Mike Winkelmann, conosciuto come Beeple, ha venduto l’Nft intitolato “The first 5000 days” da Christie’s a marzo per 69 milioni di dollari, anche la fidanzata di Elon Musk, Grimes, è riuscita a vendere migliaia di video animati per 6 milioni di dollari.

Tra i più famosi artisti digitali che pubblicano opere tecnologiche ci sono Carlo Fei, Ryoji Ikeda, Simon Denny, Darren Bader, Jordan Wolfson. Spesso parlano di come viene interpretata la vita dentro i limiti imposti dal consumo. C’è poi il filone dei bio artisti che mescolano processi digitali e biotecnologie per creare nuove forme come Eduardo Kac, George Gessert che fa della modifica dei geni una ricerca estetica, o Joe Davis ricercatore del Mit che usa la biologia molecolare a scopo creativo.

Se l’artista è un algoritmo

Nell’arte digitale dove tutto diventa virtuale e virale non esistono solo artisti in carne ed ossa. La sfida dell’intelligenza artificiale è cimentarsi con creatività e sensibilità tipiche dell’arte umana. Per i ricercatori non si tratta solo di elaborare immagini preesistenti con particolari software, per altro disponibili anche sugli smartphone, ma di creare nuove immagini, fotografie o disegni partendo da modelli o istruzioni.

Come per tutti i sistemi basati sull’intelligenza artificiale, gli artisti algoritmi sono software di apprendimento automatico che dopo avere scansionato un gran numero di immagini sono in grado di crearne di nuove sulla base di istruzioni. La società OpenAI ha recentemente presentato GPT-3, terza versione di un modello di linguaggio “Generative Pre-trained Transformer”, che oltre a scrivere testi in modo molto simile all’uomo, con il sistema DALL-E tra le altre cose riesce a trasformare il testo in immagini surreali.

Che creare arte con gli algortimi non sia solo un gioco da nerd lo dimostrano gli esperimenti di immagini fotorealistiche create anche da Google con Imagen e soprattutto le quotazioni di alcune opere d’arte digitale vendute per migliaia di dollari. E’ presto per dire se l’intelligenza artificiale nella musica o nell’arte sostituirà l’uomo. Sicuramente un algoritmo può competere nel surreale e nell’astratto, non senza qualche problema etico. I modelli di appredimento rispecchiano stereotipi sociali e reappresentazioni dannose della realtà che è bene non vengano messe in ulteriore risalto senza il controllo dell’uomo.

Festival di arte digitale

I primi artisti digitali non lavoravano da soli davanti ad un monitor con internet come messaggero, ma si ritrovavano in collettivi insieme ad artisti e ingegneri. Famoso è quello dell’EAT (Experiments in Art and Technology) fondato negli anni ’60 dagli ingegneri Billy Klüver e Fred Waldhauer e dagli artisti Robert Rauschenberg e Robert Whitman. Per cercare nuove forme di collaborazione tra arte e tecnologia realizzavano installazioni e performance con video, sonar e circuiti elettrici.

Si trattava di opere d’arte digitale pionieristiche paragonate alle infinite possibilità di giocare con immagini, video, forme, colori e suoni che tutti abbiamo oggi utilizzando un qualsiasi pc o smartphone. Ma la superstrada elettronica, come la chiamò nel 1974 Nam June Paik, oramai era imboccata. I risultati di questa rivoluzione in questi decenni ha raggiunto ogni ambito di comunicazione, creatività e industria.

L’arte digitale non si alimenta solo di virtuale, nel mondo sono molti i festival che presentano dal vivo opere e installazione dei nuovi artisti digitali. Molti di questi festival offrono premi e borse di studio nei settori motion design, animazione, effetti visivi  servono per sperimentare l’utilizzo delle nuove tecnologie in modo creativo nella comunicazione, cinema, moda e spettacolo.

Aec Linz Ars Electronica. Arte, tecnologia e società si ritrovano in questo festival austriaco centrato sulle idee innovative che possono influire sul quotidiano di ogni persona. Dalle biotecnologie alla robotica in continua evoluzione

Emaf European Media Art Festival Osnabrück in Germania. Un festival con cortometraggi, lungometraggi, video, documentari sperimentali in cui frammenti di musica si alternano a immagini fotografiche

Adaf Athens Video Art Festival for the artists of digital culture. Festival internazionale centrato sulla cultura digitale promossa tramite un tipo di creatività multidisciplinare tra mostre, proiezioni, spettacoli dal vivo, workshop e molto altro

Transmediale Festival di Berlino che si sviluppa attraverso una varietà di incontri, dibattiti, conferenze, workshop. Sono previsti laboratori di Medialab e una vasta rete di cooperazione con istituzioni culturali, spazi di progetto e installazioni temporanee

Medialab internazionali

I medialab attraverso cui gli artisti contemporanei si incontrano e collaborano hanno diverse forme: possono essere virtuali, itineranti o legati a mostre. Si tratta di laboratori di arti multimediali che all’insegna dell’innovazione tencologica condividono una idea comune in termini estetici, filosofici, sociali o anche economici. Ecco un elenco di alcuni dei più importanti a livello internazionale.

MediaMit – School of Architecture and Planning of Massachusetts Institute of Technology. Collaboratori, progetti, eventi, novità, video con tutte le possibilità di contattare la scuola

Icc InterCommunication Center Tokyo Giappone. Un impianto culturale che occupa una serie di eventi relativi alla comunicazione tra le arti e la scienza per un futuro basato sul benessere

TIFF Associazione culturale di beneficenza con la missione di trasformare il modo in cui le persone vedono il mondo attraverso il cinema: il sostegno reale all’intero progetto viene dal Toronto International Film Festival Group – Canada

Kibla Kibla Medialab Center Maribor Slovenia. Un centro culturale che vuole essere un punto di aggregazione per mostre, performance artistiche, musicali, convegni, dibattiti e molto altro

Zkm Zentrum für Kunst und Medientechnologie di Karlsruhe in Germania. Un contenitore in cui trovano spazio ricerche, mostre e convegni sulla storia delle arti elettroniche con progetti di ricerca e produzioni artistiche