
Il galateo del pubblico ai concerti: quando fare un applauso nella musica classica e nel jazz e come battere le mani a tempo nella musica pop? Ogni genere musicale ha regole per applaudire che è meglio conoscere per partecipare evitando brutte figure
Andare ai concerti è il modo migliore per vivere la musica. Ci si emoziona ascoltando armonie e melodie attraverso l’udito, mentre con la vista si guardano i musicisti suonare immersi in una moltitudine di persone con cui condividere l’istante. Ma il pubblico ai concerti è anche protagonista, può scatenare un applauso, fischiare o battere le mani a tempo, ammesso che ne sia capace. Ai concerti succede infatti di vedere di tutto, sia nell’applaudire che nel partecipare agli aspetti musicali e ritmici.
Esiste un galateo dei concerti? Dipende dal genere, ma alcune regole vanno conosciute per evitare di fare brutte figure. Nella musica classica ad esempio c’è sempre qualcuno che fa un applauso nel momento sbagliato facendo inorridire gli spettatori più esperti, così come nel jazz c’è chi non capisce quando applaudire. Infine nel pop c’è chi batte le mani fuori tempo o all’incontrario, senza sincronizzarsi con gli altri.
Indice
- Cos’è l’applauso?
- Quando applaudire ai concerti?
- Applauso nella classica
- Appludire ai concerti jazz
- Battere le mani a tempo
Cos’è l’applauso?
Cominciamo a parlare di galateo dei concerti partendo dall’applauso, una manifestazione di approvazione vecchia quanto il mondo. Si tratta di una comunicazione non verbale utilizzata in ogni cultura. Se i bambini applaudono quando sono felici, gli antichi romani applaudivano i gladiatori vittoriosi nelle arene, così come oggi i tifosi battono le mani ai calciatori alla stadio.
Le prime notizie di applausi sono del drammaturgo romano Plauto che nel III secolo a.c. termina una rappresentazione con la parola “plaudite”. Una esortazione per il pubblico che era invitato a battere le mani o a schioccare le dita. Nel I secolo d.C. il volume degli applausi ai politici stabiliva la loro forza e popolarità tra il popolo. Così a qualcuno venne l’idea di creare la claque, un gruppo di persone retribuite per manifestare approvazione.
Una claque fu molto utilizzata dai musicisti francesi del XIX secolo come corpo organizzato di applauditori professionisti che girando per i teatri con i loro applausi potevano decidere la buona o cattiva sorte di opere teatrali o liriche. Nel diciottesimo secolo artisti come Mozart incoraggiavano le manifestazione più o meno rumorose in contesti teatrali o nobiliari. Le elitè sociali tendevano comunque ad avere un atteggiamento più controllato come segno di distinzione sociale.
Quando applaudire ai concerti?
Se l’applaudire per la Claque non è mai stato un problema, per il normale pubblico l’applauso può invece diventarlo. La difficoltà non è tanto muovere le braccia per fare incontrare rumorosamente il palmo delle mani producendo il tipico rumore, ma piuttosto quando battere le mani. Ogni genere musicale infatti ha delle convenzioni che pur non essendo scritte, vengono riconosciute da tutti, o almeno dal pubblico abituale che frequenta locali e teatri. Quando si assiste ad un concerto come comportarsi?
Un applauso non si nega a nessuno e per gli artisti é sinonimo del successo meritato, ma è necessario farlo nel momento giusto per non vanificare lo sforzo dell’esecutore magari infastidendolo e provocando il risultato opposto. Quando bisogna applaudire? Dipende se siamo ad un concerto di musica leggera, classica o jazz. Nella musica pop, ma anche negli altri generi, solitamente si battono le mani per dare il benvenuto agli artisti che arrivano sul palco e poi alla fine di ogni brano.
Se il brano è molto famoso non è escluso che l’applauso possa arrivare dopo poche note, altrimenti alla fine. E’ abbastanza semplice capire quando un brano sta per terminare dato che musica leggera è fatta di accordi e cadenze elementari che tutti comprendono. Quando la canzone sta per finire può essere che il ritmo rallenti o che succeda qualcosa di particolare nelle gestualità del cantante. Sta di fatto che i fans più scalmanati possono iniziare ad applaudire qualche attimo prima.
Applauso nella classica
L’applauso nella musica classica è più complicato. Intanto il concerto si svolge in un ambiente è più raffinato e tranquillo, quindi il battito di mani di benvenuto non è mai fragoroso. All’inizio si possono applaudire i musicisti e l’arrivo del direttore d’orchestra sul palco. E’ importate munirsi del programma dello spettacolo per conoscere i movimenti del concerto o della sinfonia a cui si assiste (Allegro Moderato, Andante ecc.). Infatti bisogna applaudire sempre solo dopo l’ultimo tempo che nell’opera lirica diventa l’ultimo atto.
Se l’orchestra sembra avere terminato un pezzo e siete dubbiosi se sia arrivato il momento dell’applauso, non abbiate fretta. Aspettate che comincino gli altri spettatori ed eviterete brutte figure. Questa tattica attendista, magari un pò codarda è sempre efficace. Se il concerto è stato molto apprezzato potrebbe essere richiesto un bis che il direttore d’orchestra può concedere rivolgendosi al primo violino. Nel caso si tratti di una esecuzione memorabile, anche nella musica classica potrebbe esserci una standing ovation con il pubblico che applaude in piedi.
Applaudire ai concerti jazz
La musica jazz ha origini completamente differenti dalla classica sia nella fase compositiva che nelle modalità di incontro con il pubblico. Se i grandi compositori come Bach si esibivano per i nobili o in contesti ecclesiastici, il jazz trae origini dagli spiritual e dai blues cantati in modo estemporaneo dai raccoglitori di cotone nei campi e poi a matrimoni e funerali di povera gente. Solo in seguito i jazzisti hanno cominciato a suonare nei locali e poi nei più prestigiosi teatri del mondo.
Essendo la musica jazz basata sull’improvvisazione dei solisti, in linea di massima va bene battere le mani spesso e volentieri. L’applauso serve per sottolineare il gradimento del pubblico per gli assolo dei musicisti, ma non solo. Chi applaude per primo di solito è il più esperto del pubblico, se non un musicista, che capisce prima degli altri quando sta per finire il giro armonico e per concludersi l’improvvisazione solista. Quindi se ad un concerto jazz vi scappa un applauso solitario ad cazzum, è pure possibile che facciate una bella figura.
Battere le mani a tempo
Oltre alle regole sull’applauso come manifestazione di approvazione, c’è l’aspetto ritmico del battere le mani, forse il più comico. Ai concerti le scene migliori si osservano quando il pubblico viene invitato a partecipare in prima persona a tenere il ritmo musicale. Vi sarà capitato mille volte: mentre unite le mani sul battere, qualcuno le apre sul levare o viceversa. Chi ha ragione, bisogna tenere il tempo sul battere o il levare?
Quando si parla di come battere le mani, diciamo subito che l’italiano medio è portato a tenere il ritmo in “battere”, sul tempo forte più semplice da sentire, perfetto per le canzoni rock o pop in 4/4. Questa abitudine si perde nella notte dei tempi, retaggio di una formazione musicale a base di melodramma e marcette militari, dove la melodia prevale sul ritmo. Per gli americani succede l’esatto contrario.
Nel battere le mani a tempo anche l’aspetto linguistico é importante. La lingua italiana, al contrario di quella inglese, è fatta di parole con un numero medio di sillabe elevato e pochissime parole tronche. Ne consegue che intonazione, ritmo e accento sembrano seguire naturalmente il “battere”. Nei generi musicali di origine americana dove l’aspetto ritmico è fondamentale, come soul, blues, rhythm and blues, bossa, jazz, il tempo trainante invece é il “levare”.